dati macroeconomici
Nei fondi di caffè dei PIL di USA ed Europa
Il modo diverso di calcolare i due indicatori può indurre a conclusioni sbagliate sulla direzione di tassi di interesse, euro e dollaro, perché la vera locomotiva ormai sono gli USA.
8 Maggio 2018 07:50
Gli americani fanno il pieno in galloni, gli europei alla pompa di benzina pagano il prezzo in litri, e lo pagano molto più caro. Ma non è la sola differenza tra le diverse unità di misura adottate nelle due aree economiche. Una non di poco conto riguarda la misurazione del PIL, vale a dire il reddito prodotto in un certo arco di tempo, un trimestre o un intero anno. Gli americani lo misurano scattando una foto istantanea, vale a dire quanto è cresciuto (o diminuito) rispetto al trimestre precedente, poi moltiplicano il numero per 4, quanti sono i trimestri dell’anno, e sul quel numero fanno i titoli giornali e tg. Nel primo trimestre è uscito un +2,3%, che è il risultato di una crescita trimestrale appena sotto lo 0,6% moltiplicata per quattro, infatti la chiamano crescita annualizzata.
APPROFONDIMENTO
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In Europa invece si calcola sempre la variazione trimestrale, che sempre nel primo trimestre ha rallentato allo 0,4% dal +0,7% del trimestre precedente, ma poi si fa il conto della variazione rispetto a un anno prima, e si ottiene una crescita in frenata al 2,4% rispetto al 2,8% del quarto trimestre 2017. È chiaro che se paragoniamo il 2,4% europeo e il 2,3% americano stiamo mettendo sul piatto delle bilancia le mele insieme alle pere. Se adottiamo invece il metro USA otteniamo che la frenata europea è stata molto più brusca, all’1,6% dal 2,8%. Se facciamo l’inverso, vale a dire ‘pesiamo’ il PIL USA con la bilancia europea abbiamo nello stesso trimestre un’accelerazione al 2,9% dal 2,5% e non un rallentamento al 2,3% dal 2,9%.
APPROFONDIMENTO
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Qual è l’unità di misura giusta? Si può solo osservare che in quasi tutto il mondo si adopera la bilancia europea, confronto sul trimestre e su un anno prima. D’altra parte è lo stesso criterio adottato dappertutto, America compresa, per stimare la crescita di utili e fatturato delle imprese. Sapere che i numeri su cui si fanno i titoli sui media sono basati su pesi e misure diverse però è importante. Nel caso del PIL ci aiuta a capire meglio che in un paio di trimestri la locomotiva della crescita globale è diventata l’America al posto dell’Europa, con implicazioni importanti sulle prospettive dei tassi di interesse e del cambio euro/dollaro. Ad esempio, a gennaio il mercato si aspettava che entro il 2018 la BCE avrebbe portato i tassi in territorio positivo, anche se di poco. A maggio quelle aspettative si sono azzerate, mentre le attese per ¾ di punto della Fed sono rimaste intatte. Forse la lettura attenta dei dati del PIL c’entra qualcosa.
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LA CRESCITA USA ‘PESATA’ ALL’EUROPEA È PIÙ FORTE
In Europa invece si calcola sempre la variazione trimestrale, che sempre nel primo trimestre ha rallentato allo 0,4% dal +0,7% del trimestre precedente, ma poi si fa il conto della variazione rispetto a un anno prima, e si ottiene una crescita in frenata al 2,4% rispetto al 2,8% del quarto trimestre 2017. È chiaro che se paragoniamo il 2,4% europeo e il 2,3% americano stiamo mettendo sul piatto delle bilancia le mele insieme alle pere. Se adottiamo invece il metro USA otteniamo che la frenata europea è stata molto più brusca, all’1,6% dal 2,8%. Se facciamo l’inverso, vale a dire ‘pesiamo’ il PIL USA con la bilancia europea abbiamo nello stesso trimestre un’accelerazione al 2,9% dal 2,5% e non un rallentamento al 2,3% dal 2,9%.
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AZZERATE LE ATTESE SUI TASSI BCE
Qual è l’unità di misura giusta? Si può solo osservare che in quasi tutto il mondo si adopera la bilancia europea, confronto sul trimestre e su un anno prima. D’altra parte è lo stesso criterio adottato dappertutto, America compresa, per stimare la crescita di utili e fatturato delle imprese. Sapere che i numeri su cui si fanno i titoli sui media sono basati su pesi e misure diverse però è importante. Nel caso del PIL ci aiuta a capire meglio che in un paio di trimestri la locomotiva della crescita globale è diventata l’America al posto dell’Europa, con implicazioni importanti sulle prospettive dei tassi di interesse e del cambio euro/dollaro. Ad esempio, a gennaio il mercato si aspettava che entro il 2018 la BCE avrebbe portato i tassi in territorio positivo, anche se di poco. A maggio quelle aspettative si sono azzerate, mentre le attese per ¾ di punto della Fed sono rimaste intatte. Forse la lettura attenta dei dati del PIL c’entra qualcosa.
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