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Petrolio, meglio puntare sulle azioni del settore che sul greggio
Il prezzo del petrolio ha registrato un aumento a due cifre da inizio anno. Ecco perché gli investitori dovrebbero preferire le azioni energetiche al greggio.
9 Maggio 2018 15:18
Un aumento dei rischi geopolitici legati al Golfo Persico ha contribuito da inizio anno ad incrementare i guadagni a due cifre del petrolio. Ulteriori supporti alle quotazioni sono arrivati dal quadro favorevole che vede la domanda superare l'offerta, rendendo il petrolio un’asset class con le migliori performance nel 2018. “Per gli investitori che cercano un'esposizione al petrolio ora, vediamo un maggiore appeal nelle azioni energetiche rispetto alla materia prima stessa” sottolinea Richard Turnill, Global Chief Investment Strategist di BlackRock, nel suo commento settimanale dal titolo ‘How to play the oil rally’.
Il picco di quest'anno sul prezzo del petrolio coincide con le crescenti preoccupazioni sulle tensioni nel Golfo Persico. Una situazione perfettamente fotografata da un indicatore proprietario di BlackRock che incrocia i dati delle analisi dei report degli intermediari finanziari di settore e quelli contenuti negli articoli di notizie finanziarie, per valutare l'attenzione del mercato al rischio.
“Attualmente gli investitori sembrano prevedere una potenziale interruzione delle forniture dal momento che gli Stati Uniti sembrano orientati ad estendere le sanzioni petrolifere iraniane con, in aggiunta, le preoccupazioni per le guerre nella regione del Golfo” spiega Richard Turnill segnalando come questo premio di rischio geopolitico vada ad intrecciarsi con i tagli alla produzione OPEC e la crescente domanda globale di petrolio alimentata dall'espansione globale. D’altra parte, sottolinea Richard Turnill, i recenti rialzi dei prezzi del petrolio non hanno visto una robusta performance in altre attività rischiose: e questo costituisce una rottura rispetto agli ultimi due anni.
“Riteniamo che lo scenario attuale abbia accentuato le tensioni del Golfo, i vincoli di approvvigionamento e la costante crescita economica globale. Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente potrebbero divampare ulteriormente nel breve termine, in particolare tra Stati Uniti e Iran. La fornitura di petrolio potrebbe continuare a restare contingentata se l'OPEC prolungherà i tagli alla produzione a giugno, o la produzione venezuelana diminuirà ulteriormente. Tuttavia, riteniamo che l'aumento del prezzo del petrolio che abbiamo visto finora non dovrebbe rappresentare un freno significativo per l'economia globale e il suo impatto sull'inflazione core dovrebbe essere minimo” tiene a specificare Richard Turnill.
APPROFONDIMENTO
Azioni, Stati Uniti e mercati emergenti mostrano una maggiore crescita degli utili
“Per gli investitori che cercano un'esposizione al petrolio, consigliamo di investire nei titoli energetici rispetto sia agli strumenti legati al petrolio e sia al debito legato all'energia. Quest'anno i prezzi del petrolio sono andati ben oltre le quotazioni delle azioni del settore energia ma questa tendenza sembra aver cambiato rotta ultimamente” afferma Richard Turnill citando un fattore a sostegno delle imprese energetiche: la loro attenzione alla disciplina del capitale, evidente nei risultati degli utili del primo trimestre.
“A differenza di alcuni rally del mercato petrolifero del passato, le aziende non stanno facendo enormi investimenti nella produzione futura. Al contrario, stanno usando il flusso di cassa libero (free cash flow) per restituire il capitale agli azionisti attraverso maggiori riacquisti (buy back) e dividendi” argomenta il manager. Ma quali potrebbero essere i rischi per chi punta su questo settore?
APPROFONDIMENTO - VIDEO
Flash mercati del 7 maggio con Bruno Rovelli
“I rischi a nostro avviso sono da ricercarsi soprattutto in un forte calo dei prezzi del petrolio, innescato per esempio da un forte aumento della produzione di shale oil negli Stati Uniti oppure dalla caduta della domanda. D’altra parte, i futures petroliferi hanno registrato un rallentamento dei prezzi spot, indicando che il saldo tra domanda e offerta potrebbe essere più sfidante nel 2019. Anche un ulteriore aumento del dollaro USA potrebbe pesare sul prezzo del petrolio (con un impatto negativo sulle attività correlate), se la correlazione negativa storica tra il dollaro e i prezzi del petrolio si confermasse” precisa Richard Turnill. Resta il fatto che gli attuali prezzi del petrolio offrono un potenziale rialzo per i profitti delle società energetiche e, a cascata, per i prezzi delle azioni di settore.
“La maggior parte delle società energetiche ha previsto un budget ipotizzando le quotazioni del greggio intorno a 50 dollari al barile nel 2018, con questa prospettiva conservatrice riflessa nei prezzi attuali delle azioni. Ciò indica un rialzo delle valutazioni nel caso in cui i livelli attuali dei prezzi del petrolio siano mantenuti nel tempo. Nelle azioni energetiche ci piacciono le società di esplorazione e produzione e le società intermedie. Vediamo anche alcune opportunità nei settori energia dei mercati emergenti” conclude Richard Turnill.
TENSIONI NEL GOLFO DEL PERSICO
Il picco di quest'anno sul prezzo del petrolio coincide con le crescenti preoccupazioni sulle tensioni nel Golfo Persico. Una situazione perfettamente fotografata da un indicatore proprietario di BlackRock che incrocia i dati delle analisi dei report degli intermediari finanziari di settore e quelli contenuti negli articoli di notizie finanziarie, per valutare l'attenzione del mercato al rischio.
INTERRUZIONI DELLE FORNITURE
“Attualmente gli investitori sembrano prevedere una potenziale interruzione delle forniture dal momento che gli Stati Uniti sembrano orientati ad estendere le sanzioni petrolifere iraniane con, in aggiunta, le preoccupazioni per le guerre nella regione del Golfo” spiega Richard Turnill segnalando come questo premio di rischio geopolitico vada ad intrecciarsi con i tagli alla produzione OPEC e la crescente domanda globale di petrolio alimentata dall'espansione globale. D’altra parte, sottolinea Richard Turnill, i recenti rialzi dei prezzi del petrolio non hanno visto una robusta performance in altre attività rischiose: e questo costituisce una rottura rispetto agli ultimi due anni.
TENSIONI TRA STATI UNITI E IRAN
“Riteniamo che lo scenario attuale abbia accentuato le tensioni del Golfo, i vincoli di approvvigionamento e la costante crescita economica globale. Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente potrebbero divampare ulteriormente nel breve termine, in particolare tra Stati Uniti e Iran. La fornitura di petrolio potrebbe continuare a restare contingentata se l'OPEC prolungherà i tagli alla produzione a giugno, o la produzione venezuelana diminuirà ulteriormente. Tuttavia, riteniamo che l'aumento del prezzo del petrolio che abbiamo visto finora non dovrebbe rappresentare un freno significativo per l'economia globale e il suo impatto sull'inflazione core dovrebbe essere minimo” tiene a specificare Richard Turnill.
APPROFONDIMENTO
Azioni, Stati Uniti e mercati emergenti mostrano una maggiore crescita degli utili
MEGLIO I TITOLI DEL SETTORE ENERGIA
“Per gli investitori che cercano un'esposizione al petrolio, consigliamo di investire nei titoli energetici rispetto sia agli strumenti legati al petrolio e sia al debito legato all'energia. Quest'anno i prezzi del petrolio sono andati ben oltre le quotazioni delle azioni del settore energia ma questa tendenza sembra aver cambiato rotta ultimamente” afferma Richard Turnill citando un fattore a sostegno delle imprese energetiche: la loro attenzione alla disciplina del capitale, evidente nei risultati degli utili del primo trimestre.
BUY BACK E DIVIDENDI
“A differenza di alcuni rally del mercato petrolifero del passato, le aziende non stanno facendo enormi investimenti nella produzione futura. Al contrario, stanno usando il flusso di cassa libero (free cash flow) per restituire il capitale agli azionisti attraverso maggiori riacquisti (buy back) e dividendi” argomenta il manager. Ma quali potrebbero essere i rischi per chi punta su questo settore?
APPROFONDIMENTO - VIDEO
Flash mercati del 7 maggio con Bruno Rovelli
SE AUMENTA LA PRODUZIONE SHALE OIL USA
“I rischi a nostro avviso sono da ricercarsi soprattutto in un forte calo dei prezzi del petrolio, innescato per esempio da un forte aumento della produzione di shale oil negli Stati Uniti oppure dalla caduta della domanda. D’altra parte, i futures petroliferi hanno registrato un rallentamento dei prezzi spot, indicando che il saldo tra domanda e offerta potrebbe essere più sfidante nel 2019. Anche un ulteriore aumento del dollaro USA potrebbe pesare sul prezzo del petrolio (con un impatto negativo sulle attività correlate), se la correlazione negativa storica tra il dollaro e i prezzi del petrolio si confermasse” precisa Richard Turnill. Resta il fatto che gli attuali prezzi del petrolio offrono un potenziale rialzo per i profitti delle società energetiche e, a cascata, per i prezzi delle azioni di settore.
BUDGET 2018 A 50 DOLLARI AL BARILE
“La maggior parte delle società energetiche ha previsto un budget ipotizzando le quotazioni del greggio intorno a 50 dollari al barile nel 2018, con questa prospettiva conservatrice riflessa nei prezzi attuali delle azioni. Ciò indica un rialzo delle valutazioni nel caso in cui i livelli attuali dei prezzi del petrolio siano mantenuti nel tempo. Nelle azioni energetiche ci piacciono le società di esplorazione e produzione e le società intermedie. Vediamo anche alcune opportunità nei settori energia dei mercati emergenti” conclude Richard Turnill.