Andrew Dreaneen
Diversificazione, il valore aggiunto delle strategie alternative
Le strategie liquid alternative, rispondono a specifici bisogni degli investitori come decorrelazione, diversificazione, generazione di alpha, protezione.
15 Maggio 2018 08:00
Le correlazioni tra asset class sono in tendenziale aumento. Si nota infatti che cresce sempre di più l’andamento nella stessa direzione, al rialzo o al ribasso, di azioni, obbligazioni e, talvolta, anche dei prezzi delle materie prime. In questo contesto, nel quale emerge pure un incremento della volatilità e un graduale aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali alle prese con la normalizzazione delle politiche monetarie, l’esigenza di diversificare risulta sempre più complessa da mettere in pratica.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rapida crescita dell’interesse verso le strategie liquid alternative, che rispondono a quelli che definiremmo bisogni primari degli investitori come decorrelazione, diversificazione, generazione di alpha, protezione”, ha spiegato Andrew Dreaneen, Head of Liquid Alternatives di Schroders. Una dichiarazione, quella del manager, rilasciata nel corso dell’Alternatives Day organizzato a Milano da Schroders che, all’interno di un patrimonio complessivo di più di 503 miliardi di euro, vanta dal 1998 un’ampia gamma di strategie liquid alternative che spaziano sia a livello di asset class (da quelle azionarie a quelle obbligazionarie, da quelle focalizzate sulle materie prime a quelle insurance-linked) e sia in termini di approccio (sistematico, multi-strategy, long/short, ecc.).
L’esperienza maturata in vent’anni da Andrew Dreaneen permette oggi di affermare che quasi i due terzi dei gestori hedge britannici sono disponibili in formato UCITS e che la fedeltà con cui i liquid alternative riproducono le strategie hedge omologhe è ormai certificata dalle serie storiche.
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“Oggi l’ostacolo più difficile da superare per gli intermediari, sia europei che americani, è quello della adeguata conoscenza e formazione degli investitori rispetto a questi approcci” fa sapere Andrew Dreaneen convinto che lo sforzo degli asset manager è cruciale per fornire agli investitori rendimenti paragonabili al passato preservando il profilo di rischio e, al contempo, evitando la concentrazione del portafoglio sulle asset class più tradizionali (che sono poi anche quelle più affollate).
In quest’ottica, cresce l’interesse verso il mondo dei Private Asset, all’interno del quale figurano strumenti illiquidi e non quotati nel Private Equity, nel Private Debt, nel Real Estate, nel comparto delle infrastrutture. Un universo d’investimento interessante che tuttavia necessita del supporto di investitori esperti. “Se i Private Asset attraggono per i rendimenti storicamente generati e i relativi benefici da un punto di vista di diversificazione del portafoglio, è altrettanto vero che si tratta di strumenti complessi e illiquidi.
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Questo rischia di allontanare molti investitori, sebbene i Private Asset siano meno esposti alla volatilità dei mercati rispetto agli asset quotati, impattati fortemente dalle oscillazioni del sentiment degli investitori: un aspetto di particolare rilievo soprattutto in fasi come questa”, ha osservato Charles Hopkinson-Woolley, Head of Alternative Product di Schroders.
STRATEGIE LIQUID ALTERNATIVE
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rapida crescita dell’interesse verso le strategie liquid alternative, che rispondono a quelli che definiremmo bisogni primari degli investitori come decorrelazione, diversificazione, generazione di alpha, protezione”, ha spiegato Andrew Dreaneen, Head of Liquid Alternatives di Schroders. Una dichiarazione, quella del manager, rilasciata nel corso dell’Alternatives Day organizzato a Milano da Schroders che, all’interno di un patrimonio complessivo di più di 503 miliardi di euro, vanta dal 1998 un’ampia gamma di strategie liquid alternative che spaziano sia a livello di asset class (da quelle azionarie a quelle obbligazionarie, da quelle focalizzate sulle materie prime a quelle insurance-linked) e sia in termini di approccio (sistematico, multi-strategy, long/short, ecc.).
ESPERIENZA MATURATA IN 20 ANNI
L’esperienza maturata in vent’anni da Andrew Dreaneen permette oggi di affermare che quasi i due terzi dei gestori hedge britannici sono disponibili in formato UCITS e che la fedeltà con cui i liquid alternative riproducono le strategie hedge omologhe è ormai certificata dalle serie storiche.
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ADEGUATA CONOSCENZA E FORMAZIONE
“Oggi l’ostacolo più difficile da superare per gli intermediari, sia europei che americani, è quello della adeguata conoscenza e formazione degli investitori rispetto a questi approcci” fa sapere Andrew Dreaneen convinto che lo sforzo degli asset manager è cruciale per fornire agli investitori rendimenti paragonabili al passato preservando il profilo di rischio e, al contempo, evitando la concentrazione del portafoglio sulle asset class più tradizionali (che sono poi anche quelle più affollate).
INTERESSE PER I PRIVATE ASSET
In quest’ottica, cresce l’interesse verso il mondo dei Private Asset, all’interno del quale figurano strumenti illiquidi e non quotati nel Private Equity, nel Private Debt, nel Real Estate, nel comparto delle infrastrutture. Un universo d’investimento interessante che tuttavia necessita del supporto di investitori esperti. “Se i Private Asset attraggono per i rendimenti storicamente generati e i relativi benefici da un punto di vista di diversificazione del portafoglio, è altrettanto vero che si tratta di strumenti complessi e illiquidi.
APPROFONDIMENTO
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MENO VOLATILITA’ RISPETTO AGLI ASSET QUOTATI
Questo rischia di allontanare molti investitori, sebbene i Private Asset siano meno esposti alla volatilità dei mercati rispetto agli asset quotati, impattati fortemente dalle oscillazioni del sentiment degli investitori: un aspetto di particolare rilievo soprattutto in fasi come questa”, ha osservato Charles Hopkinson-Woolley, Head of Alternative Product di Schroders.