Anton Brender

Dazi commerciali e petrolio: le incognite dell’economia globale

I prezzi delle materie prime sostengono i paesi emergenti mentre Pechino ha addomesticato la bolla del credito. Luci, e alcune ombre, negli USA e nella zona euro: l’analisi di Candriam.

20 Giugno 2018 09:35

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La crescita globale dovrebbe continuare a rivelarsi resiliente nonostante possa registrarsi una leggera frenata a seguito delle incertezze politiche. Le vere incognite, riguardano invece un’escalation dei dazi commerciali e un brusco incremento delle quotazioni del petrolio. Sono queste, in estrema sintesi, le conclusioni a cui giungono gli esperti di Candriam nel loro outlook economico e finanziario presentato alla vigilia dell’estate.

UN CONTESTO GLOBALE ANCORA FAVOREVOLE


Un’analisi che parte da un punto fermo: un contesto globale ancora favorevole. “Il 2017 ha visto un’accelerazione significativa della crescita globale che quest’anno potrebbe avvicinarsi al 4 per cento, il maggior livello dal 2011” fanno sapere i professionisti di Candriam. Un contesto nel quale, da un lato, la stabilizzazione dei prezzi delle materie prime (in particolare del petrolio) rafforza i fondamentali dei paesi esportatori di commodity e, dall’altro, l’intervento delle autorità di Pechino ha permesso di frenare l'aumento del debito corporate e lo sviluppo del sistema bancario ombra senza che l'economia ne soffrisse troppo.

STATI UNITI VERSO UNA CRESCITA DEL 3%


Per quanto riguarda invece Stati Uniti ed Europa, emergono luci ma anche alcune ombre. “Negli Stati Uniti, l'aumento della spesa approvato nel bilancio 2018 avrà un impatto più significativo sulla crescita. Se le incertezze geopolitiche e le tensioni sui dazi commerciali non incideranno sul sentiment, la crescita dovrebbe attestarsi attorno al 3% nel 2018” ha commentato Anton Brender, Chief Economist di Candriam. Un contesto nel quale la Federal Reserve vigilerà per scongiurare qualsiasi rischio inflazionistico, proseguendo la normalizzazione della propria politica monetaria, con altri due rialzi dei tassi entro la fine dell’anno.

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LE FORZE ANTAGONISTE DELLA ZONA EURO


Nella zona euro, invece, si confrontano forze antagoniste. Da un lato gli ordini di esportazione rimangono sostenuti, le condizioni di credito ancora favorevoli e gli investimenti delle imprese in miglioramento. Con il prezzo del barile che si stabilizza intorno ai 75 dollari, il PIL dovrebbe crescere del 2,4% nel 2018, un ritmo molto vicino a quello del 2017. “Peccato che questa crescita, tutto sommato solida, è in contrasto con il peggioramento delle divergenze all'interno dell’Eurozona" tiene a sottolineare Florence Pisani, Global Head of Economic Research di Candriam.

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L’ESITO DEL VOTO IN ITALIA


Il riferimento di Pisani è al fatto che, dal 2006, i livelli di PIL pro capite sono stati divergenti e l'ampliamento del divario di crescita si riflette in tendenze molto diverse nei tassi di occupazione, nella distribuzione del reddito e nei tassi di povertà. Questi ultimi, sebbene siano certamente aumentati ovunque a partire dalla crisi, la loro crescita è stata particolarmente evidente nei paesi dell'Europa meridionale. "L'adesione delle popolazioni al progetto monetario europeo non può che uscirne indebolita, come dimostrano i risultati delle ultime elezioni in Italia”.

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