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Obbligazioni cinesi, tempo e renminbi giocano a favore

Le obbligazioni onshore in renminbi offrono rendimenti interessanti, diversificazione ed esposizione ad una valuta con potenziale di apprezzamento nel medio-lungo. Gli strumenti per investire.

3 Luglio 2018 07:50

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Un mercato obbligazionario terzo al mondo per dimensioni, ma presente nei portafogli degli investitori internazionali soltanto per meno del due per cento. Basterebbero questi dati a fotografare l’enorme potenziale di crescita a lungo termine che può vantare la domande del mercato delle obbligazioni cinesi onshore denominate in renminbi. Soprattutto dopo che le autorità di Pechino hanno deciso di eliminare le limitazioni agli investitori esteri nel mercato obbligazionario cinese che, nel suo complesso, vale qualcosa come 11.000 miliardi di dollari USA, il terzo per l’appunto, per dimensioni al mondo.

INCLUSIONE NEI PRINCIPALI INDICI OBBLIGAZIONARI


Non solo. L’ambizione di Pechino ad essere inclusa nei principali indici obbligazionari mondiali rappresenta un altro importante supporto a lungo termine alla domanda e alle quotazioni delle obbligazioni cinesi in renminbi. A questo proposito va ricordata per esempio la recente decisione (aprile 2019) di Bloomberg di inserire le obbligazioni onshore in renminbi (RMB) nel suo indice Global Aggregate. Si stima che se altri provider di indici, come JPMorgan e FTSE, dovessero assumere decisioni di questo tipo circa 286 miliardi di dollari USA di capitale straniero potrebbero affluire nella classe di attivi.

CONTESTO DI MERCATO FAVOREVOLE


“Nell'attuale contesto caratterizzato ancora da rendimenti obbligazioni bassi e vicini ai minimi storici, i bond onshore in renminbi offrono rendimenti interessanti, diversificazione  ed esposizione ad una valuta con potenziale di apprezzamento. I rendimenti sulle obbligazioni di Stato cinesi sono superiori a quelli delle omologhe statunitensi, così come rispetto al debito emesso da paesi con rating di credito analoghi" fa sapere Cary Yeung, Head of Greater China Debt di Pictet Asset Management.

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OLTRE IL 30% DI RENDIMENTO DAL 2012


Il riferimento dell’esperto è all’andamento dei fondi obbligazioni Cina in RMB rispetto sia ai fondi obbligazionari che ai fondi obbligazionari paesi emergenti. Dal dicembre 2012 al 29 giugno scorso, i primi hanno reso in media oltre trenta punti percentuali in euro contro il 9,6% dei fondi obbligazionari paesi emergenti e l’8,5% dei fondi obbligazionari classici.

DECORRELAZIONE RISPETTO AGLI ALTRI BOND


D’altra parte, come sottolinea Cary Yeung, l’investitore che aggiunge in portafoglio una quota di obbligazioni in renminbi si assicura vantaggi non soltanto legati ai rendimenti, ma anche in termini di ottimizzazione della diversificazione e del profilo di rischio complessivo: questi titoli hanno dimostrato infatti di essere poco correlati a quelli delle altre obbligazioni. “Tradotto in pratica, significa che possono sia aumentare il reddito che diversificare le fonti di rischio e rendimento di un portafoglio” puntualizza l’esperto.

POTENZIALE RIVALUTAZIONE DEL RENMIMBI


Inoltre come spiega Cary Yeung esiste anche la concreta possibilità di trarre vantaggio dalla rivalutazione a medio lungo termine del renminbi grazie al graduale (ma costante) processo di internazionalizzazione della valuta cinese. “Siamo persuasi che il renminbi cinese possa rafforzarsi sul dollaro nel lungo termine grazie alla crescita economica del paese e al surplus commerciale. L’apprezzamento della valuta ha il potenziale per fornire un’ulteriore fonte di rendimento ai portafogli obbligazionari investiti in bond onshore della Cina” conclude l’esperto.

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I FONDI SPECIALIZZATI


Per chi volesse investire in obbligazioni cinesi in renminbi è possibile utilizzare sia uno dei due ETF che uno dei 23 fondi obbligazionari RMD onshore disponibili sul mercato italiano. Tramite questi prodotti, acquistabili con poche centinaia di euro, anche il piccolo risparmiatore può assicurarsi l’esposizione al mercato delle obbligazioni cinesi onshore con un’ampia diversificazione di portafoglio e con tutti gli obblighi fiscali assolti: non dovrà denunciarne il possesso nel modello Unico e, nel momento in cui venderà le quote, sarà l’intermediario (banca o SIM) che provvederà a calcolare plus o minusvalenze.

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