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Il risparmio gestito supera i bond. FEduF: “Lavorare sul concetto di rischio-rendimento”

Secondo i dati di un’indagine del Centro Einaudi, crescono i risparmiatori e, tra le attività finanziarie più acquistate, il risparmio gestito sorpassa le obbligazioni. I commenti del DG di FEduF e del Presidente di Global Thinking Foundation.

17 Luglio 2018 14:02

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Fine del sodalizio fra risparmiatori ed obbligazioni: è la volta del risparmio gestito che, con il 21,4% degli intervistati in possesso di almeno un prodotto legato a questo mondo negli ultimi cinque anni, supera i bond, fino a qualche tempo fa, i favoriti. E che, invece, scendono al 19,1%.

L’INDAGINE


Un dato registrato dall’indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2018 del Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Alla survey hanno risposto 1.021 decisori degli investimenti famigliari e 523 non decisori finanziari. Dalle obbligazioni - fino ad oggi prodotto d’investimento più acquistato dagli italiani - gli investitori sono usciti in due direzioni: la liquidità (favorita dal tasso di inflazione inferiore all’1%) e il risparmio gestito, appunto. I sottoscrittori di fondi comuni sono risultati il 10,9%, mentre quelli di ETF il 7,3%.

“L’applicazione delle normative a maggiore tutela dell’investitore al dettaglio e l’imposizione dei quantitativi minimi di acquisto sui titoli obbligazionari europei, per la massima parte con taglio minimo di entrata a 100 mila euro, hanno sicuramente scoraggiato i portafogli obbligazionari che hanno sofferto anche una drastica riduzione della liquidità sul mercato secondario e sono diventati finalmente più equilibrati sui rischi degli emittenti più speculativi”, ha commentato Claudia Segre, Presidente di Global Thinking Foundation.

CRESCONO I RISPARMIATORI


La ripresa si consolida: sale oltre il 47% del campione, il numero di famiglie in grado di risparmiare, rispetto al 2017 in cui era il 43,4%. L’area che non ha messo da parte alcunché nei dodici mesi precedenti l’Indagine, si contrae dal massimo storico del 61,3% degli intervistati nel 2012 al 52,7% nel 2018. La propensione al risparmio risale lievemente al 12% del reddito, il valore più alto dal 2001. Dall’Indagine svolta nel 2017 emergeva una ripresa lenta e incompleta dei bilanci di famiglia. La rilevazione del 2018 è più rassicurante: cresce anche la percentuale di intervistati che dichiara di avere un reddito sufficiente o più che sufficiente per il suo tenore di vita dal 60,8% al 63,6%.

PIR, fra luci ed ombre


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I MOTIVI DEL RISPARMIO


Far fronte agli imprevisti è la principale motivazione del risparmio (43%) particolarmente diffusa tra donne, giovani e anziani; seguono i figli (21%), la vecchiaia (19,7%) e la casa (14%). Tendono a prevalere negli italiani una certa passività nei confronti dei rischi collegati all’invecchiamento e la preferenza al “far da sé”: si provvede infatti da soli ad accantonare e ad investire il necessario per autoassicurare i rischi legati alla vecchiaia. La previdenza complementare è in lenta crescita: soltanto un under 45 su cinque ha già sottoscritto forme di pensioni integrative.

“L’atteggiamento di scarsa consapevolezza sull’esigenza di una copertura previdenziale integrativa da parte dei risparmiatori italiani rappresentava un paradosso rispetto ad una dinamica demografica che evidenzia un Paese come il secondo “più vecchio al mondo”, dopo il Giappone. Dalla ricerca appare chiaro che nonostante il declino demografico accompagnato da un numero di inattivi tra i più alti nell’UE, si rilevi una percezione sempre più diffusa che investire per assicurarsi una vecchiaia serena diventi una priorità, anche se non ancora una buona abitudine”, ha aggiunto Claudia Segre.

Pensione, italiani poco lungimiranti: non risparmiano abbastanza


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GLI OBIETTIVI DEL RISPARMIO


Per nove risparmiatori su dieci, l’avversione al rischio è assoluta e la sicurezza degli investimenti viene sempre al primo posto. Quando il risparmiatore si trasforma in investitore, il suo obiettivo è quello di non perdere neppure un centesimo. La sicurezza rimane, di gran lunga, il principale obiettivo per circa tre intervistati su cinque; seguono il rendimento di breve periodo (13,6%), la liquidità (11,7%) e, per finire, il rendimento nel lungo periodo (6,7%).

Sul rapporto fra rischio e rendimento, è intervenuta Giovanna Boggio Robutti, Direttore Generale di FEduF, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio: “Tutte le iniziative di educazione finanziaria che FEduF mette in campo quotidianamente - ha commentato -  partono dalla spiegazione del concetto di rischio-rendimento, che è direttamente correlato alla “sicurezza” delle scelte finanziarie e la cui conoscenza, come ci dimostrano i dati della ricerca del Centro Einaudi e di Intesa San Paolo, è fondamentale sia per i risparmiatori sia per gli investitori”.

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