Carlo Benetti

Portafogli, meglio non fare previsioni e adattarsi all’incertezza

I portafogli anti-fragili preservano il capitale, sono ampiamente diversificati, non puntano sulle probabilità di un evento ma tengono conto dei molteplici esiti di molteplici fonti di incertezza.

18 Luglio 2018 09:31

financialounge -  Carlo Benetti cina dazi GAM portafogli portafogli anti-fragili
“Un rischio che corrono gli investitori, senza alcuna opportunità, è quello di attribuire eccessiva importanza al confronto muscolare sulle tariffe e perdere di vista ciò che accade all’interno della Cina”. È l‘avvertimento che si sente di fare Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell'Alpha e il Beta del 16 luglio 2018.

POCO PIU’ DI UNA PUNTURA DI SPILLO


Il punto che intende sottolineare l’esperto, è la necessità di una perfetta messa a fuoco delle misure tariffarie fino a oggi adottate dagli USA alle importazioni dalla Cina  in rapporto alle dimensioni dell’economia cinese. Se da un punto di vista politico rappresentano un fattore di assoluta rilevanza, rappresentano invece “poco più di una puntura di spillo” nell’ambito dell’economia complessiva di Pechino.

GRADUALE ABBATTIMENTO DEL DEBITO


Carlo Benetti, invita pertanto a focalizzarsi sul fragile equilibrio tra il graduale abbattimento del debito (deleveraging) e la prosecuzione della crescita dell’economia cinese. “Il vero motivo di preoccupazione è il rallentamento del credito, il ‘deleveraging’, infatti la crescita nel secondo trimestre è stata di 6,7% (ma ancora superiore all’obiettivo ufficiale di 6,5%)” puntualizza l’esperto. A questo proposito cruciale sarà l’azione della banca centrale di Pechino soprattutto in merito al contrasto allo “shadow banking”, al contenimento del credito nel settore immobiliare, al rallentamento dell’indebitamento degli enti locali.

RIEQUILIBRIO DEL SISTEMA FINANZIARIO


Per Carlo Benetti, si tratta di “dinamiche che interpellano l’economia globale più della minaccia delle tariffe”. Le mosse della Banca Popolare Cinese (l’istituto di credito centrale) sono orientate principalmente al riequilibrio del sistema finanziario e hanno trovato puntuale conferma nei dati dell’avanzamento in giugno che hanno registrato il tasso di crescita più lento di sempre per quanto riguarda l’aggregato monetario M2 e il credito.
L’arretramento della borsa di Shangai dai massimi di gennaio (-20%) e l’indebolimento del renmimbi sono la conseguenza del riequilibrio in atto sebbene una replica dello scenario 2015 sia, alle condizioni attuali, improbabile” specifica l’esperto.

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LE MOSSE DELLA BANCA POPOLARE CINESE


Il riferimento di Carlo Benetti è alla decisione improvvisa, adottata nell’agosto 2015, dalle autorità monetarie cinesi di svalutare il renmimbi rispetto al dollaro. Stavolta, come ha commentato Michael Lai di GAM, la banca centrale della Cina ha comunicato la diminuzione dell’1% delle riserve obbligatorie delle banche migliorando la liquidità del sistema. Inoltre ha evitato di incrementare le operazioni di mercato aperto a seguito dell’aumento dei tassi operato a giugno dalla Fed. Insomma, il processo abbattimento del debito viene gestito con sapiente flessibilità in modo da evitare la mancanza del supporto monetario necessario all’economia cinese.

CONTRASTO AL PIANO MADE IN CHINA 2025


Per quanto riguarda invece il braccio di ferro tra Trump e la Cina, sebbene sia probabile che gli attriti tendano a ridursi dopo le elezioni di metà mandato, non si può tuttavia escludere un possibile obiettivo di Washington di più lungo termine: quello cioè di contrastare il piano “Made in China 2025”, cioè la volontà cinese di raggiungere il 70% di autosufficienza in settori strategici come l’Information Technology, la robotica, l’intelligenza artificiale. Un indizio di assoluto rilievo in questa direzione è la notizia del sorpasso di Pechino su Tokyo nel numero di detentori di brevetti secondo i dati diffusi dalla World Intellectual Property Organization: nel giro di appena due anni la Cina potrebbe insidiare il primato degli Stati Uniti. “La preferenza per il mercato azionario cinese e le economie emergenti resta confermata, ma non senza qualche misura di cautela, perché in ogni caso la guerra tariffaria continua a costituire un’importante fonte di incertezza” specifica Carlo Benetti.

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PORTAFOGLI ANTI-FRAGILI


Secondo l’esperto occorre assicurarsi un cuscinetto tra il rischio e l’opportunità e lo spazio può essere occupato dai portafogli anti-fragili. Giardinetti di investimento che mirano alla preservazione del capitale, sono ampiamente diversificati, non puntano sulle probabilità di un evento ma tengono conto dei molteplici esiti di molteplici fonti di incertezza. Portafogli che non si limitano alle strategie direzionali ma allestiscono, in parallelo, strategie flessibili, multi-asset class a rendimento assoluto e allungano, inevitabilmente, l’orizzonte temporale.

 

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