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Dal 1950 l’azionario USA è sempre cresciuto dopo le elezioni di midterm

Il periodo dopo le elezioni di midterm tende ad essere positivo per i titoli azionari: dal 1950, nei 12 mesi successivi, l’indice S&P 500 è salito in media del 15%.

20 Luglio 2018 12:25

financialounge -  economia usa Jeffrey Schulze Legg Mason USA
Secondo Jeffrey Schulze, director e investment strategist di ClearBridge Investments (affiliata Legg Mason) quello che è accaduto finora sui mercati in questo 2018 è tutt’altro che anormale. Eppure, nessuno può mettere in dubbio il brusco cambio di regime sperimentato con il passaggio dall’entusiasmo di fine gennaio, quando i mercati sono decollati dopo l’approvazione della riforma fiscale, alle ansie che hanno pervaso gli investitori negli ultimi mesi per le molteplici fonti di preoccupazione. Dal possibile picco dei profitti aziendali alla guerra commerciale, dall’inflazione in aumento all’appiattimento della curva dei rendimenti, dalle politiche monetarie meno espansive di Fed e BCE ad un dollaro più forte, da una potenziale crisi delle valute emergenti all’Italexit fino all’aumento dei deficit federali USA (commerciale e di bilancio).

LE ELEZIONI AMERICANE DI MID TERM


In realtà, fa notare l’esperto, negli anni in cui si tengono le elezioni americane di midterm, una situazione di questo tipo è tutt’altro che anormale. Se infatti si analizzano i comportamenti dei mercati durante l’anno elettorale, si scopre che prima delle elezioni prevalgono la prudenza e le preoccupazioni mentre successivamente, con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale e l’affievolirsi delle incertezze politiche, le quotazioni tendono a salire. In particolare dal 1950, nei 12 mesi dopo le elezioni di midterm l’indice S&P 500 di Wall Street ha registrato una performance media del 15% e mai una volta ha chiuso in negativo 365 giorni dopo.

FORTE LEGAME TRA CICLI ECONOMICI E PRESIDENZIALI


“Una delle motivazioni di questo fenomeno sta nel forte legame che c’è tra cicli economici e presidenziali: si pensi che negli ultimi 70 anni gli USA non hanno mai avuto una recessione nel terzo anno di un mandato presidenziale” fa presente Jeffrey Schulze
A questo proposito vale la pena ricordare che il consenso generale di mercato indica in un +3,4% la crescita del PIL del secondo trimestre, con un’accelerazione rispetto al +2,2% del primo trimestre.

AZIONARIO USA, RESTARE FOCALIZZATI SUI FONDAMENTALI


“Finché una recessione non prenderà corpo, i mercati dovrebbero restare focalizzati sui fondamentali sottostanti. In questo momento, la maggior solidità degli utili e un’economia in generale miglioramento dovrebbero spingere in alto l’azionario entro la fine dell’anno” sottolinea l’esperto ricordando un aspetto di assoluto rilievo sui profitti del primo trimestre 2018 dell’S&P500. E cioè che è vero che sono saliti del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso ma anche escludendo dal calcolo i benefici una tantum della riforma fiscale, la crescita registrata è comunque pari a un robusto 18%, accompagnata, peraltro, da un incremento del fatturato del 7,5%.

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UNA CRESCITA PIU’ ORGANICA DI UTILI E FATTURATO


“Dopo diversi anni di profitti di ‘bassa qualità’, in quanto spesso ottenuti tramite tagli ai costi e riacquisto di azioni, una più solida crescita organica del fatturato e degli utili è un segnale molto positivo per la seconda parte dell’anno” spiega Jeffrey Schulze.
L’esperto, pur ammettendo che in caso di un’escalation della guerra commerciale alcuni settori potrebbero accusare ripercussioni, sostiene che altri settori dovrebbero in parallelo beneficiare in positivo del nuovo contesto economico generale. Il tutto senza trascurare il fatto che diverse piccole imprese statunitensi hanno annunciato piani di espansione mentre la fiducia dei manager aziendali e dei consumatori resta elevata.

GUADAGNO COMPLESSIVO ANNUO DEL 4,8%


A proposito di consumatori, grazie ad un mercato del lavoro statunitense con livelli di disoccupazioni ai minimi degli ultimi 50 anni, le retribuzioni continuano a salire: a maggio sommando l’aumento medio dei (+2,7%) e il totale delle ore lavorate (+2,1%), si arriva ad un guadagno complessivo in aumento del 4,8% nell’ultimo anno. “Tutto ciò ci indica un’economia e un mercato che si muoveranno ancora al rialzo nella seconda parte del 2018 e nella prima parte del 2019” precisa Jeffrey Schulze. L’esperto conclude quindi con una raccomandazione agli investitori: se nel breve termine la volatilità rimarrà elevata, a causa dell’avvicinarsi delle elezioni di midterm e alle preoccupazioni per la guerra commerciale, resterà importante focalizzarsi sui fondamentali, come i solidi utili organici e il rafforzamento dell’economia.

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