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Turchia, cresce la diffidenza dopo la decisione di non alzare i tassi

La banca centrale della Turchia ha lasciato invariati i tassi. Ma la sostenibilità della crescita rimane un’incognita.

25 Luglio 2018 14:58

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Nonostante la crescita dell’inflazione, la Banca centrale turca ha deciso di non alzare i tassi d’interesse, lasciati al 17,75%. Una mossa che la maggior parte degli osservatori non si aspettavano. Dopo il ritocco di 500 punti base deciso ad aprile, infatti, le attese erano per un rialzo di almeno altri 100 punti base. Una mossa che ha avuto effetti immediati sulla già debole lira turca, che ha aggiunto altri 3 punti percentuali di perdita nei confronti del dollaro USA ai circa 50 già persi dal 2015.

LA TURCHIA DI ERDOGAN


La decisione della banca centrale della Turchia, secondo diversi analisti politici, va inquadrata nel rafforzamento del potere di Erdogan seguito alla vittoria nelle elezioni del 24 giugno. Un potere che sta inglobando senza sconti anche l’economia, dopo la nomina di Berat Albayrak – genero di Erdogan – a capo del ministero del Tesoro e delle Finanze. In passato lo stesso Erdogan non aveva nascosto critiche verso la politica di rialzo dei tassi di interesse da parte della banca centrale.

CRESCITA DAI PIEDI D’ARGILLA


Lo scopo finale di Erdogan è quello di continuare a sostenere la crescita permettendo a famiglie e imprese di accedere a prestiti convenienti. Un sistema, però, che porta al surriscaldamento dell’economia. A partire da un aumento incontrollato dell’inflazione, arrivata a giugno a +15,4%. “La crescita turca ha i piedi d’argilla – ha fatto notare qualche giorno fa il Team mercati emergenti di Raiffeisen Capital Management - è basata eccessivamente sul credito ed è considerata in modo piuttosto critico dai mercati valutari. Gli squilibri delle partite con l’estero rappresentano sicuramente il centro del problema”.

GREER: “UN ERRORE NON ALZARE I TASSI”


Inoltre, sempre secondo gli esperti di Raiffeisen, le scarse riserve auree non contribuiscono alla fiducia verso la lira turca. Netto anche il giudizio di Paul Greer, gestore obbligazionario di Fidelity International, che ritiene un errore da parte della Turchia aver lasciato invariato il tasso d’interesse. “Rimane da vedere se la Turchia riuscirà a intraprendere un percorso di crescita più sostenibile di quello a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno – ha commentato Greer – Dati gli sviluppi, rimaniamo cauti sulla lira turca e le obbligazioni in valuta locale e ci aspettiamo che il mercato prezzi questi ulteriori rischi”.

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