BCE
Draghi 6 anni dopo: missione compiuta, euro più solido
Il 26 luglio del 2012 Mario Draghi pronunciò lo storico ‘whatever it takes’ e oggi può rivendicare una BCE più attrezzata per fronteggiare le crisi. Ripresa solida ma lo stimolo serve ancora.
26 Luglio 2018 16:44
L’ultima riunione della BCE prima di Ferragosto si è conclusa a Francoforte con la pubblicazione di un comunicato fotocopia rispetto a un mese fa: il QE finisce quest’anno ma i tassi non si toccano fino all’estate del 2019. Poi è toccato a Mario Draghi che ha aperto la conferenza stampa parlando di una ripresa economica che “procede solida e diffusa” nell’Eurozona. Sobbalzo del cambio euro dollaro verso l’alto. Ma subito aggiunge che serve ancora uno “stimolo monetario significativo” e l’euro punta al ribasso sotto 1,17. Draghi ha anche dato la sua benedizione all’abbozzo di accordo che sembra emerso dall’incontro Juncker-Trump, che secondo il capo della BCE potrebbe significare il ritorno a una logica multilaterale.
Ma oggi era il sesto anniversario dell’ormai storico ‘whatever it takes’ lanciato proprio il 26 luglio del 2012 con quale il capo della BCE appena insediato lanciò la sua campagna contro la speculazione che andava all’attacco del debito europeo e della stessa moneta unica. E ha commentato, non senza qualche soddisfazione, che "oggi l'euro poggia su basi molto più solide di allora" mentre la BCE "è una banca centrale diversa, con un insieme di strumenti di politica monetaria molto più ricco". Di fatto in quell’estate turbolenta del 2012 quando sembrava che l’unione monetaria potesse saltare l’euro era più forte di oggi contro dollari, in area 1,30 contro 1,17 di questi tempi. Ma un euro troppo e ingiustificatamente forte non è una buona cosa per l’economia. Infatti uno degli obiettivi non dichiarati di Draghi sembra proprio essere quello di tenerlo a distanza del livello di 1,20 su dollaro.
Dalla fine di quest’anno gli acquisti di titoli mensili della BCE prima si ridurranno e poi cesseranno, ma la BCE continuerà a rinnovare il portafoglio accumulato negli anni del QE, continuando a tenere aperta in questo modo una rete di sicurezza sul mercato. Ma con quali strumenti reinvestirà nei titoli man mano che scadono. Nel suo miglior stile, Draghi non ha scoperto le carte, che resta il modo migliore per non dare spunti alla speculazione. “Non ne abbiamo parlato", si è limitato a rispondere a chi gli faceva la domanda. Comunque anche la conferenza stampa di oggi si chiude con un piccolo capolavoro di Draghi: è riuscito a mandare un segnale di fiducia sull’economia e sulla ripresa ma senza far rafforzare l’euro, che anzi nel pomeriggio si è tenuto ben sotto 1,17.
OGGI PIU’ FORTI LE BASI DELL’EURO.
Ma oggi era il sesto anniversario dell’ormai storico ‘whatever it takes’ lanciato proprio il 26 luglio del 2012 con quale il capo della BCE appena insediato lanciò la sua campagna contro la speculazione che andava all’attacco del debito europeo e della stessa moneta unica. E ha commentato, non senza qualche soddisfazione, che "oggi l'euro poggia su basi molto più solide di allora" mentre la BCE "è una banca centrale diversa, con un insieme di strumenti di politica monetaria molto più ricco". Di fatto in quell’estate turbolenta del 2012 quando sembrava che l’unione monetaria potesse saltare l’euro era più forte di oggi contro dollari, in area 1,30 contro 1,17 di questi tempi. Ma un euro troppo e ingiustificatamente forte non è una buona cosa per l’economia. Infatti uno degli obiettivi non dichiarati di Draghi sembra proprio essere quello di tenerlo a distanza del livello di 1,20 su dollaro.
NON SCOPRE LE CARTE SUI REINVESTIMENTI.
Dalla fine di quest’anno gli acquisti di titoli mensili della BCE prima si ridurranno e poi cesseranno, ma la BCE continuerà a rinnovare il portafoglio accumulato negli anni del QE, continuando a tenere aperta in questo modo una rete di sicurezza sul mercato. Ma con quali strumenti reinvestirà nei titoli man mano che scadono. Nel suo miglior stile, Draghi non ha scoperto le carte, che resta il modo migliore per non dare spunti alla speculazione. “Non ne abbiamo parlato", si è limitato a rispondere a chi gli faceva la domanda. Comunque anche la conferenza stampa di oggi si chiude con un piccolo capolavoro di Draghi: è riuscito a mandare un segnale di fiducia sull’economia e sulla ripresa ma senza far rafforzare l’euro, che anzi nel pomeriggio si è tenuto ben sotto 1,17.
Costretto a tenere insieme l’Europa da solo
Mario Draghi costretto a tenere insieme l’Europa da solo
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