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Mercati obbligazionari, nicchie di valore nel debito emergente e nel credito

Tranne poche eccezioni, i titoli di stato sono invece più esposti al rischio di rialzo di rendimenti sulla scia della crescita - che resta sostenuta - e del ritorno dell’inflazione.

26 Luglio 2018 08:00

financialounge -  mercati emergenti Morgan Stanley obbligazioni tassi di interesse titoli di stato treasury
Alla luce di una crescita economica che resta ancora sostenuta, di un aumento delle pressioni inflazionistiche e dei recenti solidi dati monetari sia negli Stati Uniti che in Europa, il segmento più esposto al rischio di un rialzo dei rendimenti (e, in parallelo, di un ribasso delle quotazioni che si muovono in direzione opposta ai rendimenti) sono i titoli di Stato. È questa la prima conclusione alla quale giunge il Global Fixed Income team di Morgan Stanley Investment Management. Nell'analisi sui mercati obbligazionari, il team reputa piuttosto probabile un percorso di rialzo dei tassi molto graduale da parte delle banche centrali, dal momento che sullo sfondo convivono sia un aumento tendenziale (ma non brusco) dei prezzi al consumo che abbondanti rischi per le prospettive di crescita.

CONTESTO DI CRESCITA GLOBALE POSITIVO


“Malgrado la probabile permanenza di una serie di rischi politici, prosegue un contesto di crescita globale positivo. Questo ci induce a rimanere ottimisti sul debito dei paesi emergenti ma disinteressati ai titoli di Stato dei mercati sviluppati, con poche eccezioni degne di nota” specifica il team.

FOCUS SULLA SPESA PER I CONSUMI PERSONALI


A proposito di tassi d’interesse e di cambio dei mercati sviluppati, il team osserva con attenzione l’evoluzione della PCE ‘core’ statunitense (la spesa per consumi personali strutturale): finché in questo ambito non si materializzerà un incremento sostenuto (agevolando l’inflazione nel superare lievemente il target) è improbabile che la Federal Reserve (Fed) possa rivedere al rialzo le prospettive di politica monetaria.

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TREASURY USA A 10 ANNI, IL TETTO DEL 3%


Il team, che si dichiara “relativamente neutrale nei confronti del dollaro”, ritiene che un rendimento del 3% dei titoli di stato (Treasury) USA decennali rappresenti un livello ragionevole in questo contesto. “A maggio i tassi decennali hanno toccato il 3% iniziando a creare condizioni finanziarie più restrittive che possono comportare problemi, in particolare nei paesi emergenti vulnerabili, fungendo quindi da tetto per i rendimenti dei Treasury” spiega il team.

PROSPETTIVE FAVOREVOLI PER I MERCATI EMERGENTI


Precisato questo, il team si dichiara tuttavia ottimista circa le prospettive dei mercati emergenti per il resto dell’anno. In primo luogo le pressioni inflazionistiche a livello globale sono ancora gestibili mentre le quotazioni delle materie prime dovrebbero restare su livelli meno sacrificati che nel recente passato, sostenendo le economie di molti paesi in via di sviluppo esportatori di commodity. In secondo luogo, il dollaro americano appare un po’ sopravvalutato e quindi potrebbe perdere un po’ della recente forza. “Infine, sebbene la politica interna dei paesi emergenti più importanti possa determinare un aumento della volatilità, a nostro avviso questi eventi rimarranno circoscritti ai singoli paesi interessati e non avranno impatti sistemici sull’universo emergente nel suo complesso” puntualizza il team.

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POSITIVI SUL CREDITO, MA CON GIUDIZIO


Inoltre, la decisione di assumere un posizionamento leggermente lungo (rialzista) nelle obbligazioni societarie (credito) assunto dal team viene giustificato sulla base del fatto che l’economia globale proseguirà il proprio trend rialzista e ogni rallentamento sarà di tipo transitorio. “Le valutazioni sono ora diventate nettamente più appetibili. Tuttavia, nel momento in cui notassimo segnali di perdurante decelerazione saremmo costretti a rivedere la nostra tesi sul credito” conclude il team.

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