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La riscossa delle grandi banche USA: titoli in rialzo di oltre il 6% in un mese

Il bilancio delle grandi banche quotate a Wall Street da inizio anno diventa positivo, mentre le rivali europee restano ancora molto lontane dai massimi toccati a fine gennaio. La doppia spinta della riforma fiscale e dei tassi della Fed.

7 Agosto 2018 07:50

financialounge -  banche europee banche USA Bank of America Citi Morning News settore bancario Stoxx 600 trimestrali Wells Fargo
A differenza delle rivali europee, il terzo trimestre dell’anno è iniziato molto bene per le grandi banche americane quotate a Wall Street, sulla scia di una stagione delle trimestrali molto buona e di dividendi in aumento. L’indice delle prime 24 banche USA, il KBW Nasdaq Bank, potrebbe registrare il primo segno positivo del 2018 nel periodo luglio-settembre dopo due trimestri chiusi in negativo. Altre spinte vengono da una crescita globale che prosegue, da prestiti in aumento, tassi in rialzo e un po’ di volatilità che sostiene i ricavi da trading. Da fine giugno l’indice KBW ha messo a segno un sostanzioso aumento del 6,2% portando in positivo il dato da inizio anno al 3,4% dopo il calo del 2,5% nel secondo trimestre.

[caption id="attachment_129102" align="alignnone" width="509"]L'indice KBW Nasdaq Bank da agosto 2017 a oggi (Fonte: Investing.com) L'indice KBW Nasdaq Bank da agosto 2017 a oggi (Fonte: Investing.com)[/caption]

PIOGGIA DI DIVIDENDI E BUY BACK


A livello di singoli titoli i big di Wall Street hanno fatto ancora meglio, con JPMorgan balzata del 12% da fine giugno dopo aver chiuso il secondo trimestre con utili in aumento del 18%.  Bank of America è avanzata perfettamente in parallelo, anche qui dopo un ottimo trimestre chiuso con un utile in aumento del 33% . Stessa storia positiva anche per Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citi. Perfino Wells Fargo, alle prese con problemi regolatori e reduce da un calo dell’11% degli utili del secondo trimestre mette a segno un rialzo di oltre il 6% da fine giugno, riducendo le perdite da inizio anno al 3%. Le grandi banche USA stanno sfruttando al meglio i vantaggi della riforma fiscale di Trump per restituire soldi agli azionisti sia sotto forma di dividendi che di buy-back, un meccanismo che fa aumentare meccanicamente gli utili per azione perché diminuisce il flottante sul mercato.

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POCHI DANNI FINORA DALLA CURVA PIATTA


Il fatto che i big del credito abbiano superato in massa gli stress test della Fed, inoltre, ha contribuito a liberare capitale da distribuire agli azionisti. A uno scenario tutto positivo si aggiunge però qualche ombra. La principale si chiama curva dei tassi appiattita. Se la distanza tra il tasso overnight e quello a 10 anni è troppo ravvicinata, la differenza tra la remunerazione dei depositi e quella dei prestiti, che si chiama margine di interesse, si riduce e in prospettiva potrebbe far soffrire i bilanci. Ma è sempre meglio di come va alle europee, che con i tassi a zero di margini ne vedono ancora di meno.

[caption id="attachment_129104" align="alignnone" width="509"]L'andamento dell'indice STOXX 600 nell'ultimo anno (Fonte: stoxx.com) L'andamento dell'indice STOXX 600 nell'ultimo anno (Fonte: stoxx.com)[/caption]

E poi le banche non prestano solo a lungo termine, ma anche a breve, e qui i margini almeno in America ci sono. E si amplieranno in futuro, con la Fed di Jay Powell avviata con decisione ad alzare i tassi per la terza volta nel 2018 al FOMC del 25-26 settembre.

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