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Dazi: complicato individuare i perdenti, ma l’incertezza pesa sull’economia

Le catene di approvvigionamento aziendale sono diventate più integrate a livello globale, aumentando in modo significativo la forza e la complessità dei collegamenti economici su scala mondiale.

9 Agosto 2018 17:04

financialounge -  commercio globale dazi Libby Cantrill PIMCO Tiffany Wilding
“Nel complesso, riteniamo che le recenti politiche e proposte commerciali dell'amministrazione Trump rappresentino un rischio negativo per le nostre prospettive economiche statunitensi rispetto all'orizzonte ciclico (da sei a 12 mesi), mentre l'impatto a più lungo termine è meno certo” fanno sapere Libby Cantrill e Tiffany Wilding, rispettivamente managing director ed head of public policy ed executive vice president per PIMCO.

IL SENTIERO VIRTUOSO È PIENO DI INSIDIE


Certo, nel momento in cui tutte le tattiche messe in campo da Washington, Pechino e gli altri partner commerciali dovessero tradursi in scambi più liberi e più equi, ciò sarebbe di buon auspicio per le prospettive di crescita a più lungo termine. Tuttavia, le due esperte ritengono che il sentiero per garantire guadagni economici a lungo termine sia pieno di insidie e, in ogni caso, si renderà necessario tollerare alcune potenziali perturbazioni economiche a breve termine.

IL VULNUS DELLE CATENE DI APPROVVIGIONAMENTO AZIENDALE


“Negli ultimi 20 anni, le catene di approvvigionamento aziendale sono diventate più integrate a livello globale, aumentando notevolmente la forza e la complessità dei collegamenti economici globali e il potenziale shock economico in caso di interruzione di queste catene di approvvigionamento” spiegano Libby Cantrill e Tiffany Wilding. Il riferimento delle due esperte è al fatto che di solito, quando si parla di politiche commerciali, si determinano vincitori (i produttori nazionali di prodotti destinati a maggiori dazi di importazione) e perdenti (famiglie o imprese che devono pagare prezzi più alti).

DIFFICILE STABILIRE VINCITORI E PERDENTI


Ma stavolta è diverso poiché stabilire chi vince è difficile mentre è facile che a perdere siano un po’ tutti. Per esempio, i produttori di automobili nazionali, che dovrebbero trarre beneficio dall'aumento dei prezzi delle auto straniere importate, tendono a rifornirsi di una parte significativa di componenti all'estero: prezzi degli input più elevati tenderebbero probabilmente a compensare eventuali maggiori profitti attesi. E lo stesso discorso vale per molte altri settori, compreso quello della tecnologia avanzata statunitense che ricorre a una miriade di fornitori al di fuori degli States. Le implicazioni complessive finali delle politiche commerciali dell'amministrazione Trump sull’economia dipenderanno anche dalle risposte che forniranno le imprese e i mercati globali.

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L’AUMENTO DELL’INCERTEZZA FRENA GLI INVESTIMENTI


“Resta il fatto che l'aumento dell'incertezza, come abbiamo visto di recente (indicato dal Baker, Bloom e Davis Global Economic Uncertainty Index), ha storicamente coinciso con il rallentamento degli investimenti delle imprese e una maggiore avversione al rischio nei mercati finanziari” sottolineano Libby Cantrill e Tiffany Wilding.

UN CONTESTO IN PEGGIORAMENTO


Non solo. Negli ultimi tempi, le indagini sulla fiducia delle imprese negli Stati Uniti e le opinioni dei responsabili degli acquisti sulle prospettive a breve termine, hanno evidenziato un certo peggioramento del contesto. E questo senza dimenticare che qualsiasi rallentamento della crescita globale potrebbe anche influenzare l'economia degli Stati Uniti.

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GLI IMPATTI SU PIL E INFLAZIONE USA


In base alle stime delle due esperte, la combinazione dell’impatto economico diretto dei dazi proposti pari al 25% su 200 miliardi di dollari di import di prodotti cinesi e di quelli già annunciati del 25% su 50 miliardi di dollari di merci di Pechino, potrebbe sottrarre qualche decimale dalla crescita del PIL reale statunitense nel prossimo anno e incrementare tra lo 0,3% e lo 0,4% l’inflazione americana headline (comprensiva di tutte le voci).

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