Columbia Threadneedle Investments

Turchia, la zavorra della forte dipendenza dai finanziamenti esteri

A maggio lo stock di debito estero a breve termine della Turchia ammontava a 180 miliardi di dollari, esponendo il paese ai timori dei mercati. Ma il pericolo di contagio ai mercati emergenti sembra limitato.

21 Agosto 2018 17:26

financialounge -  Columbia Threadneedle Investments Maya Bhandari mercati emergenti turchia Zara Kazaryan
Da inizio anno la lira turca ha perso oltre il 30% rispetto all’euro e circa il 34% rispetto al dollaro, di cui più della metà nell’ultimo mese. Si tratta di una svalutazione che preoccupa i mercati vista l’elevata dipendenza del paese dai finanziamenti esteri, soprattutto in dollari americani. "L'attuale situazione di Ankara rappresenta la quintessenza delle problematiche che incombono sui mercati emergenti, ma oggi si applica in modo univoco alla Turchia.

INGENTE INDEBITAMENTO ESTERO


Infatti, se è vero che molti paesi in via di sviluppo evidenziano un ampio fabbisogno di finanziamento esterno, Ankara si distingue per il suo indebitamento esterno a breve termine, utilizzato per finanziare un ampio deficit delle partite correnti, mantenendo nel contempo una politica ultra-espansiva” spiega Maya Bhandari, Multi-Asset Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments. Secondo l’esperto ciò che potrebbe rendere la Turchia un problema sistemico per i mercati emergenti è il controllo dei capitali che, di solito, scatena grandi vendite di fondi specializzati sui mercati emergenti.

BANCHE EUROPEE, LE PIÙ ESPOSTE


L'impatto sui mercati sviluppati, invece, dovrebbe essere principalmente nell’ambito delle banche europee. “Tuttavia, riteniamo che le esposizioni siano di gran lunga inferiori a quelle emerse di recente sui media: se la Turchia fallisse improvvisamente, alcune delle banche spagnole più esposte probabilmente sarebbero costrette ad azzerare i guadagni di un solo anno” puntualizza Maya Bhandari.

ENERGIA, IMMOBILIARE E COSTRUZIONI SOTTO PRESSIONE


Resta il fatto che nel corso degli anni la Turchia ha accumulato ingenti squilibri esterni, in particolare a maggio lo stock di debito estero a breve termine ammontava a 180 miliardi di dollari. I principali settori aziendali sotto pressione sono quelli dell’energia, delle proprietà immobiliari e delle costruzioni, che presentano significativi disallineamenti in termini valutari. Il deprezzamento della lira turca inciderà sulla loro capacità di ripagare il debito e metterà ulteriormente a dura prova il settore bancario turco, dove si è già materializzato un calo dei coefficienti patrimoniali negli ultimi trimestri a causa dell'indebolimento della valuta.

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RISCHIO PER LA BILANCIA DEI PAGAMENTI


“Dal momento che le politiche adottate dalle autorità monetarie non sono state le più rigorose e vista la mancanza di indipendenza e credibilità della Banca centrale, non si può escludere una crisi della bilancia dei pagamenti e una corsa agli sportelli bancari” fa sapere Zara Kazaryan, Emerging Markets Debt Portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments che poi aggiunge: “L'accesso al capitale è stato bloccato per il debito estero e, vista la storica alta dipendenza delle banche turche per il finanziamento all'ingrosso in dollari Usd, sarà importante monitorare la volontà delle banche internazionali nel concedere prestiti agli istituti di Ankara mentre le multinazionali dovranno fare i conti con le sanzioni statunitensi”.

IL REBUS DEI CONTROLLI SUI CAPITALI


Per i detentori di titoli societari turchi e, più in generale, per le attività dei mercati emergenti, la strategia più risolutiva sarebbe l'imposizione di controlli sui capitali. “Tuttavia, vista la forte dipendenza della Turchia dai finanziamenti esteri, i responsabili delle politiche probabilmente eviteranno di imporre controlli sui capitali, almeno per ora” conclude Zara Kazaryan.

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