Adrian Hilton
Obbligazioni, sacche di valore in Italia e nei mercati emergenti
Una correzione del dollaro offrirebbe opportunità di posizionamento sul biglietto verde mentre meglio essere prudenti sui bond e sugli attivi espressi in sterline inglesi.
24 Agosto 2018 11:25
L’analisi “Prospettive globali” di agosto di Adrian Hilton, Responsabile tassi globali e investimenti valutari, Reddito fisso di Columbia Threadneedle Investments, parte dalla convinzione che la Federal Reserve statunitense attuerà due ulteriori rialzi dei tassi nel 2018 e altri due nel 2019.
“Finché la situazione sul fronte dei risultati del nuovo regime fiscale non sarà chiara e i tassi di crescita potenziale rimarranno bassi, ci aspettiamo un appiattimento delle curve dei rendimenti statunitensi di pari passo con l'applicazione dei rialzi dei tassi d'interesse” fa sapere Adrian Hilton. Secondo l’esperto sebbene non si possa escludere un moderato ritorno dell'inflazione negli Stati Uniti, il suo picco potrebbe comunque essere vicino o già raggiunto. Sul fronte valutario, Adrian Hilton intravede diversi motivi che potrebbero indebolire il dollaro.
“Sulla base dei nostri modelli di valutazione a lungo termine, riteniamo che il dollaro sia sopravvalutato. Anche le misure di stimolo fiscale dovrebbero comportare un aumento dei deficit gemelli (commerciale e di bilancio, ndr), un fenomeno spesso associato a una flessione valutaria” spiega l’esperto secondo il quale un’accelerazione delle politiche protezionistiche americane tese a favorire le esportazioni made in USA, potrebbe comportare un biglietto verde più debole. Non solo. Se nel resto del mondo riprendesse un po’ quota la crescita dopo il rallentamento dei primi due trimestri di quest’anno, l'euro e le valute dei mercati emergenti se ne avvantaggerebbero rispetto al dollaro statunitense, con ricadute positive anche sui rendimenti obbligazionari europei. Proprio la dinamica del biglietto verde è nel mirino dell’esperto.
“Attualmente è impossibile prevedere gli eventi su scala globale e la nostra propensione al rischio è piuttosto bassa, ma in caso di correzione di alcune valutazioni siamo in cerca di opportunità. Una di queste potrebbe essere il dollaro” puntualizza Adrian Hilton. Un’altra opportunità individuata dall’esperto riguarda i rendimenti dei titoli obbligazionari tedeschi: secondo Adrian Hilton il loro livello effettivo (in base alle prospettive di inflazione) appare ben al di sotto della soglia corretta. Non a caso, l’esperto è persuaso che la BCE sia molto più prossima a un rialzo dei tassi di quanto appaia dalla curva dei rendimenti.
“Le prospettive per i mercati emergenti dipendono molto dal contesto geopolitico. Pur mantenendo un orientamento prudente, riteniamo che gli attivi sia in dollari che in valuta locale celino buone opportunità di valore” specifica Adrian Hilton convinto, inoltre, che potrebbero esserci sacche di valore anche nei paesi periferici europei, inclusa l'Italia. “L'appetibilità delle obbligazioni locali italiane, in particolare per gli investitori nazionali, è piuttosto elevata, e riteniamo che la possibilità di un esito politico catastrofico sia limitata” tiene a sottolineare l’esperto.
Infine, uno sguardo al Regno Unito. Secondo Adrian Hilton non si può essere ottimisti né sulla sterlina britannica e nemmeno sui rendimenti obbligazionari. Questo soprattutto alla luce del fatto che, come sembra, il picco d'inflazione è ormai superato mentre aziendali restano ancora incerte le ripercussioni dell'incertezza associata alla Brexit sugli investimenti.
APPIATTIMENTO DELLA CURVA DEI TASSI USA
“Finché la situazione sul fronte dei risultati del nuovo regime fiscale non sarà chiara e i tassi di crescita potenziale rimarranno bassi, ci aspettiamo un appiattimento delle curve dei rendimenti statunitensi di pari passo con l'applicazione dei rialzi dei tassi d'interesse” fa sapere Adrian Hilton. Secondo l’esperto sebbene non si possa escludere un moderato ritorno dell'inflazione negli Stati Uniti, il suo picco potrebbe comunque essere vicino o già raggiunto. Sul fronte valutario, Adrian Hilton intravede diversi motivi che potrebbero indebolire il dollaro.
IL DOLLARO APPARE SOPRAVVALUTATO
“Sulla base dei nostri modelli di valutazione a lungo termine, riteniamo che il dollaro sia sopravvalutato. Anche le misure di stimolo fiscale dovrebbero comportare un aumento dei deficit gemelli (commerciale e di bilancio, ndr), un fenomeno spesso associato a una flessione valutaria” spiega l’esperto secondo il quale un’accelerazione delle politiche protezionistiche americane tese a favorire le esportazioni made in USA, potrebbe comportare un biglietto verde più debole. Non solo. Se nel resto del mondo riprendesse un po’ quota la crescita dopo il rallentamento dei primi due trimestri di quest’anno, l'euro e le valute dei mercati emergenti se ne avvantaggerebbero rispetto al dollaro statunitense, con ricadute positive anche sui rendimenti obbligazionari europei. Proprio la dinamica del biglietto verde è nel mirino dell’esperto.
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ALLA RICERCA DI OPPORTUNITÀ
“Attualmente è impossibile prevedere gli eventi su scala globale e la nostra propensione al rischio è piuttosto bassa, ma in caso di correzione di alcune valutazioni siamo in cerca di opportunità. Una di queste potrebbe essere il dollaro” puntualizza Adrian Hilton. Un’altra opportunità individuata dall’esperto riguarda i rendimenti dei titoli obbligazionari tedeschi: secondo Adrian Hilton il loro livello effettivo (in base alle prospettive di inflazione) appare ben al di sotto della soglia corretta. Non a caso, l’esperto è persuaso che la BCE sia molto più prossima a un rialzo dei tassi di quanto appaia dalla curva dei rendimenti.
SACCHE DI VALORE NEI MERCATI EMERGENTI E IN ITALIA
“Le prospettive per i mercati emergenti dipendono molto dal contesto geopolitico. Pur mantenendo un orientamento prudente, riteniamo che gli attivi sia in dollari che in valuta locale celino buone opportunità di valore” specifica Adrian Hilton convinto, inoltre, che potrebbero esserci sacche di valore anche nei paesi periferici europei, inclusa l'Italia. “L'appetibilità delle obbligazioni locali italiane, in particolare per gli investitori nazionali, è piuttosto elevata, e riteniamo che la possibilità di un esito politico catastrofico sia limitata” tiene a sottolineare l’esperto.
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Infine, uno sguardo al Regno Unito. Secondo Adrian Hilton non si può essere ottimisti né sulla sterlina britannica e nemmeno sui rendimenti obbligazionari. Questo soprattutto alla luce del fatto che, come sembra, il picco d'inflazione è ormai superato mentre aziendali restano ancora incerte le ripercussioni dell'incertezza associata alla Brexit sugli investimenti.