DJIA
Indice Dow Jones, quasi conclusa la fase di correzione dopo 6 mesi
Mentre l’indice Dow Jones Industrial Average (DJIA) sta per uscire dalla correzione lunga sei mesi, ci si interroga su come investire in vista di una possibile nuova fase ribassista di Wall Street.
27 Agosto 2018 10:39
Il Dow Jones Industrial Average (DJIA) sembra sul punto di uscire dal territorio di correzione per la prima volta in più di sei mesi. Mentre l’indice S&P500 lo ha già fatto (venerdì scorso ha toccato il suo nuovo massimo storico a 2.876 punti), l’indice storico delle 30 blue chips di Wall Street non è riuscito finora a trattare su livelli del 10% superiori al minimo di chiusura di 23.533.20 raggiunto il 23 marzo, ma potrebbe farlo presto chiudendo a 25.886,52 o su livelli superiori (venerdì ha chiuso a 25.790 punti).
Il DJIA ha stabilito il record a 26.616 a fine gennaio di quest’anno ed è arrivato a perdere 10 punti percentuali il 23 marzo per poi oscillare intorno ai 25 mila punti. Ma nelle ultime settimane sembra aver cambiato marcia. Resta comunque ancora indietro rispetto all’S&P500 e al Nasdaq Composite: il primo, come detto, ha appena stabilito il suo record mentre l’indice del listino tecnologico è già al di sopra di quasi cinque punti percentuali al picco di fine gennaio.
In tutti i casi, secondo Dow Jones Market Data, quello attuale è il periodo più lungo che il DJIA ha trascorso in territorio di correzione in tutte le 223 sessioni dal 1961. Ma è altrettanto vero che Wall Street è entrata nel Bull Market più lungo della storia dopo aver attraversato un periodo di nove anni e mezzo circa senza una correzione di oltre il 20%. Un lunghissimo periodo di rialzo che ha visto l’indice S&P500 salire dal minimo di 666 punti del 9 marzo 2009 fino ai 2.876 punti correnti pari ad un rialzo del 331% (ovvero il 16,6% annuo composto).
Ma dopo nove anni e mezzo di salita senza soluzione di continuità le tensioni commerciali e le nuove problematiche politiche e sociali in Europa agitano i mercati sebbene il contesto macroeconomico rimanga favorevole. “Noi investitori accogliamo con favore i titoli dei giornali sulla guerra commerciale o sull'aumento dei tassi d'interesse” dichiara Matt Benkendorf, CIO della boutique Quality Growth di Vontobel AM, che poi spiega: “Questi fattori stanno infatti favorendo un ambiente di investimento più volatile e questo può permettere ai selezionatori di azioni (stock picker) come noi non solo di trovare nuove idee di investimento, ma anche di dimostrare le virtù di avere un portafoglio di imprese di alta qualità in grado di difendersi bene nei mercati in ribasso”.
L’esperto puntualizza infatti che sta evitando in questa fase aziende come Caterpillar o Boeing (in quanto sono i maggiori esportatori) e nemmeno grandi case automobilistiche americane. Inoltre, le elevate valutazioni cui sono giunti i loro titoli, ha spinto Matt Benkendorf a ridurre il peso in portafoglio negli ultimi sei mesi delle società informatiche come Alphabet, Visa e Mastercard.
“In qualità di stock picker analizziamo una ad una le aziende che includiamo nel nostro portafoglio. La quota destinata alle aziende di beni di consumo corrente è stata negli ultimi anni la più elevata del fondo e rappresenta ancora il 20% del totale, anche se il consumo discrezionale è al primo posto e pesa ora per il 25%. I titoli sui quali puntiamo? Nel nostro fondo abbiamo per esempio nomi come Nike, Starbucks e TJX” conclude Matt Benkendorf.
RECORD A FINE GENNAIO
Il DJIA ha stabilito il record a 26.616 a fine gennaio di quest’anno ed è arrivato a perdere 10 punti percentuali il 23 marzo per poi oscillare intorno ai 25 mila punti. Ma nelle ultime settimane sembra aver cambiato marcia. Resta comunque ancora indietro rispetto all’S&P500 e al Nasdaq Composite: il primo, come detto, ha appena stabilito il suo record mentre l’indice del listino tecnologico è già al di sopra di quasi cinque punti percentuali al picco di fine gennaio.
Wall Street dei record nonostante le catastrofi annunciate
Wall Street dei record nonostante le catastrofi annunciate
WALL STREET È NEL BULL MARKET PIÙ LUNGO
In tutti i casi, secondo Dow Jones Market Data, quello attuale è il periodo più lungo che il DJIA ha trascorso in territorio di correzione in tutte le 223 sessioni dal 1961. Ma è altrettanto vero che Wall Street è entrata nel Bull Market più lungo della storia dopo aver attraversato un periodo di nove anni e mezzo circa senza una correzione di oltre il 20%. Un lunghissimo periodo di rialzo che ha visto l’indice S&P500 salire dal minimo di 666 punti del 9 marzo 2009 fino ai 2.876 punti correnti pari ad un rialzo del 331% (ovvero il 16,6% annuo composto).
LA VOLATILITÀ AGEVOLA GLI STOCK PICKER
Ma dopo nove anni e mezzo di salita senza soluzione di continuità le tensioni commerciali e le nuove problematiche politiche e sociali in Europa agitano i mercati sebbene il contesto macroeconomico rimanga favorevole. “Noi investitori accogliamo con favore i titoli dei giornali sulla guerra commerciale o sull'aumento dei tassi d'interesse” dichiara Matt Benkendorf, CIO della boutique Quality Growth di Vontobel AM, che poi spiega: “Questi fattori stanno infatti favorendo un ambiente di investimento più volatile e questo può permettere ai selezionatori di azioni (stock picker) come noi non solo di trovare nuove idee di investimento, ma anche di dimostrare le virtù di avere un portafoglio di imprese di alta qualità in grado di difendersi bene nei mercati in ribasso”.
Wall Street, pioggia di mille miliardi di dollari di buy back
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ATTENTA VALUTAZIONE DEI TITOLI
L’esperto puntualizza infatti che sta evitando in questa fase aziende come Caterpillar o Boeing (in quanto sono i maggiori esportatori) e nemmeno grandi case automobilistiche americane. Inoltre, le elevate valutazioni cui sono giunti i loro titoli, ha spinto Matt Benkendorf a ridurre il peso in portafoglio negli ultimi sei mesi delle società informatiche come Alphabet, Visa e Mastercard.
FOCUS SUI BENI DI CONSUMO
“In qualità di stock picker analizziamo una ad una le aziende che includiamo nel nostro portafoglio. La quota destinata alle aziende di beni di consumo corrente è stata negli ultimi anni la più elevata del fondo e rappresenta ancora il 20% del totale, anche se il consumo discrezionale è al primo posto e pesa ora per il 25%. I titoli sui quali puntiamo? Nel nostro fondo abbiamo per esempio nomi come Nike, Starbucks e TJX” conclude Matt Benkendorf.
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