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Azioni, meglio quality rispetto a value. Anche se i titoli costano di più

Le società ‘quality’, cioè le compagnie ideali per coloro che sono alla ricerca di business model di comprovata efficacia o credibilità per il futuro, hanno preso il testimone da quelle ‘value’ e lo terranno ancora.

30 Agosto 2018 07:50

financialounge -  azioni GAM Larry Hatheway Morning News quality growth value
“È plausibile che, almeno fino a novembre e probabilmente anche oltre, verranno a mancare i presupposti per una rotazione dall’area ‘quality’ all’area ‘value’, intese in senso lato. Di conseguenza la nostra raccomandazione è di continuare a puntare sulla qualità, anche se a maggior prezzo” sostiene Larry Hatheway, capo economista di GAM Investments.

QUALITÀ E VALORE


Ma cosa intende l’esperto per qualità e cosa per valore? Alla categoria ‘value’ appartengono le società che presentano un RoE (return on equity) superiore alla media e livelli di indebitamento inferiori alla media, in pratica le compagnie con solide fonti di utile operativo premiate dal mercato con le migliori performance nel 2017. Nella seconda categoria, quella ‘quality’, rientrano invece quelle società concepite per avere successo domani (come i “disruptor” nel segmento tecnologico e i fornitori di soluzioni di cloud computing), che oggi possono o meno generare flussi finanziari consistenti, ma hanno tutte le carte in regola per farlo in futuro: le compagnie ideali per coloro che sono alla ricerca di business model di comprovata efficacia o credibilità.

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L’EUROPA È ‘VALUE’, L’AMERICA È ‘QUALITY’


In Europa, secondo Larry Hatheway, prevalgono gli investimenti 'value', dal momento che la ripresa economica del primo trimestre 2018 ha mostrato segnali di rallentamento mentre, a cascata, i profitti aziendali sono risultati poco brillanti. Al contrario, sempre secondo l’esperto, le azioni statunitensi e una buona parte di quella nipponiche sono più rappresentative del fattore 'quality', dove la qualità implica fiducia nella generazione di utili.

L’ESEMPIO DI BRASILE E MESSICO


Larry Hatheway, a sostegno della sua tesi secondo la quale il solo fattore “value” non sembra più il leitmotiv attuale degli investitori, cita il comportamento registrato tra le valute dei paesi emergenti. A tale proposito illustra un esempio da manuale: “Da una parte c’è il Brasile che vanta una divisa sottovalutata e rendimenti generosi ma il cui quadro fondamentale e politico suscita più di qualche perplessità. Dall’altro figura il peso messicano che, al contrario, al momento rappresenta l’opzione ‘quality’ relativa”.

CRESCITA GLOBALE SOSTENUTA


Detto questo ci si chiede se il fattore qualità continuerà a prevalere sul valore oppure se, al contrario, potrà rivelarsi presto ragionevole tornare a investire in asset poco costosi, soprattutto nell’universo emergente. Per rispondere al quesito gli investitori devono tener conto che, a livello globale, le condizioni finanziarie continuano a fornire un certo sostegno alla crescita anche al di fuori degli Stati Uniti e questo potrebbe limitare nel tempo l’apprezzamento del dollaro.

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DECIDE IL CONFLITTO COMMERCIALE


Quindi, tutto si gioca nella risoluzione del conflitto commerciale. Sebbene si possano sviluppare svariati scenari, secondo Larry Hatheway i negoziati tra Stati Uniti, da una parte, e Cina ed Europa, dall’altra, continueranno a rivelarsi improduttivi se le due regioni non comprenderanno le priorità statunitensi.

CAPIRE LA LINEA DI WASHINGTON


“La linea di Washington sembra poggiare su un assunto profondamente errato, secondo cui il commercio è un gioco a somma zero dove ‘chi vince prende tutto’, anziché uno scambio vantaggioso per tutte le parti coinvolte. Il comportamento dell’amministrazione ha anche evidenti scopi politici, dato che strizza l’occhio a importanti gruppi di sostenitori in vista delle elezioni di metà mandato in programma a novembre” argomenta Larry Hatheway che, alla luce di tutto questo, arriva alla conclusione che non sembrano delinearsi le condizioni per una rotazione dal fattore ‘quality’ a quello ‘value’.

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