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Wall Street, perché l'indice VIX della paura segnala un pericolo

Nonostante il forte calo di venerdì (-4,95%) il VIX ha registrato una lunga correlazione positiva con l’S&P500: l’ultima volta è stato a gennaio e subito dopo Wall Street ha perso il 10%.

4 Settembre 2018 10:12

financialounge -  mercati azionari resilienza USA vix Wall Street
L’indice VIX che, tramite la volatilità implicita delle opzioni sull’indice S&P 500, riflette le prospettive degli investitori sulla volatilità di breve periodo di Wall Street venerdì scorso ha chiuso con un pesante ribasso: -4,95%. Un dato che dovrebbe tranquillizzare gli investitori dal momento che il VIX, da sempre, è visto come uno dei più immediati indicatori sintetici delle turbolenze di mercato. Oltretutto ha chiuso a quota 12,86 mentre la sua media degli ultimi 25 anni è intorno a 20: al di sopra di tale livello di solito sono in atto turbolenze sui mercati e viceversa quando è sotto. Allora perché l’indice VIX potrebbe segnalare un pericolo per il mercato azionario americano? Scopriamolo insieme.

WALL STREET, NUOVI RECORD AD AGOSTO


Sia l’indice storico delle blue chips di Wall Street, il Dow Jones Industrial Average (DJIA), che l'indice S&P 500 SPX, hanno chiuso il mese di agosto con rialzi molto significativi e lo stesso è accaduto per l’indice tecnologico Nasdaq Composite (che, addirittura, secondo i dati FactSet ha registrato il suo mese migliore degli ultimi 18 anni). Il problema è che il VIX index ha generato un rialzo ancora migliore, pari al 7,5% e, soprattutto, lo ha fatto in concomitanza dei nuovi record storici dell’S&P 500 e del Nasdaq.

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BORSA USA E VIX SONO DI SOLITO DECORRELATI


Questo non dovrebbe accadere, per il semplice fatto che il VIX tende a diminuire con l'aumentare degli indici di Borsa ed è generalmente inversamente correlato con i movimenti del mercato azionario: in altre parole, le azioni statunitensi e il VIX (o, come viene anche definito, l'indice di paura di Wall Street) tendono a muoversi in direzioni opposte.

IL PRECEDENTE DI FINE GENNAIO


Un noto analista indipendente, Mark Newton, ha sottolineato che l'ultima volta che una tale dinamica si è verificata sul mercato è avvenuta a metà gennaio poco prima che gli indici di Wall Street si avviassero alla correzione che avrebbe portato l’azionario statunitense a correggere di circa dieci punti percentuali.

I TANTI FATTORI DI RISCHIO


A pensarci bene non mancherebbero affatto i fattori che potrebbero causare una tale dinamica. Il mese di settembre, per esempio, tende ad essere dal punto di vista statistico uno dei mesi peggiori per il mercato azionario. Pertanto sarebbe normale se gli investitori acquistassero protezione, tramite opzioni, per difendersi da un calo dell’indice di Borsa, in previsione di eventuali turbolenze di mercato. Senza trascurare i tanti altri fattori di rischio che aleggiano sul mercato: dalle turbolenze valutarie della Turchia e dell’Argentina ad una rottura nei negoziati tra la Gran Bretagna dall'Unione Europea, da un’evoluzione negativa della situazione fiscale in Italia ad una escalation nelle lotte commerciali tra gli Stati Uniti e i suoi partner internazionali.

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LA RESILIENZA DI WALL STREET


È però altrettanto vero che tutte queste fonti di rischio erano presenti già a luglio e ad agosto e hanno visto Wall Street proseguire imperturbabile al rialzo segnando addirittura nuovi record storici a dimostrazione della propria resilienza.

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