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Crisi in Turchia, la vera sorpresa è che sia scoppiata solo adesso
Eccesso di debito nel settore privato, disavanzo delle partite correnti e riserve di valuta estera insufficienti: i tre problemi della Turchia erano però noti già da parecchio tempo.
10 Settembre 2018 17:14
Nessun altro tra i mercati emergenti presenta la stessa combinazione tossica (dal punto di vista economico – finanziario) che sta affossando la Turchia: eccesso di debito nel settore privato, disavanzo delle partite correnti e riserve di valuta estera insufficienti.
“Buenos Aires arriva ad averne due ma nessuno altro paese in via di sviluppo risulta esposto agli stessi tre problemi di finanziamento della Turchia. Riteniamo pertanto che le preoccupazioni per un contagio siano sovrastimate” specifica Paul McNamara, direttore degli investimenti per le strategie Local Bond Emerging Markets di GAM Investments.
Nella sua analisi sulla situazione di Ankara, l’esperto si dice sorpreso soprattutto del fatto che la crisi turca non sia esplosa prima, dal momento che nessuna delle tre evidenti caratteristiche negative rappresenta una novità. Non a caso, Paul McNamara rivela di non nutrire fiducia sulla Turchia già da qualche tempo. Un paese afflitto da un enorme problema: la difficoltà a finanziarsi in dollari americani proprio nel momento in cui le banche del paese devono riuscire ad onorare prestiti per circa 70 miliardi di dollari entro l’anno.
“Le banche europee, in un contesto di quantitative easing, si sono dimostrate interessate a finanziare le aziende locali (in particolare società immobiliari e di costruzioni e le aziende più orientate all’export), attratte anche dai tassi di interesse turchi che viaggiavano su livelli a doppia cifra. Le società turche in debito stanno cercando di ripagare il debito in dollari utilizzando entrate che però sono in valuta locale e che quindi si sono fortemente sottovalutate rispetto al biglietto verde” spiega Paul McNamara.
Non solo. Ad aggravare la situazione, si sono aggiunti una serie di fattori frenanti che hanno reso il contesto critico: dalle importazioni che hanno superato le esportazioni al turismo in contrazione, dal peggior livello di riserve di valuta estera tra tutti i mercati principali al lieve rallentamento economico, dalle preoccupazioni riguardo al mondo del credito a livello globale alla forza del dollaro, dalla situazione politica interna allo spostamento dei capitali all’estero da parte delle fasce più abbienti della popolazione fino ai timori della BCE rispetto all’esposizione alle banche europee nei confronti di Ankara.
TIMORI DI CONTAGIO SOVRASTIMATI
“Buenos Aires arriva ad averne due ma nessuno altro paese in via di sviluppo risulta esposto agli stessi tre problemi di finanziamento della Turchia. Riteniamo pertanto che le preoccupazioni per un contagio siano sovrastimate” specifica Paul McNamara, direttore degli investimenti per le strategie Local Bond Emerging Markets di GAM Investments.
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PROBLEMI DI FINANZIAMENTO IN DOLLARI
Nella sua analisi sulla situazione di Ankara, l’esperto si dice sorpreso soprattutto del fatto che la crisi turca non sia esplosa prima, dal momento che nessuna delle tre evidenti caratteristiche negative rappresenta una novità. Non a caso, Paul McNamara rivela di non nutrire fiducia sulla Turchia già da qualche tempo. Un paese afflitto da un enorme problema: la difficoltà a finanziarsi in dollari americani proprio nel momento in cui le banche del paese devono riuscire ad onorare prestiti per circa 70 miliardi di dollari entro l’anno.
PENALIZZATE LE ENTRATE IN VALUTA LOCALE
“Le banche europee, in un contesto di quantitative easing, si sono dimostrate interessate a finanziare le aziende locali (in particolare società immobiliari e di costruzioni e le aziende più orientate all’export), attratte anche dai tassi di interesse turchi che viaggiavano su livelli a doppia cifra. Le società turche in debito stanno cercando di ripagare il debito in dollari utilizzando entrate che però sono in valuta locale e che quindi si sono fortemente sottovalutate rispetto al biglietto verde” spiega Paul McNamara.
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UNA LUNGA SERIE DI FATTORI CRITICI
Non solo. Ad aggravare la situazione, si sono aggiunti una serie di fattori frenanti che hanno reso il contesto critico: dalle importazioni che hanno superato le esportazioni al turismo in contrazione, dal peggior livello di riserve di valuta estera tra tutti i mercati principali al lieve rallentamento economico, dalle preoccupazioni riguardo al mondo del credito a livello globale alla forza del dollaro, dalla situazione politica interna allo spostamento dei capitali all’estero da parte delle fasce più abbienti della popolazione fino ai timori della BCE rispetto all’esposizione alle banche europee nei confronti di Ankara.