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Anche l’innovazione risente del rallentamento della fiducia
L’Indice Ifiit, che misura la propensione agli investimenti in innovazione tecnologica in Italia, ad agosto-settembre ha segnato un lieve calo, ma i settori più avanzati come la robotica restano vivaci.
12 Settembre 2018 11:40
Anche la propensione ad investire in innovazione risente delle turbolenze che hanno investito i mercati finanziari italiani ad agosto, a loro volta causate dai dubbi degli investitori sulla politica economica e di bilancio della nuova legislatura italiana uscita dalle elezioni del 4 marzo. I dati del periodo agosto-settembre dell’indice Ifiit, accreditato dal ministero dello Sviluppo Economico e dall’Agenzia dell’Innovazione, che misura la propensione agli investimenti in innovazione tecnologica, registrano un calo a 38,10 punti, poco sotto il livello segnato 12 mesi prima.
Analizzando le varie componenti dell’indicatore emerge che tra le imprese industriali si è diffuso un certo atteggiamento scettico di fronte ad alcune iniziative del governo come il decreto dignità, manifestato anche dalla Confindustria, che tuttavia sembra in parte rientrato dopo le rassicurazioni del ministro Tria. Ma la flessione riflette anche fattori esogeni che rallentano la fiducia, come la ricorrenza di alcune crisi nei paesi emergenti e i collegati timori, per ora non confermati dai dati, di un effetto contagio. Sullo sfondo rimane sempre il rischio della guerra dei dazi della presidenza americana, che pone interrogativi agli investitori sullo sviluppo della crescita del commercio mondiale, anche in questo caso tuttavia in assenza di una conferma sul fronte dei dati macro.
In questo clima cominciano a rallentare il passo degli investimenti in innovazione anche le aziende fortemente internazionalizzate, anche se ogni settore svolge una storia a sé stante. Infatti, continua a muoversi con una certa ripresa della vitalità il comparto della farmaceutica e della salute, a testimonianza che in molti paesi cresce la domanda di prodotti e servizi, anche nell’ambito del trend di invecchiamento della popolazione, con la Cina che costituisce il più grande mercato in crescita. Sempre vivace anche il comparto della robotica e delle macchine utensili, una delle eccellenze italiane nel mondo, pur in presenza di ordini altalenanti, che tuttavia non scalfiscono la propensione verso gli investimenti innovativi.
Segno della stabilità per i segmenti automobilistico e energetico, il turistico-alberghiero e l’editoria. Registrano invece un calo i settori professionali, il commercio al dettaglio e alcuni distretti, come ad esempio quelli del settore ceramico e del marmo. È possibile che sul commercio incida anche il dibattito confuso in corso sulle aperture nei giorni festivi. Andamento contrastante infine per il settore agro-alimentare, dove si colgono segnali differenti nelle varie regioni, in funzione delle dinamiche commerciali e dell’esposizione a rischi verso le diverse aree estere.
A livello territoriale il Nord Est dell’Italia si conferma nel suo complesso ai vertici della propensione ad investire in innovazione, a conferma di una ritrovata vocazione alla competitività internazionale che ha permesso a molte imprese di ritrovare la strada della crescita dopo la Grande Recessione proprio puntando su esportazioni e mercati globali. Infatti si parla sempre più di un nuovo triangolo industriale con i vertici a Milano, Venezia e Bologna che ha ormai preso il posto del tradizionale Milano-Torino-Genova proprio sulla spinta delle piccole e medie imprese con una forte spinta innovativa.
SCETTICISMO SULLA POLITICA E SULLA GUERRA DEI DAZI
Analizzando le varie componenti dell’indicatore emerge che tra le imprese industriali si è diffuso un certo atteggiamento scettico di fronte ad alcune iniziative del governo come il decreto dignità, manifestato anche dalla Confindustria, che tuttavia sembra in parte rientrato dopo le rassicurazioni del ministro Tria. Ma la flessione riflette anche fattori esogeni che rallentano la fiducia, come la ricorrenza di alcune crisi nei paesi emergenti e i collegati timori, per ora non confermati dai dati, di un effetto contagio. Sullo sfondo rimane sempre il rischio della guerra dei dazi della presidenza americana, che pone interrogativi agli investitori sullo sviluppo della crescita del commercio mondiale, anche in questo caso tuttavia in assenza di una conferma sul fronte dei dati macro.
Intelligenza artificiale, solo buone notizie per gli investitori di lungo termine
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FARMACEUTICA E ROBOTICA CONTINUANO A TIRARE
In questo clima cominciano a rallentare il passo degli investimenti in innovazione anche le aziende fortemente internazionalizzate, anche se ogni settore svolge una storia a sé stante. Infatti, continua a muoversi con una certa ripresa della vitalità il comparto della farmaceutica e della salute, a testimonianza che in molti paesi cresce la domanda di prodotti e servizi, anche nell’ambito del trend di invecchiamento della popolazione, con la Cina che costituisce il più grande mercato in crescita. Sempre vivace anche il comparto della robotica e delle macchine utensili, una delle eccellenze italiane nel mondo, pur in presenza di ordini altalenanti, che tuttavia non scalfiscono la propensione verso gli investimenti innovativi.
SERVIZI PROFESSIONALI E COMMERCIO ARRETRANO
Segno della stabilità per i segmenti automobilistico e energetico, il turistico-alberghiero e l’editoria. Registrano invece un calo i settori professionali, il commercio al dettaglio e alcuni distretti, come ad esempio quelli del settore ceramico e del marmo. È possibile che sul commercio incida anche il dibattito confuso in corso sulle aperture nei giorni festivi. Andamento contrastante infine per il settore agro-alimentare, dove si colgono segnali differenti nelle varie regioni, in funzione delle dinamiche commerciali e dell’esposizione a rischi verso le diverse aree estere.
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IL NUOVO TRIANGOLO DELL’INNOVAZIONE
A livello territoriale il Nord Est dell’Italia si conferma nel suo complesso ai vertici della propensione ad investire in innovazione, a conferma di una ritrovata vocazione alla competitività internazionale che ha permesso a molte imprese di ritrovare la strada della crescita dopo la Grande Recessione proprio puntando su esportazioni e mercati globali. Infatti si parla sempre più di un nuovo triangolo industriale con i vertici a Milano, Venezia e Bologna che ha ormai preso il posto del tradizionale Milano-Torino-Genova proprio sulla spinta delle piccole e medie imprese con una forte spinta innovativa.
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