Bank of Japan

Obbligazioni, pronti a cogliere i rialzi nei governativi dei paesi sviluppati

Il Global Fixed Income Team di Morgan Stanley Investment Management segue con attenzione gli sviluppi in Giappone e Italia. Tra gli emergenti, Sudafrica e Indonesia risultano fin troppo penalizzati.

14 Settembre 2018 12:08

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Con ogni probabilità la Banca del Giappone (BoJ) ha compiuto, tra le banche centrali delle principali economie sviluppate, la mossa più inaspettata. Dopo aver ancorato allo zero i rendimenti dei titoli di Stato nipponici decennali, ha deciso di aumentare l’intervallo di oscillazione del tasso ufficiale da +/- 10 a +/- 20 punti base. “A nostro avviso si tratta di un cambiamento notevole della politica monetaria” spiega il Global Fixed Income Team di Morgan Stanley Investment Management.

LE CONSEGUENZE DELLA DECISIONE DELLA BOJ


Il Team poi aggiunge: “La BoJ continuerà a contrastare incrementi troppo marcati dei governativi giapponesi ma provocherà maggiore volatilità e permetterà ai rendimenti di tendere al rialzo nel medio termine, con probabili effetti a catena sui rendimenti privi di rischio di tutto il mondo”. Un altro paese osservato speciale è l’Italia, che rappresenta la principale fonte di volatilità per l’Europa.

LA LEGGE DI BILANCIO ITALIANA


Entro metà ottobre dovrà essere approvata la legge di bilancio 2019 che sta entrando nel vivo della discussione. “Eventuali cedimenti di rilievo dei prezzi delle obbligazioni italiane potrebbero costituire delle opportunità d’acquisto in quanto il nuovo Governo italiano ha già dimostrato di essere sensibile alle pressioni provenienti dai mercati e dallo scenario internazionale” precisa il Team. Proprio la situazione del nostro paese conferma quanto sia diventato importante prevedere il ciclo delle notizie politiche per cercare di intuire i trend dei mercati e le ripercussioni sulla performance economica e dei portafogli finanziari.

La strategia per affrontare una crescita più bassa e un’inflazione più elevata


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PRESSIONI AL RIALZO SUI TASSI DI INTERESSE


Tuttavia se, come tutto al momento lascia pensare, l’economia statunitense resta in buona forma, la Federal Reserve (Fed) continua ad aumentare gradualmente i tassi, la Bank of Japan corregge i rendimenti al rialzo e la BCE conferma la fine del programma di allentamento quantitativo, dovrebbe proseguire la pressione al rialzo sui mercati obbligazionari dei paesi sviluppati. Ciò nonostante, a parità di altre condizioni, rendimenti dei Treasury decennali molto al di sopra del 3% potrebbero rappresentare un’opportunità d’acquisto.

MAGGIORE VOLATILITÀ, PIÙ OPPORTUNITÀ


“È probabile che la decisione della Bank of Japan di adottare un intervallo più ampio di oscillazione dei tassi di rendimento dei titoli governativi decennali nipponici possa generare una maggiore volatilità e una spinta al rialzo dei tassi privi di rischio. Ed è altrettanto plausibile che i mercati testino nuovamente il livello del 3% dei Treasury statunitensi a 10 anni, sebbene consideriamo le impennate come opportunità d’acquisto” puntualizza infatti il Team. Nell’ambito delle obbligazioni societarie, invece, il Team ritiene che i titoli restino ben posizionati per conseguire buone performance nella seconda metà del 2018.

CONTESTO FONDAMENTALE POSITIVO


“Il contesto fondamentale appare sempre più benevolo, visti i solidi dati economici e la distensione dei timori di ordine commerciale e politico rispetto alla prima parte dell’anno” specifica il Team. Infine, uno sguardo ai mercati emergenti. In questo ambito occorre tenere sotto stretta osservazione l’evoluzione delle guerre commerciali e i rischi estremi ad esse associate: l’eventuale peggioramento della situazione rischierebbe di frenare la crescita globale ed eserciterebbe pressioni negative sugli attivi rischiosi e, in particolare, sui mercati emergenti.

Obbligazioni, gli elementi a favore dei bond societari e dei mercati emergenti


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SUDAFRICA E INDONESIA INGIUSTAMENTE PENALIZZATE


Tuttavia un attento esame delle risposte di molte economie considerate vulnerabili delinea un quadro meno cupo sui paesi in via di sviluppo, soprattutto se esaminati singolarmente. “Le pesanti ondate di vendite verificatesi nel secondo trimestre sembrano aver ingiustamente penalizzato paesi con fondamentali in via di miglioramento (come Sudafrica e Indonesia), pertanto si sono venuti a creare interessanti punti d’ingresso da sfruttare in presenza di un allentamento delle tensioni commerciali” conclude il Team.

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