mercati obbligazionari

Tassi in rialzo e immobiliare, due parametri da osservare con attenzione

L’industria italiana del risparmio gestito dovrà vedersela nei prossimi mesi con due formidabili concorrenti tornati ad attrarre i risparmiatori: il mercato obbligazionario e quello immobiliare

24 Settembre 2018 11:07

financialounge -  mercati obbligazionari settore immobiliare tassi di interesse Tecnocasa
L’anno scorso l’industria italiana del risparmio gestito ha registrato una raccolta netta di 97,4 miliardi di euro, mentre l’anno precedente aveva raccolto 55,6 miliardi e nel 2015 addirittura oltre 141 miliardi. Tuttavia, negli ultimi tre mesi (maggio, giugno e luglio) la raccolta netta dell’industria italiana del risparmio gestito è finita in rosso sebbene il saldo da inizio anno sia ampiamente in attivo (per oltre 9 miliardi). Messa così sembrerebbe essere soltanto un fisiologico calo dopo una lunga corsa che ha portato le case d’investimento attive in Italia ad amministrare un patrimonio complessivo di 2.062 miliardi.

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ALCUNI CAMPANELLI D’ALLARME


In realtà, alcuni indizi potrebbero segnalare qualche pericolo imminente per gli asset manager operativi sul nostro mercato. In particolare, si amplificano le evidenze che vedono tornare attrattivi due strumenti che da circa un decennio erano quasi scomparsi o, per meglio dire, avevano perso molto del proprio appeal sui risparmiatori: il mercato obbligazionario e quello immobiliare.

 

CRESCE LA VOGLIA DI CASA PER INVESTIMENTO


Partiamo da quest’ultimo. Uno studio di Tecnocasa ha rivelato che è in costante crescita negli ultimi 5 anni l’inclinazione da parte degli investitori in immobili a optare per un impiego per investimento. Per la precisione, nel 2018 a livello nazionale il 17,9% delle compravendite è stato per uso investimento (mentre il 77% è per l’abitazione principale e il 5,1% per la casa vacanza): una percentuale in costante crescita negli ultimi cinque anni e che vede l’attuale quota confrontarsi con il 16,3% del 2014. Questo trend è ancora più marcato nella città di Milano, dove tra il 2014 ed il 2018 tale percentuale è balzata dal 13,8% al 24,3%.


STABILIZZAZIONE DEI PREZZI


Un fenomeno che si spiega in base alla stabilizzazione dei prezzi delle case dopo un decennio di forti cali, che ha portato il rendimento di un immobile uso investimento (per rivenderlo nel tempo o per metterlo a reddito) di nuovo appetibile per le famiglie italiane.

BOT E BTP TORNANO ATTRAENTI


Sempre in tema di rendimento, anche quello dei titoli di stato italiani è risalito. Per esempio, quello del BOT annuale (scadenza 14.08.2019) è ora in positivo dopo essere stato per parecchi trimestri negativo. Il rendimento del BTP triennale (scadenza 1.9.2021, codice Isin: IT0004695075) paga ora l’1,41% lordo annuo, il quinquennale (scadenza 1.10.2023, Isin : IT0005344335) riconosce un tasso annuo del 2,06% lordo e il decennale (scadenza 1.9.2028, Isin: IT0004889033) il 2,75% lordo annuo. Tenendo conto che la BCE dovrebbe cominciare a rialzare i tassi tra circa un anno è probabile che tali tassi, a prescindere dalle tensioni sulla Legge di Bilancio 2019 in corso di approvazione, saranno nel corso dei prossimi 12 mesi su livelli più alti e quindi ancora più appetibili per le famiglie.

NESSUN ALLARMISMO MA…..


Nessun allarmismo ma è evidente che lo scenario che si prospetta per l’industria del risparmio gestito si fa più sfidante. Le case d’investimento dovranno essere capaci di intercettare le effettive esigenze delle famiglie risparmiatrici con prodotti e servizi efficienti e con costi non eccessivi. I consulenti saranno chiamati invece ad affiancare i clienti mettendo in campo, non soltanto competenze specifiche e strumenti sofisticati, ma anche il sostegno psicologico adeguato alle diverse circostanze per evitare che i clienti commettano nel tempo errori emotivi che possano pregiudicare i sacrifici che comporta risparmiare. Un aspetto, quest’ultimo, che si è rivelato particolarmente efficace durante la grande crisi 2007-2009, la crisi del debito sovrano della zona euro del 2011, durante il taper tantrum del 2013, nel corso delle perturbazioni scatenate dalla svalutazione dello yuan cinese (estate 2015- gennaio 2016), e dopo l’esito del voto sulla Brexit.

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