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DEF Italia, reazione dei gestori e preoccupazioni a lungo termine

Per le società di gestione del risparmio la reazione dei mercati potrebbe essere stata esagerata, ma le ragioni che hanno spinto in forte ribasso titoli di stato italiani persistono con, in più, l’ombra del giudizio delle agenzie di rating.

1 Ottobre 2018 09:22

financialounge -  Amundi Andrea Delitala Antonio Ruggeri Azad Zangana Ethenea italia legge di bilancio 2019 Matteo Germano Pictet Schroders SYZ Asset Management Thomas Herbert

SCHRODERS: REAZIONE FORSE ECCESSIVA


“Le preoccupazioni di lungo termine continueranno ad esistere, ma nel breve periodo il mercato sembra aver avuto una reazione eccessiva”. Sintetizza così Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist di Schroders, la sua analisi sul comportamento dei mercati finanziari il giorno dopo la presentazione del DEF, in cui il governo italiano ha fissato al 2,4% il deficit di bilanci per il 2019 e per i successivi due anni.
“Guardando avanti, la piccola espansione (0,8% del Pil) annunciata nel bilancio 2019 non è in alcun modo disastrosa, in quanto, tenendo conto di crescita e inflazione, l’Italia dovrebbe registrare un calo del debito/Pil il prossimo anno” specifica Zangana.
Lo strategist ritiene che nelle prossime settimane, la Commissione Europea protesterà contro questo slittamento fiscale da parte dell’Italia, ma è probabile che i mercati alla fine, probabilmente, realizzeranno che il Governo italiano ha intenzione di implementare solo una parte delle promesse elettorali. “Nel breve termine, è plausibile che gran parte degli investitori possano tornare a sostenere l’Italia. In fondo, al netto delle dichiarazioni e delle promesse elettorali, il Governo di Roma ha come obiettivo quello di allentare leggermente la politica fiscale e in una fascia che dovrebbe essere tollerata dai mercati” commenta Azad Zangana.

SYZ AM: TRE FATTORI PESANO SUL DEBITO


Al contrario, per Antonio Ruggeri, gestore del fondo OYSTER European Corporate Bonds di SYZ Asset Management, è difficile stabilire se la reazione del mercato sia ragionevole o eccessiva. Quel che per il manager è evidente è l’impatto che uno spread in rialzo comporta nei bilanci delle banche italiane. “La quantità di debito italiano detenuta dalle banche è cresciuta durante l’estate portandosi a circa 400 miliardi di euro e ciò, combinato con l’aumento degli spread, avrà di certo un impatto sulle entrate già nel 2018. Allo stesso tempo, l’impennata degli spread comporta costi di finanziamento più alti e uno scenario più difficile per la gestione degli NPL” precisa Antonio Ruggeri. Secondo il quale si possono indicare almeno tre ragioni in base alle quali il debito pubblico italiano è stato cosi’ severamente bersagliato dalle vendite sui mercati. In primis il rapporto debito/PIL già estremamente elevato (sopra il 130%) che, alla luce delle attuali stime di crescita, probabilmente aumenterà. In secondo luogo, ai mercati non piace l’idea di fissare un deficit per i prossimi 3 anni al di sopra delle soglie prestabilite in aperta sfida con l’UE. In terzo luogo, ne esce ridimensionata la figura del Ministro del Tesoro Tria: se anche non si dimetterà, risulta a questo punto danneggiata la sua credibilità.

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AMUNDI: NEUTRALI SUL DEBITO ITALIANO


D’altra parte, come sostiene Matteo Germano, Head of Multi Assets, CIO Italy di AMUNDI, dovrebbe essere escluso un contagio all’intero mercato obbligazionario europeo poiché quella italiana rimane una problematica locale, sebbene non si possa comunque escludere che l’estendersi di una minore disciplina fiscale tra i Paesi possa portare ad un aumento della pressione sui mercati.
“Sui titoli del debito pubblico italiano abbiamo un posizionamento neutrale. Questi movimenti di breve termine riflettono l’aggiustamento delle aspettative del mercato (che secondo noi erano troppo positive), ma andando avanti ci aspettiamo che l’analisi sull’Italia possa diventare più critica e che aumenti il premio per il rischio richiesto sugli asset italiani rispetto ad altri mercati europei, in ragione dell’incertezza sulla politica fiscale” tiene a precisare Matteo Germano. Sul fronte degli investitori esteri Germano non si aspetta ulteriori rilevanti peggioramenti (dal momento che hanno assunto posizioni caute già negli scorsi mesi), ma segnala una criticità: l’indebolimento delle attese sull’economia italiana potrebbe mettere nuovamente sotto pressione i titoli governativi proprio nel momento in cui la BCE sta iniziando a ridurre gli acquisti.

PICTET AM: ATTENZIONE AL DECLASSAMENTO DEL RATING


Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Asset Management, dal canto suo, segnala invece un altro aspetto altrettanto delicato per implicazioni di mercato: il giudizio delle Agenzie di Rating. “Alla fine di agosto lo spread vicino a 300 punti base incorporava un declassamento del rating del debito Italiano, ed ora ci stiamo riavvicinando rapidamente a quei valori. Il problema è il punto di partenza del rating italiano, molto prossimo alla perdita dello status di paese Investment Grade: siamo infatti due gradini sopra. La perdita di questo giudizio comporterebbe l’esclusione del debito italiano dai più importanti indici obbligazionari mondiali, scatenando la liquidazione forzata di titoli di Stato del nostro paese da parte di molti investitori esteri, oltre a renderli non più acquistabili dalla stessa BCE” argomenta Delitala.

ETHENEA: RISCHIO DI ULTERIORE RIALZO DEI TASSI IN ITALIA


Infine, Thomas Herbert, Direttore investimenti di Ethenea, spiega perché aspettarsi tassi dei titoli del debito italiano in ulteriore allungo. “Entro il 15 ottobre, l’Italia dovrà presentare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio e, al momento, appare improbabile che possa piacere alla Commissione europea. Di conseguenza, c’è il rischio concreto che i tassi italiani aumentino ulteriormente ma non è scontato che il Governo sopravviverà alle tensioni che stanno montando nonostante la coalizione Lega-5 Stelle abbia la maggioranza in entrambe le camere”.

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