ESG

Investimenti sostenibili, Italia al passo con Europa e resto del mondo

La ricerca annuale Schroders Global Investor Study 2018 segnala che il 63% degli investitori italiani ha aumentato, rispetto a 5 anni fa, la propria allocazione in fondi sostenibili.

1 Ottobre 2018 14:44

financialounge -  ESG investimenti sostenibili Jessica Ground Schroders Schroders Global Investor Study
Il tema della sostenibilità cresce di interesse tra gli italiani che mostrano un’attenzione perfettamente in linea con quella degli altri paesi europei e del resto del mondo. A dirlo, numeri alla mano, è la ricerca annuale Schroders Global Investor Study 2018, condotta su oltre 22.000 persone in 30 paesi. Per esempio, il 73% degli italiani ritiene un fattore di scelta più rilevante rispetto a 5 anni fa un comportamento socialmente responsabile delle società in cui investire. Una percentuale prossima sia a quella evidenziata dagli investitori europei (74%) e sia a quella dichiarata dagli investitori a livello globale (76%).

IL 63% DEGLI ITALIANI HA AUMENTATO L’ESPOSIZIONE


Inoltre il 63% degli italiani ha incrementato l’esposizione agli investimenti sostenibili in portafoglio rispetto a 5 anni fa: percentuale che si colloca circa a metà strada tra quella europea (60%) e quella mondiale (64%). Tale aumento di impieghi trova poi una ulteriore conferma pratica nella percentuale media (36%) che gli italiani dedicano in portafoglio agli investimenti sostenibili, quota che è perfettamente allineata con gli investitori a livello europeo (36%) e globale (37%).

CRUCIALE L’IMPEGNO ALL’EDUCAZIONE FINANZIARIA


“Questo studio mette in evidenza la rapida crescita dell’interesse nei confronti degli investimenti sostenibili, incrementati dal 64% degli investitori a livello globale negli ultimi 5 anni. Resta tuttavia cruciale l’impegno dell’industria a educare tutti gli investitori riguardo ai potenziali benefici di questo approccio” ha commentato Jessica Ground, Global Head of Stewardship di Schroders.

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NESSUN IMPATTO NEGATIVO SULLE PERFORMANCE


Tra gli aspetti che hanno maggiormente contribuito a questa robusta crescita vi è la consapevolezza acquisita negli ultimi anni che l’approccio sostenibile non vada a scapito del rendimento nel lungo termine. Infatti, la percentuale di italiani che ancora teme tale possibile correlazione negativa si ferma al 23 per cento. Un risultato incoraggiante merito anche dell’impegno, a livello di industria, verso una maggiore e più diffusa educazione finanziaria.

LE BARRIERE CHE ANCORA FRENANO GLI INVESTITORI


“L’impatto negativo sui rendimenti non rappresenta più un ostacolo per molti, anche se permangono barriere che frenano gli investitori, evidenziando la necessità di una maggiore trasparenza e consulenza su queste strategie” sostiene Jessica Ground. A questo proposito resta fondamentale proseguire sulla strada dell’educazione finanziaria per abbattere le barriere psicologiche che frenano questo tipo d’investimento e renderne noti i benefici per il proprio portafoglio e la società intera.

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CARENZA DI INFORMAZIONI


D’altra parte, il 60% degli intervistati lamenta proprio una carenza di informazioni. Entrando nei particolari, il 32% degli investitori italiani segnala una mancanza di informazioni sull’engagement dei gestori nei confronti delle società su cui investono: una percentuale superiore a quella indicata dagli investitori europei (23%) e a livello globale (26%). Inoltre un italiano su quattro (25%) lamenta la difficoltà di ricevere un’adeguata consulenza su questo tipo di investimenti.

IL SIGNIFICATO DI INVESTIMENTO SOSTENIBILE


Infine, ma non certo per importanza, emerge un aspetto che dovrebbe far riflettere tutti gli addetti ai lavori: la mancata comprensione riguardo al significato reale di investimento sostenibile. In Italia il 16% degli investitori dichiara di non essere nelle condizioni di delineare con precisione gli strumenti con un approccio realmente sostenibile (contro il 20% a livello europeo e 22% a livello globale), mentre per il 6% non è chiara la definizione di investimento sostenibile (7% in Europa e 9% globale).

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