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Rivoluzione digital-green anche per i beni di lusso
Cina, Nord America e Europa valgono i due terzi del mercato, ma il futuro dei beni di lusso sarà determinato dai consumatori più giovani, attenti all’ambiente e al digitale.
8 Ottobre 2018 15:29
Se si osservano i dati più recenti delle vendite e dei margini delle aziende dei beni di lusso non si può che giungere alla conclusione che si tratti di un settore in salute. In questo settore, infatti, il rallentamento del mercato cinese non si è affatto materializzato, almeno finora, e la crescita del giro d’affari è ben distribuita sia nel continente asiatico che negli Stati Uniti.
A questo proposito, per comprendere ancora meglio la rilevanza di questa diffusione del fatturato, va ricordato che il mercato cinese costituisce circa un terzo del mercato globale del lusso, il Nord America il 18% e l’Europa occidentale il 15%. Inoltre, in parallelo, continua a crescere la ricchezza della fascia più abbiente della popolazione globale. “Secondo un recente report di Cap Gemini il tasso di aumento di tale ricchezza si è attestato all’11% nel 2017, il che ci fa supporre possibile che la dinamica delle vendite di beni di lusso quest’anno possa risultare al di sopra del 5%” sostiene Scilla Huang Sun, responsabile azionario settore lusso di GAM Investments, nonostante il settore lusso sia al terzo anno di ripresa.
D’altra parte, mentre molte compagnie luxury brand hanno comunicato risultati di bilancio superiori alle attese degli analisti, i continui annunci di Trump in tema di dazi commerciali hanno spinto le valutazioni di Borsa dei titoli del settore più in basso rendendole più attraenti. Tuttavia, come sottolinea Scilla Huang Sun, il fenomeno della polarizzazione all’interno del settore prosegue senza soste con specifici marchi (tra cui Gucci, Balenciaga e Louis Vuitton) che spiccano sui listini. Alla luce anche di questo fenomeno, l’esperta non si limita a selezionare i marchi capaci di generare ingenti flussi di cassa, ma predilige sia i brand che offrono beni di lusso in grado di attrarre millennials (i nati tra il 1980 e il 2000) e nuovi consumatori, e sia i marchi che mostrano una inclinazione a cavalcare i trend digitali e di settore.
Vendite omni–channel, digitalizzazione e millennials rappresentano, in ottica prospettica, i driver della crescita futura dei leader di settore. In particolare i millennials dovrebbero arrivare a coprire il 50% della spesa in beni di lusso entro il 2024 mentre la generazione X (i nati a cavallo tra il 1960 il 1980) contribuisce attualmente già per il 39%.
“Le nuove generazioni di consumatori prestano più attenzione all’ambiente rispetto alle generazioni dei loro genitori, e hanno alimentato un trend caratterizzato da una maggiore inclinazione verso i prodotti sostenibili. Dal nostro punto di vista il potere dei brand, e in particolare il loro pricing power, dovrebbero garantire il raggiungimento di elevati livelli di redditività” afferma Scilla Huang Sun. L’esperta, infine, ci tiene a sottolineare un ulteriore aspetto che rende ancora più appetibili i titoli del lusso: la capacità di incrementare i dividendi negli ultimi 10 anni, che dovrebbe proseguire anche nei prossimi anni.
FATTURATO BEN DISTRIBUITO A LIVELLO MONDIALE
A questo proposito, per comprendere ancora meglio la rilevanza di questa diffusione del fatturato, va ricordato che il mercato cinese costituisce circa un terzo del mercato globale del lusso, il Nord America il 18% e l’Europa occidentale il 15%. Inoltre, in parallelo, continua a crescere la ricchezza della fascia più abbiente della popolazione globale. “Secondo un recente report di Cap Gemini il tasso di aumento di tale ricchezza si è attestato all’11% nel 2017, il che ci fa supporre possibile che la dinamica delle vendite di beni di lusso quest’anno possa risultare al di sopra del 5%” sostiene Scilla Huang Sun, responsabile azionario settore lusso di GAM Investments, nonostante il settore lusso sia al terzo anno di ripresa.
Settore lusso, Asia e Stati Uniti spingono la crescita strutturale
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TITOLI DEL SETTORE PENALIZZATI IN BORSA
D’altra parte, mentre molte compagnie luxury brand hanno comunicato risultati di bilancio superiori alle attese degli analisti, i continui annunci di Trump in tema di dazi commerciali hanno spinto le valutazioni di Borsa dei titoli del settore più in basso rendendole più attraenti. Tuttavia, come sottolinea Scilla Huang Sun, il fenomeno della polarizzazione all’interno del settore prosegue senza soste con specifici marchi (tra cui Gucci, Balenciaga e Louis Vuitton) che spiccano sui listini. Alla luce anche di questo fenomeno, l’esperta non si limita a selezionare i marchi capaci di generare ingenti flussi di cassa, ma predilige sia i brand che offrono beni di lusso in grado di attrarre millennials (i nati tra il 1980 e il 2000) e nuovi consumatori, e sia i marchi che mostrano una inclinazione a cavalcare i trend digitali e di settore.
FOCUS SUI DRIVER DELLA CRESCITA
Vendite omni–channel, digitalizzazione e millennials rappresentano, in ottica prospettica, i driver della crescita futura dei leader di settore. In particolare i millennials dovrebbero arrivare a coprire il 50% della spesa in beni di lusso entro il 2024 mentre la generazione X (i nati a cavallo tra il 1960 il 1980) contribuisce attualmente già per il 39%.
Valutazioni e crescita: GAM vede possibilità concrete negli emergenti
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NUOVE GENERAZIONI PIÙ ATTENTE ALLA SOSTENIBILITÀ
“Le nuove generazioni di consumatori prestano più attenzione all’ambiente rispetto alle generazioni dei loro genitori, e hanno alimentato un trend caratterizzato da una maggiore inclinazione verso i prodotti sostenibili. Dal nostro punto di vista il potere dei brand, e in particolare il loro pricing power, dovrebbero garantire il raggiungimento di elevati livelli di redditività” afferma Scilla Huang Sun. L’esperta, infine, ci tiene a sottolineare un ulteriore aspetto che rende ancora più appetibili i titoli del lusso: la capacità di incrementare i dividendi negli ultimi 10 anni, che dovrebbe proseguire anche nei prossimi anni.