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Debito emergente, ecco le occasioni per chi ha pazienza e tempo
Alle quotazioni attuali alcune valute cominciano ad essere attraenti. Tra queste il peso messicano, il rand sudafricano, il rublo russo, la lira egiziana e il ringgit malese.
16 Ottobre 2018 11:19
La scorsa settimana, caratterizzata dalle turbolenze che hanno interessato le Borse e i mercati obbligazionari di tutto il mondo, è passata sotto traccia la sostanziale tenuta delle principali valute emergenti sia rispetto all’euro e sia, soprattutto, rispetto al dollaro americano. A parte il peso colombiano (-1,9% rispetto al biglietto verde), il peso cileno (-1,3%) e lo yuan cinese (-0,6%), tutte le altre principali monete dei paesi in via di sviluppo sono rimaste stabili o, addirittura, si sono apprezzate, sui mercati valutari.
Certo, il bilancio da inizio anno resta ancora ampiamente in rosso rispetto al dollaro. Basti pensare, solo per citare i casi più evidenti, che il peso argentino è ancora in calo del 47,9% rispetto al fixing del 1 gennaio con il biglietto verde, la lira turca del 36%, il rand sudafricano del 14,4%, la rupia indiana del 13,3%, il rublo russo del 13% e il real brasiliano del 12,2%. Resta però il fatto che la resilienza dimostrata dalle divise emergenti la scorsa settimana lascerebbe intuire che forse il peggio è alle spalle.
Anche perché la correzione che si è abbattuta sulle valute dei paesi in via di sviluppo è apparsa abbastanza indistinta, affossando sia le monete di paesi con situazioni decisamente più instabili dal punto di vista della sostenibilità finanziaria e sia quelli con ottimi fondamentali (in termini di crescita, inflazione attesa e debito pubblico) e solidi dati della bilancia commerciale. Alla luce di questa situazione e in ottica di medio lungo termine, alcuni esperti cominciano a formulare visioni più costruttive sulle valute emergenti, sebbene con precisi distinguo tra paese e paese.
“Abbiamo un’opinione positiva sul peso messicano, sul rand sudafricano e sul rublo russo” fa sapere Eric Baurmeister, Responsabile del Team Emerging Markets Debt di Morgan Stanley Investment Management. Secondo l’esperto è vero che la divisa di Mosca potrebbe risultare volatile nei prossimi mesi per via delle sanzioni e delle cattive relazioni internazionali del Cremlino, ma è altrettanto vero che il bilancio statale si basa su una previsione del prezzo del petrolio a 40 dollari Usd, mentre attualmente le quotazioni viaggiano su livelli doppi: le entrate in eccesso confluiranno in un fondo di stabilizzazione petrolifera e verso l'accumulo delle riserve a tutto vantaggio del rublo russo.
Eric Baurmeister è positivo pure sulla lira egiziana (‘una valuta piuttosto stabile e con alti tassi, sia reali che nominali, che la rendono interessante’) e leggermente più ottimista anche sul ringgit malese: in questo caso la sorpresa positiva è l’operato del Primo ministro Mahathir che si sta muovendo in modo fiscalmente più responsabile di quanto temuto da molti osservatori anche nell’ambito del contrasto alla corruzione.
“Riteniamo anche che la grande correzione del peso argentino abbia reso piuttosto interessanti in Argentina le obbligazioni locali a tasso variabile” aggiunge Eric Baurmeister che, tuttavia, preferisce stare alla larga dalla Turchia. Da un lato la lira turca e il suo debito sono stati penalizzati dal mercato in modo forse eccessivo ma, al momento, non ci sono in campo misure mirate a ridurre il disavanzo delle partite correnti: le prospettive indicano quindi un ulteriore indebolimento della posizione fiscale del Paese.
BILANCIO IN ROSSO DA INIZIO ANNO
Certo, il bilancio da inizio anno resta ancora ampiamente in rosso rispetto al dollaro. Basti pensare, solo per citare i casi più evidenti, che il peso argentino è ancora in calo del 47,9% rispetto al fixing del 1 gennaio con il biglietto verde, la lira turca del 36%, il rand sudafricano del 14,4%, la rupia indiana del 13,3%, il rublo russo del 13% e il real brasiliano del 12,2%. Resta però il fatto che la resilienza dimostrata dalle divise emergenti la scorsa settimana lascerebbe intuire che forse il peggio è alle spalle.
Obbligazioni, scelte selezionate nei bond societari e nel debito emergente
Obbligazioni, scelte selezionate nei bond societari e nel debito emergente
CORREZIONE VALUTARIA SENZA DISTINZIONI
Anche perché la correzione che si è abbattuta sulle valute dei paesi in via di sviluppo è apparsa abbastanza indistinta, affossando sia le monete di paesi con situazioni decisamente più instabili dal punto di vista della sostenibilità finanziaria e sia quelli con ottimi fondamentali (in termini di crescita, inflazione attesa e debito pubblico) e solidi dati della bilancia commerciale. Alla luce di questa situazione e in ottica di medio lungo termine, alcuni esperti cominciano a formulare visioni più costruttive sulle valute emergenti, sebbene con precisi distinguo tra paese e paese.
POSITIVI SU PESO MESSICANO, RAND E RUBLO
“Abbiamo un’opinione positiva sul peso messicano, sul rand sudafricano e sul rublo russo” fa sapere Eric Baurmeister, Responsabile del Team Emerging Markets Debt di Morgan Stanley Investment Management. Secondo l’esperto è vero che la divisa di Mosca potrebbe risultare volatile nei prossimi mesi per via delle sanzioni e delle cattive relazioni internazionali del Cremlino, ma è altrettanto vero che il bilancio statale si basa su una previsione del prezzo del petrolio a 40 dollari Usd, mentre attualmente le quotazioni viaggiano su livelli doppi: le entrate in eccesso confluiranno in un fondo di stabilizzazione petrolifera e verso l'accumulo delle riserve a tutto vantaggio del rublo russo.
Obbligazioni, gli elementi a favore dei bond societari e dei mercati emergenti
Obbligazioni, gli elementi a favore dei bond societari e dei mercati emergenti
LIRA EGIZIANA STABILE E REDDITIVA
Eric Baurmeister è positivo pure sulla lira egiziana (‘una valuta piuttosto stabile e con alti tassi, sia reali che nominali, che la rendono interessante’) e leggermente più ottimista anche sul ringgit malese: in questo caso la sorpresa positiva è l’operato del Primo ministro Mahathir che si sta muovendo in modo fiscalmente più responsabile di quanto temuto da molti osservatori anche nell’ambito del contrasto alla corruzione.
PESO ARGENTINO SI, LIRA TURCA NO
“Riteniamo anche che la grande correzione del peso argentino abbia reso piuttosto interessanti in Argentina le obbligazioni locali a tasso variabile” aggiunge Eric Baurmeister che, tuttavia, preferisce stare alla larga dalla Turchia. Da un lato la lira turca e il suo debito sono stati penalizzati dal mercato in modo forse eccessivo ma, al momento, non ci sono in campo misure mirate a ridurre il disavanzo delle partite correnti: le prospettive indicano quindi un ulteriore indebolimento della posizione fiscale del Paese.
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