disuguaglianze sociali
Per Moody's la disuguaglianza finirà per pesare sul merito di credito degli USA
Secondo un recente report dell’agenzia di rating la disuguaglianza potrebbe mettere sotto pressione l'equilibrio fiscale americano. Anche se i titoli del Tesoro USA continuano a essere considerati tra i più sicuri al mondo.
17 Ottobre 2018 11:11
La disuguaglianza economica non è solo una teoria accademica, come è stato peraltro dimostrato dalla recente ondata di voto populista in tutto il mondo. Ma le sue implicazioni forse non sono state del tutto esplorate: per esempio, un recente report segnala che il peggioramento della disuguaglianza negli Stati Uniti potrebbe avere ripercussioni finanziarie per il paese. Questo rapporto, pubblicato all'inizio di ottobre dall'agenzia di rating Moody's Investors Service, dal titolo “Government of the United States: Rising income inequality will likely weigh on credit profile”, sviluppa le implicazioni sul merito di credito degli Stati Uniti derivanti dalla disuguaglianza di reddito. Ovviamente, nel momento in cui un'agenzia di rating segnala un potenziale pericolo, circostanziandone le implicazioni, il rischio che si tratti di un avvertimento per un potenziale declassamento è elevato. Cerchiamo quindi di capire i punti salienti del report.
Dal 2000, la disuguaglianza di reddito è aumentata in tutte le economie avanzate ma negli Stati Uniti è significativamente più alta e la ricchezza è marcatamente più concentrata. Dal 1995, il 10% degli statunitensi con reddito maggiore ha registrato un aumento complessivo del patrimonio netto medio di quasi il 200%, mentre il 40% inferiore dei percettori di reddito ha accusato una contrazione. L'allargamento del divario di disuguaglianza è stato guidato da una serie di fattori, tra cui la globalizzazione, l'automazione, i progressi tecnologici che richiedono competenze professionali avanzate, un elevato livello di istruzione combinato con l'aumento dei costi dell'istruzione e la riduzione progressiva delle leggi fiscali. Inoltre, vi è stato un aumento particolarmente marcato della ricchezza e della disuguaglianza dei redditi dalla grande crisi finanziaria globale del 2008-2009 in poi.
Secondo gli analisti di Moody’s, la crisi finanziaria globale ha esasperato gli effetti di queste tendenze colpendo in modo sproporzionato le famiglie più povere più indebitate e, al contempo, riducendo la mobilità (economica e sociale) delle famiglie con il risultato che è aumentato in modo evidente il numero delle famiglie con ricchezza netta negativa. Le famiglie più ricche con una maggiore esposizione finanziaria sui mercati azionari, sia tramite i piani di risparmio previdenziale e sia attraverso investimenti personali in portafoglio, hanno beneficiato in modo sproporzionato dei roboanti guadagni dei mercati azionari statunitensi e globali dopo la crisi finanziaria globale. Tutti gli altri, quelli che hanno potuto contare soltanto dei redditi da lavoro, hanno invece fatto fatica persino a recuperare la posizione di ricchezza relativa che detenevano prima della grande crisi.
Alla luce dell’attuale profilo creditizio degli Stati Uniti, fanno sapere gli esperti di Moody’s, l'aumento delle disuguaglianze aggraverà le pressioni sulla forza fiscale del paese, dal momento che saranno probabilmente necessarie maggiori spese governative per sostenere le famiglie a basso reddito e difficilmente saranno compensate da misure di aumento delle entrate in quanto i recenti tagli fiscali hanno già drenato ingenti risorse federali. L'aumento delle disuguaglianze coincide infatti con un peggioramento delle prospettive fiscali del paese a fronte della crescente spesa per diritti connessi all'invecchiamento, di maggiori pagamenti del servizio del debito e di recenti decisioni politiche che ridurranno il futuro introito delle entrate e aumenteranno la spesa. Tutti questi aspetti stanno contribuendo ad ampliare i deficit fiscali e ad accrescere gli oneri del debito e Moody's si aspetta che l'aumento delle disuguaglianze renda politicamente più difficile per gli Stati Uniti mitigare queste sfavorevoli dinamiche fiscali a medio termine.
Il tutto, specificano gli analisti di Moody’s, senza trascurare che il profilo creditizio del debito sovrano statunitense potrebbe essere indebolito anche per effetto di situazioni di rischio economico, istituzionale e politico. A questo proposito, va ricordato che l'aumento delle disuguaglianze legate al reddito e alle opportunità di lavoro è stato un tema di assoluto rilievo nelle elezioni presidenziali del 2016. Il rischio politico potrebbe aumentare se la disuguaglianza non viene affrontata, portando a un panorama politico sempre più incerto e instabile.
Ma cosa potrebbe succedere se davvero la disuguaglianza di reddito portasse ad un declassamento del merito di credito dei titoli di stato degli Stati Uniti? Vale la pena segnalare che dopo il downgrade di Standard & Poor’s del 5 agosto 2011, gli investitori hanno continuato a comperare a piene mani i titoli di stato USA spingendo i loro rendimenti verso il basso con il risultato di abbassare e di aumentando il costo del debito per il paese: il tasso del Treasury decennale USA da un rendimento del 2,79% di fine luglio 2011 scese infatti ad un rendimento del 2,23% a fine agosto, per proseguire al ribasso nei 12 mesi successivi fino all’1,55% di fine agosto 2012.
Tuttavia, è opportuno precisare che quel precedente declassamento avvenne in un momento storico diverso, quando la ripresa economica era da poco iniziata e la principale preoccupazione degli investitori era rappresentata dalla deflazione e non dall'inflazione. Attualmente, invece, i tassi di interesse sono più alti e in aumento, riflettendo un'economia più forte e prospettive in ripresa per i prezzi al consumo. Inoltre, sulla scia dei tagli delle tasse da parte dell’amministrazione di Washington, si sta riversando sul mercato una maggiore offerta di titoli governativi USA.
DAL 2000 DISUGUAGLIANZA DI REDDITO IN ASCESA
Dal 2000, la disuguaglianza di reddito è aumentata in tutte le economie avanzate ma negli Stati Uniti è significativamente più alta e la ricchezza è marcatamente più concentrata. Dal 1995, il 10% degli statunitensi con reddito maggiore ha registrato un aumento complessivo del patrimonio netto medio di quasi il 200%, mentre il 40% inferiore dei percettori di reddito ha accusato una contrazione. L'allargamento del divario di disuguaglianza è stato guidato da una serie di fattori, tra cui la globalizzazione, l'automazione, i progressi tecnologici che richiedono competenze professionali avanzate, un elevato livello di istruzione combinato con l'aumento dei costi dell'istruzione e la riduzione progressiva delle leggi fiscali. Inoltre, vi è stato un aumento particolarmente marcato della ricchezza e della disuguaglianza dei redditi dalla grande crisi finanziaria globale del 2008-2009 in poi.
Wall Street può continuare a primeggiare tra le piazze finanziarie
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GLI EFFETTI DELLA CRISI GLOBALE
Secondo gli analisti di Moody’s, la crisi finanziaria globale ha esasperato gli effetti di queste tendenze colpendo in modo sproporzionato le famiglie più povere più indebitate e, al contempo, riducendo la mobilità (economica e sociale) delle famiglie con il risultato che è aumentato in modo evidente il numero delle famiglie con ricchezza netta negativa. Le famiglie più ricche con una maggiore esposizione finanziaria sui mercati azionari, sia tramite i piani di risparmio previdenziale e sia attraverso investimenti personali in portafoglio, hanno beneficiato in modo sproporzionato dei roboanti guadagni dei mercati azionari statunitensi e globali dopo la crisi finanziaria globale. Tutti gli altri, quelli che hanno potuto contare soltanto dei redditi da lavoro, hanno invece fatto fatica persino a recuperare la posizione di ricchezza relativa che detenevano prima della grande crisi.
PRESSIONI SULLA FORZA FISCALE DEL PAESE
Alla luce dell’attuale profilo creditizio degli Stati Uniti, fanno sapere gli esperti di Moody’s, l'aumento delle disuguaglianze aggraverà le pressioni sulla forza fiscale del paese, dal momento che saranno probabilmente necessarie maggiori spese governative per sostenere le famiglie a basso reddito e difficilmente saranno compensate da misure di aumento delle entrate in quanto i recenti tagli fiscali hanno già drenato ingenti risorse federali. L'aumento delle disuguaglianze coincide infatti con un peggioramento delle prospettive fiscali del paese a fronte della crescente spesa per diritti connessi all'invecchiamento, di maggiori pagamenti del servizio del debito e di recenti decisioni politiche che ridurranno il futuro introito delle entrate e aumenteranno la spesa. Tutti questi aspetti stanno contribuendo ad ampliare i deficit fiscali e ad accrescere gli oneri del debito e Moody's si aspetta che l'aumento delle disuguaglianze renda politicamente più difficile per gli Stati Uniti mitigare queste sfavorevoli dinamiche fiscali a medio termine.
Stati Uniti: nessuna recessione in vista, ma meglio non abbassare la guardia
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MAGGIORI RISCHI POLITICI
Il tutto, specificano gli analisti di Moody’s, senza trascurare che il profilo creditizio del debito sovrano statunitense potrebbe essere indebolito anche per effetto di situazioni di rischio economico, istituzionale e politico. A questo proposito, va ricordato che l'aumento delle disuguaglianze legate al reddito e alle opportunità di lavoro è stato un tema di assoluto rilievo nelle elezioni presidenziali del 2016. Il rischio politico potrebbe aumentare se la disuguaglianza non viene affrontata, portando a un panorama politico sempre più incerto e instabile.
IL PRECEDENTE DEL 2011
Ma cosa potrebbe succedere se davvero la disuguaglianza di reddito portasse ad un declassamento del merito di credito dei titoli di stato degli Stati Uniti? Vale la pena segnalare che dopo il downgrade di Standard & Poor’s del 5 agosto 2011, gli investitori hanno continuato a comperare a piene mani i titoli di stato USA spingendo i loro rendimenti verso il basso con il risultato di abbassare e di aumentando il costo del debito per il paese: il tasso del Treasury decennale USA da un rendimento del 2,79% di fine luglio 2011 scese infatti ad un rendimento del 2,23% a fine agosto, per proseguire al ribasso nei 12 mesi successivi fino all’1,55% di fine agosto 2012.
UN MOMENTO STORICO DIVERSO
Tuttavia, è opportuno precisare che quel precedente declassamento avvenne in un momento storico diverso, quando la ripresa economica era da poco iniziata e la principale preoccupazione degli investitori era rappresentata dalla deflazione e non dall'inflazione. Attualmente, invece, i tassi di interesse sono più alti e in aumento, riflettendo un'economia più forte e prospettive in ripresa per i prezzi al consumo. Inoltre, sulla scia dei tagli delle tasse da parte dell’amministrazione di Washington, si sta riversando sul mercato una maggiore offerta di titoli governativi USA.
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