BlackRock
Dazi commerciali e dinamiche valutarie al centro dell’attenzione
Turnill (BlackRock) conferma la propria preferenza per le obbligazioni USA a breve termine anche dopo l'aumento dei rendimenti dei titoli a lungo termine
24 Ottobre 2018 13:18
La stagione delle trimestrali sta entrando nel vivo negli Stati Uniti. Finora le società finanziarie in maggioranza hanno riportato utili e ricavi migliori del previsto per il terzo trimestre mentre le compagnie di assicurazione hanno registrato solidi introiti, sebbene in parte siano dovuti al confronto con un trimestre (il terzo del 2017) piuttosto scarso in termini di profitti. Gli analisti hanno invece iniziato a tagliare le loro previsioni sui guadagni delle società automobilistiche sulla scia delle implicazioni dei conflitti commerciali in aumento. In Cina invece, i dati sulle attività di credito sembrerebbero segnalare una crescita economica resiliente che potrebbe presto beneficiare del sostegno politico di Pechino. I nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti hanno ormai raggiunto un livello record.
In questo contesto, il commento settimanale ai mercati di Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, dal titolo ‘Sticking to the short end (for now)’ si concentra sulla sua preferenza per le obbligazioni statunitensi a breve termine anche dopo l'aumento dei rendimenti dei titoli di stato USA (Treasury) a lungo termine. Una decisione che Richard Turnill spiega partendo da cosa stia guidando l'aumento dei rendimenti obbligazionari. Per farlo ha analizzato i cambiamenti nei rendimenti, in base ai loro driver sottostanti, degli ultimi mesi in quattro principali economie sviluppate. Quello che è emerso è che il contribuito alla maggior parte degli aumenti negli Stati Uniti e in Giappone è riconducibile all'aumento dei rendimenti reali (rendimenti nominali meno il tasso di inflazione), mentre in Germania e nel Regno Unito il principale motore del rialzo dei tassi è imputabile alle crescenti aspettative inflazionistiche.
Ora, fa notare l’esperto, i rendimenti reali in genere aumentano in base alle aspettative di crescita. “Negli Stati Uniti sembra proprio questo il driver alla base del rialzo dei rendimenti. Il nostro BlackRock GPS (un modello interno di misura macro economica, ndr) suggerisce che le stime di consenso per la crescita degli Stati Uniti potrebbero essere troppo prudenti” fa sapere Richard Turnill. Il quale poi aggiunge un altro particolare: il mercato incorpora nelle attuali quotazioni circa tre aumenti dei tassi della Fed nei prossimi 12 mesi, in linea con il punto di vista di BlackRock. Ora, è vero che le variazioni delle aspettative sui tassi si riflettono generalmente nei rendimenti dei titoli di Stato a breve termine, ma è altrettanto vero che la parte breve della curva dei rendimenti degli Stati Uniti ha già scontato un ammontare ragionevole di rialzi dei tassi da parte della Fed.
“Adesso, invece, le aspettative sui tassi in crescita stanno alzando i rendimenti nella parte lunga della curva poiché il crescente deficit di bilancio degli Stati Uniti porterà ad una maggiore offerta di Treasury sul mercato con conseguente ulteriore pressione al rialzo sui rendimenti” puntualizza l’esperto. Insomma, per Richard Turnill, sebbene i rendimenti reali e il premio a termine (la compensazione per possedere obbligazioni a scadenza più lunga rispetto a quelle a più breve scadenza) siano aumentati, gli investitori in obbligazioni a scadenze lunghe non risultano ancora adeguatamente ripagati.
Richard Turnill prevede un ulteriore modesto aumento nei rendimenti a 10 anni degli Stati Uniti, proiettati verso un range compreso tra il 3% e il 3.5% nei prossimi sei mesi. Tuttavia, qualsiasi rischio di crescita potrebbe stimolare la domanda di asset ritenuti come porti sicuri (come spesso vengono considerati i titoli del Tesoro statunitensi) e finire con il pesare sui rendimenti. Al di fuori degli Stati Uniti, l’esperto preferisce i titoli a breve termine sia in Europa che in Giappone (nonostante le curve dei rendimenti in queste due aree siano qualche modo più ripide rispetto agli Stati Uniti), per il semplice fatto che le banche centrali di quei paesi non hanno ancora iniziato a normalizzare le loro politiche monetarie: ogni eventuale rialzo dei tassi avrebbe forti ripercussioni negative sui prezzi dei titoli di stato a medio lungo termine di Germania e Giappone.
“Per tutte queste ragioni, riteniamo che sia troppo presto per aggiungere un'esposizione significativa ai titoli di stato globali a più lungo termine, se non in aree selezionate come le obbligazioni municipali statunitensi esenti da imposte a lungo termine” sottolinea Richard Turnill. Il quale, osservando le dinamiche valutarie, riconosce che le obbligazioni europee stiano diventando progressivamente più allettanti per gli investitori globali, nonostante i loro bassi rendimenti. Anche perché, i rendimenti più elevati degli Stati Uniti sono in gran parte azzerati dal costo della copertura sui cambi per gli investitori in euro o in yen, rendendo il reddito fisso nazionale più attraente.
RESTARE ANCORATI AI TITOLI A BREVE TERMINE
In questo contesto, il commento settimanale ai mercati di Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, dal titolo ‘Sticking to the short end (for now)’ si concentra sulla sua preferenza per le obbligazioni statunitensi a breve termine anche dopo l'aumento dei rendimenti dei titoli di stato USA (Treasury) a lungo termine. Una decisione che Richard Turnill spiega partendo da cosa stia guidando l'aumento dei rendimenti obbligazionari. Per farlo ha analizzato i cambiamenti nei rendimenti, in base ai loro driver sottostanti, degli ultimi mesi in quattro principali economie sviluppate. Quello che è emerso è che il contribuito alla maggior parte degli aumenti negli Stati Uniti e in Giappone è riconducibile all'aumento dei rendimenti reali (rendimenti nominali meno il tasso di inflazione), mentre in Germania e nel Regno Unito il principale motore del rialzo dei tassi è imputabile alle crescenti aspettative inflazionistiche.
COSA SEGNALA IL BLACKROCK GPS
Ora, fa notare l’esperto, i rendimenti reali in genere aumentano in base alle aspettative di crescita. “Negli Stati Uniti sembra proprio questo il driver alla base del rialzo dei rendimenti. Il nostro BlackRock GPS (un modello interno di misura macro economica, ndr) suggerisce che le stime di consenso per la crescita degli Stati Uniti potrebbero essere troppo prudenti” fa sapere Richard Turnill. Il quale poi aggiunge un altro particolare: il mercato incorpora nelle attuali quotazioni circa tre aumenti dei tassi della Fed nei prossimi 12 mesi, in linea con il punto di vista di BlackRock. Ora, è vero che le variazioni delle aspettative sui tassi si riflettono generalmente nei rendimenti dei titoli di Stato a breve termine, ma è altrettanto vero che la parte breve della curva dei rendimenti degli Stati Uniti ha già scontato un ammontare ragionevole di rialzi dei tassi da parte della Fed.
Crescita globale, la minaccia più importante resta la guerra dei dazi
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PRESSIONE AL RIALZO SULLA PARTE LUNGA DELLA CURVA
“Adesso, invece, le aspettative sui tassi in crescita stanno alzando i rendimenti nella parte lunga della curva poiché il crescente deficit di bilancio degli Stati Uniti porterà ad una maggiore offerta di Treasury sul mercato con conseguente ulteriore pressione al rialzo sui rendimenti” puntualizza l’esperto. Insomma, per Richard Turnill, sebbene i rendimenti reali e il premio a termine (la compensazione per possedere obbligazioni a scadenza più lunga rispetto a quelle a più breve scadenza) siano aumentati, gli investitori in obbligazioni a scadenze lunghe non risultano ancora adeguatamente ripagati.
TREASURY COME PORTI SICURI
Richard Turnill prevede un ulteriore modesto aumento nei rendimenti a 10 anni degli Stati Uniti, proiettati verso un range compreso tra il 3% e il 3.5% nei prossimi sei mesi. Tuttavia, qualsiasi rischio di crescita potrebbe stimolare la domanda di asset ritenuti come porti sicuri (come spesso vengono considerati i titoli del Tesoro statunitensi) e finire con il pesare sui rendimenti. Al di fuori degli Stati Uniti, l’esperto preferisce i titoli a breve termine sia in Europa che in Giappone (nonostante le curve dei rendimenti in queste due aree siano qualche modo più ripide rispetto agli Stati Uniti), per il semplice fatto che le banche centrali di quei paesi non hanno ancora iniziato a normalizzare le loro politiche monetarie: ogni eventuale rialzo dei tassi avrebbe forti ripercussioni negative sui prezzi dei titoli di stato a medio lungo termine di Germania e Giappone.
Wall Street può continuare a primeggiare tra le piazze finanziarie
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LE DINAMICHE VALUTARIE
“Per tutte queste ragioni, riteniamo che sia troppo presto per aggiungere un'esposizione significativa ai titoli di stato globali a più lungo termine, se non in aree selezionate come le obbligazioni municipali statunitensi esenti da imposte a lungo termine” sottolinea Richard Turnill. Il quale, osservando le dinamiche valutarie, riconosce che le obbligazioni europee stiano diventando progressivamente più allettanti per gli investitori globali, nonostante i loro bassi rendimenti. Anche perché, i rendimenti più elevati degli Stati Uniti sono in gran parte azzerati dal costo della copertura sui cambi per gli investitori in euro o in yen, rendendo il reddito fisso nazionale più attraente.