Amundi
Mercati, attenzione all’aumento strutturale della volatilità
Nell’attuale contesto gli esperti di AMUNDI prediligono la ricerca della qualità a patto però di non esagerare nel prezzo di acquisto.
24 Ottobre 2018 09:29
Uno degli aspetti che ha caratterizzato i mercati azionari in questo 2018, è la marcata divergenza tra la performance positiva di Wall Street e quella delle altre principali piazze finanziarie. Basti pensare che dal primo gennaio al 20 settembre scorso, mentre l’indice Dow Jones Eurostoxx segnava un -1,3% e lo Stoxx 600 delle azioni europee un -1,7%, l’S&P500 di Wall Street mostrava un +9,6% e l’indice tecnologico Nasdaq composite un +16,3%. Una divergenza che si è in parte rimarginata con una convergenza verso il basso, con una correzione di circa sette punti percentuali tra il 20 settembre e il primo ottobre sia per l’S&P 500 che per l’indice MSCI AC World ex US.
Si è ripetuto il copione visto sui mercati tra la fine di gennaio e il mese di febbraio: esattamente come in quel caso, il brusco e inatteso incremento dei tassi di interesse delle obbligazioni a lungo termine degli Stati Uniti ha scatenato questa correzione. Osservando bene quanto accaduto, si può constatare come si sia trattata di una sostanziale presa di profitto soprattutto sui titoli che più hanno brillato negli ultimi tempi, ovvero dai titoli della tecnologia a quelli del lusso in Europa e a i titoli a bassa capitalizzazione in tutto il mondo.
Un altro aspetto di rilievo colto dagli esperti di AMUNDI nel loro ultimo Weekly Market Review riguarda il movimento strutturale della volatilità di mercato. Secondo i professionisti di AMUNDI, infatti, sebbene in ritardo di circa due anni rispetto all’inasprimento della politica monetaria statunitense, il movimento che alimenta la volatilità comincia ad intensificarsi e non può più essere classificato come episodico, dal momento che al picco di volatilità sperimentato a febbraio (con l’indice VIX della volatilità di Wall Street a quota 37) è seguito quello dell’11 ottobre scorso (VIX a quota 25).
“Anche l’andamento del rapporto titoli ciclici/difensivi, orientato al ribasso dalle prime minacce protezionistiche di marzo riguardo all’acciaio e all’alluminio, è stato uno dei segnali evidenziati da questa divergenza sui mercati azionari” tengono poi a sottolineare gli esperti di AMUNDI. I quali ricordano che, statistiche di lungo periodo alla mano, a determinare una inversione di mercato persistente a favore dei titoli difensivi concorrono due forze. In primis, il fattore tassi, guidato dagli Stati Uniti e che, al momento, può essere ancora considerato pro-ciclico. L’altro fattore è quello relativo alle materie prime industriali: una componente che dal 2000 dipende essenzialmente dalla crescita economica impetuosa della Cina che detta il ritmo della domanda di commodity a livello mondiale.
Ebbene, è proprio questo secondo fattore che sembra esseri imposto nel rapporto tra i titoli ciclici e quelli difensivi per il semplice fatto che sui mercati ha prevalso il timore di un rallentamento della crescita globale. Infatti, come ricordano i professionisti di AMUNDI, nel 2017 la crescita globale è stata robusta (+3,8%) e sincronizzata (un trend positivo per le azioni) mentre quest’anno, pur rimanendo sostenuta (+3,8%) ha perso la sincronizzazione (determinando un aumento della volatilità sui mercati).
“L’anno prossimo dovrebbe proseguire su un ritmo elevato ma rallentando un po’ (+3,6%). Questo suggerisce di adottare un approccio prudente, alla luce anche del fatto che i tassi della Federal Reserve si stanno avvicinando al tasso neutrale (né espansivo né restrittivo)” precisano gli esperti di AMUNDI che prediligono la ricerca della qualità a patto però di non esagerare nel prezzo (e quindi nella valutazione) alla quale si acquista.
UNA REPLICA DEL COPIONE VISTO A FEBBRAIO
Si è ripetuto il copione visto sui mercati tra la fine di gennaio e il mese di febbraio: esattamente come in quel caso, il brusco e inatteso incremento dei tassi di interesse delle obbligazioni a lungo termine degli Stati Uniti ha scatenato questa correzione. Osservando bene quanto accaduto, si può constatare come si sia trattata di una sostanziale presa di profitto soprattutto sui titoli che più hanno brillato negli ultimi tempi, ovvero dai titoli della tecnologia a quelli del lusso in Europa e a i titoli a bassa capitalizzazione in tutto il mondo.
Per Amundi non siamo all’inizio di un prolungato “bear market”
Per Amundi non siamo all’inizio di un prolungato “bear market”
MOVIMENTO STRUTTURALE DELLA VOLATILITÀ
Un altro aspetto di rilievo colto dagli esperti di AMUNDI nel loro ultimo Weekly Market Review riguarda il movimento strutturale della volatilità di mercato. Secondo i professionisti di AMUNDI, infatti, sebbene in ritardo di circa due anni rispetto all’inasprimento della politica monetaria statunitense, il movimento che alimenta la volatilità comincia ad intensificarsi e non può più essere classificato come episodico, dal momento che al picco di volatilità sperimentato a febbraio (con l’indice VIX della volatilità di Wall Street a quota 37) è seguito quello dell’11 ottobre scorso (VIX a quota 25).
RAPPORTO TRA TITOLI CICLICI E DIFENSIVI
“Anche l’andamento del rapporto titoli ciclici/difensivi, orientato al ribasso dalle prime minacce protezionistiche di marzo riguardo all’acciaio e all’alluminio, è stato uno dei segnali evidenziati da questa divergenza sui mercati azionari” tengono poi a sottolineare gli esperti di AMUNDI. I quali ricordano che, statistiche di lungo periodo alla mano, a determinare una inversione di mercato persistente a favore dei titoli difensivi concorrono due forze. In primis, il fattore tassi, guidato dagli Stati Uniti e che, al momento, può essere ancora considerato pro-ciclico. L’altro fattore è quello relativo alle materie prime industriali: una componente che dal 2000 dipende essenzialmente dalla crescita economica impetuosa della Cina che detta il ritmo della domanda di commodity a livello mondiale.
PREVALGONO I TIMORI DI RALLENTAMENTO
Ebbene, è proprio questo secondo fattore che sembra esseri imposto nel rapporto tra i titoli ciclici e quelli difensivi per il semplice fatto che sui mercati ha prevalso il timore di un rallentamento della crescita globale. Infatti, come ricordano i professionisti di AMUNDI, nel 2017 la crescita globale è stata robusta (+3,8%) e sincronizzata (un trend positivo per le azioni) mentre quest’anno, pur rimanendo sostenuta (+3,8%) ha perso la sincronizzazione (determinando un aumento della volatilità sui mercati).
QUALITÀ, MA AL PREZZO GIUSTO
“L’anno prossimo dovrebbe proseguire su un ritmo elevato ma rallentando un po’ (+3,6%). Questo suggerisce di adottare un approccio prudente, alla luce anche del fatto che i tassi della Federal Reserve si stanno avvicinando al tasso neutrale (né espansivo né restrittivo)” precisano gli esperti di AMUNDI che prediligono la ricerca della qualità a patto però di non esagerare nel prezzo (e quindi nella valutazione) alla quale si acquista.