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Andamento della volatilità, i segnali nascosti nella curva dei tassi USA

Le fonti di pericolo sono molteplici, tuttavia i veri gestori attivi possono evitare letture semplificate del mercato e adottare efficaci scelte di investimento, spiega Luca Tobagi di Invesco.

1 Novembre 2018 07:50

financialounge -  Invesco Luca Tobagi tassi di interesse tassi USA USA volatilità
La curva dei tassi è la configurazione che assume la linea che unisce in un grafico i rendimenti dei titoli obbligazionari, da quelli a breve termine fino quelli a lunghissimo termine. Indica quale sia il premio (cioè l’extra rendimento) che il mercato riconosce ai detentori di bond a lungo termine rispetto a quelli a breve. Da qualche tempo l’attenzione degli investitori è stata richiamata dalla curva dei tassi statunitensi che mostra un andamento piatto, con i titoli a breve che rendono poco meno di quelli a lungo.

SE LA CURVA DEI TASSI SI INVERTE


La preoccupazione è che possa invertirsi, ovvero che i rendimenti a breve superino quelli a lungo termine: statistiche alla mano, questo fenomeno ha predetto una recessione in arrivo con 6-24 mesi di anticipo. Ma attualmente la curva non è ancora invertita e i motivi per i quali è molto piatta possono essere molteplici. Inoltre, il mercato azionario statunitense, che costituisce il punto di riferimento per tutte le borse mondiali, è in rialzo senza (quasi) soluzione di continuità dal marzo del 2009 mentre la ripresa dell’economia a stelle e strisce fra otto mesi potrebbe diventare la più lunga della storia americana dal 1854. Alla luce di questi dati, Luca Tobagi, CFA Investment Strategist di Invesco, ha voluto approfondire nell’edizione di ottobre della sua newsletter “T con zerose e quale relazione esista fra pendenza della curva dei tassi USA e volatilità e Wall Street.

ALLA RICERCA DI ELEMENTI UTILI AGLI INVESTITORI


L’esperto, in particolare, va alla ricerca di elementi che possano preparare gli investitori ai possibili scenari futuri e, dall’analisi storica, ha potuto ricavare due fenomeni registrati in passato. Il primo riguarda il fatto che una bassa pendenza della curva dei tassi USA non determina, nel breve termine, un incremento molto brusco della volatilità del mercato. Tuttavia, se la stessa analisi viene effettuata osservando l’andamento della volatilità dell’indice S&P 500 a distanza di tre anni si delinea una relazione inversa con la curva dei tassi: se si appiattisce, la volatilità sale.

SOLO UN’APPARENTE CONTRADDIZIONE


“Le due informazioni sono contrastanti solo in apparenza” dichiara Luca Tobagi. L’esperto spiega infatti che una curva piatta nel breve periodo può essere giustificata sia dall’assenza di una necessità di stimoli monetari (tassi a breve che scendono) e sia dai timori che il rischio di mercato stia aumentando (tassi a lunga che salgono). “Dal momento che, di solito, nessuna delle due esigenze è favorevole al mercato azionario, la loro assenza giustifica il fatto che la volatilità stazioni entro certi limiti” puntualizza l’esperto. Diverso invece il discorso nell’arco temporale di 2-3 anni: in questo caso una curva piatta indica di norma un rallentamento dell’attività economica che, per i mercati, non è certo un elemento di sostegno alle quotazioni.

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I TRE MESSAGGI


Precisato tutto questo, secondo Luca Tobagi, l’attuale configurazione della curva dei tassi USA sembra inviare tre messaggi, due di mercato e uno metodologico. “Le recenti correzioni del mercato azionario statunitense non dovrebbero proseguire per molto tempo dal momento che non dovremmo aspettarci un rialzo brusco e duraturo della volatilità a breve. Al contempo, però, nel medio termine, potremmo assistere a una fase di rialzo più significativo della volatilità” sottolinea Luca Tobagi.

È IL MOMENTO DEI VERI GESTORI ATTIVI


Per quanto riguarda invece il terzo segnale, l’esperto pur ammettendo che gli attuali fondamentali micro e macroeconomici per il momento rimangono buoni, riconosce che è diventato molto più complesso riuscire a captare i giusti segnali per le valutazioni azionarie in un contesto in cui si sono intensificati i rumori di fondo, sulla scia anche delle molteplici fonti di pericolo (guerra commerciale, Brexit, mercati emergenti, instabilità politica della zona euro ecc.). Sta però ai veri gestori attivi evitare letture semplificate del mercato e adottare efficaci scelte di investimento.

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