Candriam

Investimenti obbligazionari, perché integrare nella propria analisi i fattori ESG

L’aumento della volatilità, l’ascesa del populismo e le crescenti diseguaglianze in tutto il mondo influenzeranno la gestione del debito sovrano. Ecco l’analisi di Forest (Candriam).

6 Novembre 2018 10:51

financialounge -  Candriam ESG Nicolas Forest obbligazioni titoli di stato
Gli investitori obbligazionari devono esser pienamente consapevoli che i prossimi anni saranno quasi sicuramente molto differenti dagli ultimi dieci per tutta una serie di fattori che influenzeranno la gestione del debito sovrano determinando inadempienze nei pagamenti fino a potenziali defaut (fallimenti). Dall’aumento delle disuguaglianze di reddito e finanziarie al deterioramento della governance, dagli impatti sull’ambiente sempre più evidenti legati al cambiamento climatico fino alle implicazioni derivanti dal crescente populismo in tutto il mondo, la gestione obbligazionaria impone un approccio diverso.

CRITERI ESG IMPRESCINDIBILI


Secondo Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income Management e Membro del Comitato Esecutivo di Candriam, la gestione obbligazionaria, infatti, non può assolutamente prescindere dall’integrazione dei criteri ESG (economici, ambientali e di governance) nelle scelte di portafoglio. L’indicazione dell’esperto si basa sull’analisi della diffusione che il populismo sta registrando nei diversi continenti, arrivando ad una prima importante conclusione: si tratta di un sintomo di un problema le cui cause hanno radici molto profonde.

LA CRESCITA CONTINUA DELLE DISEGUAGLIANZE


Le radici di questi cambiamenti, infatti, affondano nelle diseguaglianze che, secondo l’OXFAM, sono sensibilmente aumentate a livello globale nel corso dell’ultimo decennio: basti pensare che nel 2017 l’1% della popolazione mondiale ha beneficiato dell’82% della ricchezza creata. Un trend che ha visto un’accelerazione anche per gli effetti delle politiche monetarie ultra-accomodanti promosse delle banche centrali che prevedevano acquisti di asset finanziari sui mercati e che hanno contribuito ad alimentare le diseguaglianze tra i più ricchi (a cui fanno capo i patrimoni finanziari più cospicui) e tutti gli altri (alle prese con le difficoltà economiche post-crisi) fornendo un valido supporto alle rivendicazioni populiste. In quest’ottica, Nicolas Forest suggerisce di chiedersi in che modo l’investitore obbligazionario debba tener conto di questo contesto politico, altrettanto critico per l‘evoluzione dei mercati a reddito fisso almeno quanto il rischio economico (legato ad una possibile recessione).

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LE DUE DOMANDE PER L’INVESTITORE OBBLIGAZIONARIO


“L’investitore obbligazionario deve porsi essenzialmente due domande. In primis,valutare se l’emittente sia in grado di rimborsare il proprio debito, ovvero se ne abbia cioè i mezzi. E in secondo luogo, se intenda farlo” puntualizza l’esperto.

LE RISORSE DISPONIBILI


Sulla prima questione, la risposta la fornisce la matematica, attraverso il calcolo basato sulla somma dei flussi derivanti dal bilancio primario, dalla crescita nominale e dal costo del debito. E, dal momento che i movimenti e i partiti populisti al governo spingono verso politiche di bilancio espansive, è evidente che il debito è in tendenziale aumento e, con esso, gli interessi da onorare. “Certo, nel momento in cui un Paese controlla la propria valuta, potrà sempre rimborsare il debito con una moneta fortemente svalutata. Tuttavia, tale soluzione è ovviamente preclusa a un Paese membro della zona euro come l’Italia”, sottolinea Nicolas Forest.

LA VOLONTÀ DI ONORARE IL DEBITO


La questione relativa alla disponibilità o meno di uno Stato a rimborsare i propri debiti è invece di più difficile valutazione, dal momento che su questa volontà pesano la qualità della governance del Paese in questione e la sua capacità di onorare gli impegni presi. E la continua ascesa dei movimenti populisti al potere aumenta la probabilità che questa volontà sia quantomeno messa in discussione nel corso dei prossimi anni.

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ANDARE OLTRE LA SOSTENIBILITÀ DEL DEBITO


“Alla luce di questi fattori, è indispensabile non limitarsi all’analisi della sostenibilità del debito. La nostra analisi, infatti, approfondisce pure il livello di corruzione di un paese, del grado di libertà e del rispetto delle istituzioni e delle libertà civili, nonché dell’indipendenza delle banche centrali” precisa Nicolas Forest. Secondo l’esperto, inoltre, sia i paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo si trovano ad affrontare le medesime sfide sui temi chiave relativi alla gestione delle risorse naturali e dell’inquinamento. Inoltre, se si considerano prioritari gli obiettivi definiti dall’ONU, è opportuno implementare un approccio in grado di approfondire la garanzia della tutela sociale garantita da un paese nonché il livello di distribuzione della ricchezza.

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