Georg Elsaesser
Tra la gestione passiva e attiva spunta l’approccio fattoriale
Dall’ultimo Invesco Global Factor Investing Study emerge la volontà di aumentare l’allocazione a smart beta e investimenti quantitativi, strategie che si collocano a metà strada tra la gestione attiva e quella passiva.
8 Novembre 2018 09:00
Il “factor investing”, l’investimento fattoriale o per fattori, è un approccio relativamente nuovo, nato nel mondo accademico negli anni ottanta e novanta e poi sviluppato dall’industria dell’asset management. Alla base di questo approccio, si parla anche di “smart beta” o di strategie quantitative, c’è la considerazione che si possono individuare specifici fattori che guidano il rendimento dei titoli all’interno di un asset class, fattori che possono essere ricondotti a elementi macroeconomici, ad esempio la crescita economica (l’esposizione al ciclo economico) o l’inflazione, oppure a specifici “stili” come il value (le aziende a sconto rispetto al loro valore fondamentale), il low volatility (i titoli più stabili, meno volatili) o il momentum (le azioni in trend rialzista).
Un approccio che convince gli investitori: l’ultima edizione dell’Invesco Global Factor Investing Study, un’indagine condotta tra oltre 300 investitori wholesale e istituzionali di 21 paesi, segnala che tre quinti degli investitori totali intendono incrementare le allocazioni fattoriali entro il 2021; tra gli investitori europei la percentuale è del 57%. A favorire un incremento delle allocazioni è soprattutto la migliore performance, la maggior parte degli investitori ha dichiarato di aver avuto un’esperienza positiva con l’investimento fattoriale, in gran parte superiore alle aspettative, seguita dall’efficienza in termini di costi e dalla riduzione del rischio.
“La diffusione dell’investimento fattoriale sta innescando un cambiamento strutturale nel settore andando a costituire un vero e proprio terzo pilastro nel mondo dell’investimento, che si distingue dalle strategie attive tradizionali e dalle strategie passive ponderate in base alla capitalizzazione di mercato”, ha commentato Georg Elsaesser, Senior Portfolio Manager, Quantitative Strategies di Invesco. “Gli investitori – sia wholesale che istituzionali – vedono l’investimento fattoriale come una competenza distinta che richiede risorse specifiche, piuttosto che risorse generiche tratte da altri ambiti del team interno”.
Dallo studio di Invesco emerge che gli approcci fattoriali legati a “stili” restano quelli maggiormente utilizzati, con differenze significative, tuttavia, a livello di area geografica: in Europa gli investitori orientati ai fattori ricorrono meno allo stile value rispetto alla media globale e si orientano in misura maggiore verso l’high yield. Quando gli investitori iniziano ad orientarsi verso l’investimento fattoriale, poi, raramente si limitano a una singola strategia: in Europa, dove le strategie fattoriali prevalgono tra gli investitori wholesale, la media è di 3,4 strategie smart-beta. Quanto alle modalità con cui gli investitori mettono in atto le loro strategie fattoriali, per le strategie smart-beta sono favoriti gli ETF, in Europa li utilizza il 55% degli investitori orientati ai fattori, seguiti a grande distanza dai mandati segregati.
Un nuovo elemento emerso dallo studio di quest’anno è l’impiego delle allocazioni fattoriali per la gestione dei criteri ESG del portafoglio, più comune tra gli investitori istituzionali sofisticati, dove i tre quinti degli intervistati ritiene che le strategie fattoriali possano soddisfare i requisiti ESG.
ESPERIENZA POSITIVA PER GLI INVESTITORI
Un approccio che convince gli investitori: l’ultima edizione dell’Invesco Global Factor Investing Study, un’indagine condotta tra oltre 300 investitori wholesale e istituzionali di 21 paesi, segnala che tre quinti degli investitori totali intendono incrementare le allocazioni fattoriali entro il 2021; tra gli investitori europei la percentuale è del 57%. A favorire un incremento delle allocazioni è soprattutto la migliore performance, la maggior parte degli investitori ha dichiarato di aver avuto un’esperienza positiva con l’investimento fattoriale, in gran parte superiore alle aspettative, seguita dall’efficienza in termini di costi e dalla riduzione del rischio.
TERZO PILASTRO NEGLI INVESTIMENTI
“La diffusione dell’investimento fattoriale sta innescando un cambiamento strutturale nel settore andando a costituire un vero e proprio terzo pilastro nel mondo dell’investimento, che si distingue dalle strategie attive tradizionali e dalle strategie passive ponderate in base alla capitalizzazione di mercato”, ha commentato Georg Elsaesser, Senior Portfolio Manager, Quantitative Strategies di Invesco. “Gli investitori – sia wholesale che istituzionali – vedono l’investimento fattoriale come una competenza distinta che richiede risorse specifiche, piuttosto che risorse generiche tratte da altri ambiti del team interno”.
Andamento della volatilità, i segnali nascosti nella curva dei tassi USA
Andamento della volatilità, i segnali nascosti nella curva dei tassi USA
LE STRATEGIE FATTORIALI PREFERITE
Dallo studio di Invesco emerge che gli approcci fattoriali legati a “stili” restano quelli maggiormente utilizzati, con differenze significative, tuttavia, a livello di area geografica: in Europa gli investitori orientati ai fattori ricorrono meno allo stile value rispetto alla media globale e si orientano in misura maggiore verso l’high yield. Quando gli investitori iniziano ad orientarsi verso l’investimento fattoriale, poi, raramente si limitano a una singola strategia: in Europa, dove le strategie fattoriali prevalgono tra gli investitori wholesale, la media è di 3,4 strategie smart-beta. Quanto alle modalità con cui gli investitori mettono in atto le loro strategie fattoriali, per le strategie smart-beta sono favoriti gli ETF, in Europa li utilizza il 55% degli investitori orientati ai fattori, seguiti a grande distanza dai mandati segregati.
Una strategia multifattoriale dedicata ai mercati emergenti
Una strategia multifattoriale dedicata ai mercati emergenti
L'INTEGRAZIONE DEI CRITERI ESG
Un nuovo elemento emerso dallo studio di quest’anno è l’impiego delle allocazioni fattoriali per la gestione dei criteri ESG del portafoglio, più comune tra gli investitori istituzionali sofisticati, dove i tre quinti degli intervistati ritiene che le strategie fattoriali possano soddisfare i requisiti ESG.