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Crescita della zona euro rivista al ribasso, mercati USA ancora favoriti

Per AMUNDI la debolezza delle economie e le tensioni tra Italia e Unione Europea mettono in forse il primo rialzo dei tassi della BCE

21 Novembre 2018 15:23

financialounge -  Amundi Brexit dollaro petrolio
L’ultimo Weekly Market Review di AMUNDI affronta nel dettaglio due temi che hanno caratterizzato le recenti settimane, l’accordo sulla Brexit e la brusca inversione di rotta del prezzo del petrolio, senza tralasciare quadro macro e previsioni su azioni, obbligazioni e valute.

Accordo sulla Brexit non impossibile


Approvato dal gabinetto del primo ministro, l’accordo faticosamente raggiunto con l’Unione Europea dovrà essere sottoposto ora al Parlamento e la sua ratifica appare molto difficile, ma non impossibile, secondo gli analisti di AMUNDI che al momento attribuiscono una probabilità del 70% a uno scenario di accordo impostato su un periodo di transizione almeno fino al 2020, un’ipotesi che non esclude momenti di crisi, nuove trattative e anche il ricorso alle elezioni; resta al 20% la probabilità di una Brexit senza accordo e solo al 10% la possibilità di un nuovo referendum.

Petrolio sopra quota 70


Il prezzo del petrolio ha registrato un crollo del 27% in soli 40 giorni, a innescare questo andamento l’aumento della produzione in ottobre da parte dei paesi non-OPEC e soprattutto la decisione di Trump di accordare una deroga alle sanzioni per alcuni paesi che consentirà, nel breve termine, un aumento delle esportazioni di greggio iraniano. A questi fattori contingenti si è aggiunto anche un cambiamento nelle aspettative di medio periodo: l’OPEC ha rivisto al ribasso le sue previsioni sulla domanda di petrolio nel prossimo anno, si è passati quindi da un’ipotesi di offerta insufficiente a un potenziale eccesso. Per gli esperti di AMUNDI i mercati hanno probabilmente reagito in modo eccessivo agli sviluppi politici e ai rapporti dell’OPEC, per i prossimi trimestri la loro previsione è una quotazione del Brent al di sopra dei 70 dollari.

Tassi di interesse negli USA ragionevolmente vicini al picco


Tassi di interesse negli USA ragionevolmente vicini al picco





Occhi puntati sul G-20 di fine novembre


La volatilità continua a caratterizzare i mercati azionari, le statistiche tuttavia dicono che storicamente negli anni in cui si tengono le elezioni di metà mandato negli USA, i mesi di novembre e dicembre sono poi molto vigorosi. In AMUNDI ritengono che la convergenza, in prospettiva, della crescita degli utili, non invita a fare scommesse importanti a livello regionale, e di conseguenza, in un’ottica di breve termine, continuano preferire gli USA. Il fatto nuovo della settimana è la sovraperformance dei mercati emergenti, in gran parte legata al rally dei listini cinesi; con l’avvicinarsi dell’incontro tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping (avverrà al G-20 di Buenos Aires del prossimo 30 novembre), cresce l’ottimismo degli investitori relativamente al commercio internazionale.

In Europa spread dei periferici in salita e debole il credito


Il differenziale tra crescita economica e tassi di interesse favorisce ancora gli Stati Uniti, con investitori preoccupati per la solidità della crescita economica globale. I rendimenti delle obbligazioni core restano bassi, in Europa gli spread dei paesi periferici sono saliti, mentre l’incertezza sul futuro politico del Regno Unito ha contribuito a indebolire i mercati del credito europeo.

Minore crescita nell’area euro, rialzo tassi in forse


La flessione registrata nel terzo trimestre dal PIL tedesco è attribuita soprattutto agli effetti negativi del settore auto, ma, visto il peso della Germania, questo dato ha ripercussioni anche sul resto della zona Euro, la cui crescita appare più debole del previsto, export e investimenti sono penalizzati dal calo della domanda mondiale. In AMUNDI hanno tagliato le stime per il 2019 della crescita dell’area euro dall’1,8% all’1,6%. Sul fronte tassi, con i negoziati tra l’Unione Europea e il governo italiano che non procedono, il primo rialzo da parte della BCE sembra essere sempre più in forse.

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Dollaro forte, ma solo fino a fine anno


Rendimenti più elevati, crescita ancora positiva e l’appeal degli asset Usa creano un sostegno nel breve termine per il dollaro Usa; con il nuovo anno, tuttavia, la divergenza politica tra Stati Uniti e il resto del mondo dovrebbe attenuarsi, la maggioranza democratica al Congresso dovrebbe impedire il ricorso a nuovi stimoli monetari, e questo, per gli esperti di AMUNDI, fa presagire nuovi rischi ribassisti per la valuta Usa, ritenuta sopravvalutata.

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