Anwiti Bahuguna

Dazi e tassi USA, due fonti di persistente volatilità anche per il 2019

La diversa performance dell’azionario statunitense e di quello cinese potrebbe essere dovuta al fatto che il mercato reputa che gli Stati Uniti si trovino in una posizione di forza rispetto al resto del mondo nella guerra commerciale

18 Dicembre 2018 09:52

financialounge -  Anwiti Bahuguna Columbia Threadneedle Investments dazi tassi USA
L’aumento della volatilità è uno degli aspetti che sta caratterizzando questo 2018. Per comprenderne l’impatto sui mercati è sufficiente confrontare l’andamento del VIX (l’indice che misura la volatilità attesa di Wall Street in base alle opzioni sull’indice &SP500), nel 2017 e quest’anno. L’anno scorso la media di tutte le chiusure settimanali del VIX si attestarono a 11 mentre quest’anno siamo a 16: un balzo quindi del 45% della volatilità. Certo, anche una media di 16 è ancora ben al di sotto della media degli ultimi 25 anni (che si colloca a 20) ma resta il fatto che per gli investitori si è trattato di un brusco risveglio.

I DIVERSI FATTORI ALLA RADICE DELLE TURBOLENZE


Ad alimentare le turbolenze sui mercati hanno contribuito diversi fattori. In primis, l’aumento delle aspettative di inflazione statunitense (sulla scia dell’incremento delle retribuzioni orarie) che hanno fatto temere, com’è poi puntualmente accaduto, un rialzo dei tassi dell Federal Reserve, e più in generale, del mercato obbligazionario. In secondo luogo i problemi politici in Europa, con l’accordo sulla Brexit ancora in altro mare e il braccio di ferro tra l’Italia e l’Unione Europea sul bilancio italiano del 2019. In terzo luogo, la forza del dollaro che ha messo pressione ai debitori in dollari (in prima fila i paesi emergenti più indebitati nella valuta americana). Infine, la guerra commerciale tra Washington e Pechino che ha spinto i timori sulla crescita dell’economica globale.

DAZI E TASSI USA, ANCORA FONTI DI VOLATILITÁ


Anwiti Bahuguna, Gestore di portafoglio senior, Asset allocation globale di Columbia Threadneedle Investments, ritiene che le tensioni commerciali e gli aumenti del tasso di interesse sui Federal Fund continueranno a essere una fonte di persistente volatilità sui mercati nel breve termine. Tuttavia, secondo l’esperto, non bisogna trascurare i solidi dati dell’economia statunitense. Negli USA, infatti, il tasso di disoccupazione permane sui livelli minimi del dopoguerra mentre gli indicatori futuri di crescita, come l'indice dei responsabili degli acquisti (PMI), stazionano su livelli elevati così come la fiducia delle imprese e dei consumatori. Inoltre la crescita delle retribuzioni si attesta ad un buon +3% che, tuttavia, non costituisce ancora un campanello d’allarme per le aspettative di inflazione in quanto al di sotto della crescita media storica in questa fase del ciclo.

Fine ciclo non imminente, i dazi sono l’ago della bilancia


Fine ciclo non imminente, i dazi sono l’ago della bilancia





FED PRONTA AD ESSERE MENO AGGRESSIVA


“Jerome Powell, il Presidente della Fed, di recente ha ammesso che il contesto economico statunitense non potrebbe essere migliore di quello attuale, caratterizzato da una crescita vigorosa e un'inflazione moderata” sottolinea Anwiti Bahuguna, ricordando come la banca centrale USA sembrerebbe ora propensa ad innalzare gradualmente il tasso overnight, salvo uno shock esogeno all'economia. D’altra parte, nonostante il graduale (ma costante) rialzo dei tassi da parte della Fed, le condizioni finanziarie statunitensi non hanno frenato questa tendenza di fondo.

GLI USA SONO IN UNA POSIZIONE DI FORZA


Per quanto riguarda poi la guerra commerciale, Anwiti Bahuguna segnala come la diversa performance dei mercati azionari statunitensi (vicini alla parità rispetto ai valori di inizio anno) e quelli cinesi (che distano invece circa 20 punti percentuali in meno rispetto al primo gennaio), sia riconducibile al fatto che il mercato reputa che gli Stati Uniti si trovino in una posizione di forza rispetto al resto del mondo “Gli Stati Uniti continuano a crescere e anche i dati del pil del quarto trimestre dovrebbero confermalo. Dal prossimo anno, a mano a mano che gli effetti positivi dei tagli alle imposte e dello stimolo fiscale scemeranno, potrà emergere una decelerazione” conclude Anwiti Bahuguna.

Trending