Antonio Bottillo
Nel futuro degli investitori istituzionali ci sono gestione attiva e ESG
Indagine di Natixis IM sugli investitori istituzionali: per i prossimi tre anni sono orientati ad un mantenimento della loro attuale allocazione al 70% attiva e al 30% passiva
20 Dicembre 2018 14:17
Nel 2015, gli investitori istituzionali avevano dichiarato di essere disposti ad incrementare le proprie esposizioni di portafoglio verso le strategie passive (etf, fondi indicizzati, gestioni con mandati a gestione passiva ecc.) portandole fino al 43% nei tre anni successivi. Quest’anno la loro indicazione per i prossimi tre anni è orientata ad un mantenimento dell’attuale allocazione al 70% attiva e al 30% passiva. E’ questa, una delle evidenze di maggior spicco emerse nell’indagine di Natixis Investment Managers condotta consultando 500 investitori istituzionali globali (compresi gestori di fondi pensione aziendali e pubblici, fondi assicurativi e fondi sovrani) di ogni area geografica: dall’Europa continentale al Regno unito, dal Nord America all’America Latina, dal Medio Oriente all’Asia.
Un’evidenza frutto della convinzione maturata dagli istituzionali che il boom degli strumenti passivi abbia inciso sul rischio di mercato e sul prezzo degli asset con il 61% di essi che reputa il successo degli investimenti passivi direttamente collegato all’aumento del rischio sistemico, mentre il 61% è persuaso che i flussi verso le strategie passive abbiano ridimensionato in modo anomalo la volatilità.
A proposito di volatilità, gli istituzionali mostrano adesso una maggiore inclinazione alla gestione attiva proprio al fine di anticipare le maggiori oscillazioni dei mercati previste nei prossimi mesi. In questo contesto di quotazioni più instabili, il 79% degli istituzionali è convinto che la gestione attiva dei portafogli potrà fornire risposte migliori. Questo non vuol dire, tuttavia, puntare indiscriminatamente sulla gestione attiva: i gestori attivi dovranno dimostrare in modo più chiaro e convincente il proprio valore.
Se il settore sarà in grado di smascherare i closet tracker (fondi che si definiscono, e chiedono commissioni, come gestori attivi ma le cui performance sono in linea, se non peggiori, rispetto al benchmark), il 66% degli istituzionali reputa che a beneficiarne saranno i gestori che implementano un approccio veramente attivo: questi manager dovrebbero essere infatti in grado di registrare sovraperformance nel lungo termine.
“Gli investitori istituzionali sembrano aver trovato la loro allocazione ottimale tra attivi e passivi, e ora stiamo iniziando a vedere un rallentamento nella crescita dell'esposizione verso i passivi” sottolinea Antonio Bottillo, Managing Director di Natixis Investment Managers Italia, che poi aggiunge: “La richiesta per strategie attive è inoltre una evidente conferma circa il fatto che gli investitori istituzionali, in vista di scenari molto più instabili rispetto al passato, preferiscono disporre di professionisti qualificati al timone. Resta in ogni caso il fatto che la combinazione della maggiore volatilità e di un contesto più impegnativo per generare rendimenti, porterà a una distinzione sempre più ampia tra i gestori che possono generare alpha e gli altri”.
Proprio la ricerca di alpha (extra rendimento rispetto alla media di mercato, ndr) dovrebbe guidare la domanda per i fattori ESG (ambientali, sociali e di governance). Già oggi il 61% degli istituzionali incorpora attualmente fattori ESG nelle proprie scelte di investimento mentre il 51% dell’indagine ha dichiarato di prevederne un ulteriore incremento in portafoglio nel 2019. Il motivo? Il 56% reputa che l’alpha possa essere ottenuto più facilmente tramite le strategie ESG mentre il 43% è persuaso che nell'analisi di un'impresa i fattori ESG siano importanti tanto quanto i fattori finanziari fondamentali
“Il prossimo passo dell’industria dell’asset management è quello di garantire il regolamento e monitoraggio dei prodotti ESG, a protezione degli investitori e dei loro investimenti. Riuscire a distinguere in modo semplice e immediato in tutto il settore e in tutte le giurisdizioni i prodotti che implementato in principi ESG è di fondamentale importanza " ha concluso Antonio Bottillo.
IL BOOM DEGLI STRUMENTI PASSIVI ALIMENTA I RISCHI SISTEMICI
Un’evidenza frutto della convinzione maturata dagli istituzionali che il boom degli strumenti passivi abbia inciso sul rischio di mercato e sul prezzo degli asset con il 61% di essi che reputa il successo degli investimenti passivi direttamente collegato all’aumento del rischio sistemico, mentre il 61% è persuaso che i flussi verso le strategie passive abbiano ridimensionato in modo anomalo la volatilità.
PIU’ GESTIONE ATTIVA IN VISTA DELLA VOLATILITA’
A proposito di volatilità, gli istituzionali mostrano adesso una maggiore inclinazione alla gestione attiva proprio al fine di anticipare le maggiori oscillazioni dei mercati previste nei prossimi mesi. In questo contesto di quotazioni più instabili, il 79% degli istituzionali è convinto che la gestione attiva dei portafogli potrà fornire risposte migliori. Questo non vuol dire, tuttavia, puntare indiscriminatamente sulla gestione attiva: i gestori attivi dovranno dimostrare in modo più chiaro e convincente il proprio valore.
SMASCHERARE I CLOSET TRACKER
Se il settore sarà in grado di smascherare i closet tracker (fondi che si definiscono, e chiedono commissioni, come gestori attivi ma le cui performance sono in linea, se non peggiori, rispetto al benchmark), il 66% degli istituzionali reputa che a beneficiarne saranno i gestori che implementano un approccio veramente attivo: questi manager dovrebbero essere infatti in grado di registrare sovraperformance nel lungo termine.
ALLOCAZIONE OTTIMALE TRA ATTIVI E PASSIVI
“Gli investitori istituzionali sembrano aver trovato la loro allocazione ottimale tra attivi e passivi, e ora stiamo iniziando a vedere un rallentamento nella crescita dell'esposizione verso i passivi” sottolinea Antonio Bottillo, Managing Director di Natixis Investment Managers Italia, che poi aggiunge: “La richiesta per strategie attive è inoltre una evidente conferma circa il fatto che gli investitori istituzionali, in vista di scenari molto più instabili rispetto al passato, preferiscono disporre di professionisti qualificati al timone. Resta in ogni caso il fatto che la combinazione della maggiore volatilità e di un contesto più impegnativo per generare rendimenti, porterà a una distinzione sempre più ampia tra i gestori che possono generare alpha e gli altri”.
Investimenti: la priorità degli italiani è la sicurezza, ma con un rendimento oltre il 9%
Investimenti: la priorità degli italiani è la sicurezza, ma con un rendimento oltre il 9%
ALLA RICERCA DELL’ALPHA
Proprio la ricerca di alpha (extra rendimento rispetto alla media di mercato, ndr) dovrebbe guidare la domanda per i fattori ESG (ambientali, sociali e di governance). Già oggi il 61% degli istituzionali incorpora attualmente fattori ESG nelle proprie scelte di investimento mentre il 51% dell’indagine ha dichiarato di prevederne un ulteriore incremento in portafoglio nel 2019. Il motivo? Il 56% reputa che l’alpha possa essere ottenuto più facilmente tramite le strategie ESG mentre il 43% è persuaso che nell'analisi di un'impresa i fattori ESG siano importanti tanto quanto i fattori finanziari fondamentali
REGOLE CERTE E CHIARE PER L’ESG
“Il prossimo passo dell’industria dell’asset management è quello di garantire il regolamento e monitoraggio dei prodotti ESG, a protezione degli investitori e dei loro investimenti. Riuscire a distinguere in modo semplice e immediato in tutto il settore e in tutte le giurisdizioni i prodotti che implementato in principi ESG è di fondamentale importanza " ha concluso Antonio Bottillo.