ANASF
Consulenti finanziari protagonisti della crescita
Robo-advisor, trasparenza, ricambio generazionale e “resilienza” delle reti di consulenti finanziari: intervista al presidente ANASF Maurizio Bufi
2 Gennaio 2019 11:53
A poco più di un mese da ConsulenTia19, in programma dal 5 al 7 febbraio a Roma, abbiamo incontrato il presidente di ANASF Maurizio Bufi per fare il punto non solo sui temi dell’evento, ma anche sulle sfide che i professionisti stanno affrontando. Tra queste la “pressione” dei robo-advisor, la maggiore attenzione ai costi e alla trasparenza e la questione, sempre aperta, del ricambio generazionale in un contesto in cui i player principali guardano più ai grandi portafogli rispetto alla formazione.
“La notizia non è certamente nuova, anche negli anni scorsi, pur in presenza di turbolenze e volatilità del mercato finanziario, i consulenti finanziari hanno stabilizzato il rapporto con la propria clientela, anzi ne hanno fatta di nuova. Il motivo affonda le radici nel modello di business e nell’approccio professionale, che rispettivamente si caratterizzano per un rapporto personalizzato ed un’assistenza continuativa nel tempo, il ciclo di vita del risparmiatore e le competenze acquisite negli anni”.
[caption id="attachment_133325" align="alignnone" width="208"] L'intervista è tratta dal numero di dicembre di EasyWatch[/caption]
“Posto che una delle questioni essenziali per una buona pianificazione di lungo periodo è data da una corretta asset allocation, nel tempo si sono sviluppate all’interno dei portafogli degli investitori combinazioni tra prodotti di gestione attiva e di gestione passiva, anche in relazione ai mercati di riferimento, da quelli più efficienti a quelli emergenti. Non c’è dubbio che la gestione attiva richieda competenze specifiche e quindi più onerose, come pure attese di un mix di rischio-rendimento più interessanti rispetto a gestioni che replicano indici di riferimento”.
“Riteniamo che la tecnologia sia di supporto al consulente finanziario, non sostitutiva della relazione con l’investitore e le sue esigenze, che richiedono una gestione del rapporto il più possibile personalizzato. In ogni caso, la progressiva introduzione dei robo-advisor rappresenta una sfida prima di tutto culturale che va affrontata con umiltà e gestita con intelligenza”.
“In un quadro generalizzato di invecchiamento della popolazione, anche la nostra categoria non fa eccezione. Ciò è dovuto, appunto, a un progressivo allungamento della vita lavorativa e di quella anagrafica e nel nostro settore questo aspetto oggettivo sconta anche un elemento legato alla specificità della nostra professione, che è - tra le altre - quella dell’esperienza. In ogni caso, le società mandanti continuano ad investire poco sui giovani e a destinare risorse inadeguate alla crescita attraverso l’ambito scolastico e universitario. Infine, il sistema si dovrebbe aprire anche a modalità di svolgimento della professione in forma societaria, che favorisce l’inserimento dei giovani scolarizzati nell’attività mediante l’affiancamento a figure senior che sappiano svilupparne e valorizzarne le abilità”.
“Il nuovo claim della manifestazione è “Protagonisti della crescita” da intendersi sia come crescita della professione di operatori qualificati, sia per il ruolo che i consulenti finanziari, nella loro più ampia accezione, possono svolgere a sostegno dell’economia reale e dell’imprenditore e di quello che più in generale rappresentano per essere il punto di collegamento tra i risparmiatori e l’educazione finanziaria, attraverso un processo continuo di alfabetizzazione finanziaria ed economica che si realizza attraverso la costante vicinanza ai cittadini”.
Le reti di consulenti finanziari in Italia hanno dimostrato, soprattutto negli ultimi mesi di turbolenze sui mercati, di riuscire a contenere meglio rispetto agli altri canali di distribuzione (banche in primis) i flussi di disinvestimento dai prodotti del risparmio gestito: quali le ragioni? E a quali condizioni potranno continuare a farlo anche nel 2019?
“La notizia non è certamente nuova, anche negli anni scorsi, pur in presenza di turbolenze e volatilità del mercato finanziario, i consulenti finanziari hanno stabilizzato il rapporto con la propria clientela, anzi ne hanno fatta di nuova. Il motivo affonda le radici nel modello di business e nell’approccio professionale, che rispettivamente si caratterizzano per un rapporto personalizzato ed un’assistenza continuativa nel tempo, il ciclo di vita del risparmiatore e le competenze acquisite negli anni”.
[caption id="attachment_133325" align="alignnone" width="208"] L'intervista è tratta dal numero di dicembre di EasyWatch[/caption]
Una delle critiche che vengono mosse all’industria del risparmio gestito riguarda i costi sui prodotti a gestione attiva le cui performance spesso deludono rispetto agli ETF e ai fondi passivi: cosa può fare il consulente in questo ambito per il cliente – investitore?
“Posto che una delle questioni essenziali per una buona pianificazione di lungo periodo è data da una corretta asset allocation, nel tempo si sono sviluppate all’interno dei portafogli degli investitori combinazioni tra prodotti di gestione attiva e di gestione passiva, anche in relazione ai mercati di riferimento, da quelli più efficienti a quelli emergenti. Non c’è dubbio che la gestione attiva richieda competenze specifiche e quindi più onerose, come pure attese di un mix di rischio-rendimento più interessanti rispetto a gestioni che replicano indici di riferimento”.
Nel mercato anglosassone si stanno affermando le gestioni robo-advisor basate sull’intelligenza artificiale: in che termini possono costituire un temibile concorrente anche per il mercato italiano?
“Riteniamo che la tecnologia sia di supporto al consulente finanziario, non sostitutiva della relazione con l’investitore e le sue esigenze, che richiedono una gestione del rapporto il più possibile personalizzato. In ogni caso, la progressiva introduzione dei robo-advisor rappresenta una sfida prima di tutto culturale che va affrontata con umiltà e gestita con intelligenza”.
Il ricambio generazionale è un problema rilevante in Italia. Quali gli ultimi sviluppi per cercare di attrarre giovani talenti? E cosa secondo lei si dovrebbe fare per aumentare l’appeal di questa professione?
“In un quadro generalizzato di invecchiamento della popolazione, anche la nostra categoria non fa eccezione. Ciò è dovuto, appunto, a un progressivo allungamento della vita lavorativa e di quella anagrafica e nel nostro settore questo aspetto oggettivo sconta anche un elemento legato alla specificità della nostra professione, che è - tra le altre - quella dell’esperienza. In ogni caso, le società mandanti continuano ad investire poco sui giovani e a destinare risorse inadeguate alla crescita attraverso l’ambito scolastico e universitario. Infine, il sistema si dovrebbe aprire anche a modalità di svolgimento della professione in forma societaria, che favorisce l’inserimento dei giovani scolarizzati nell’attività mediante l’affiancamento a figure senior che sappiano svilupparne e valorizzarne le abilità”.
Mancano meno di due mesi a ConsuleTia 19, in programma a Roma dal 5 al 7 febbraio. Quali saranno i temi principali che verranno affrontati e quali novità sono in cantiere rispetto alle passate edizioni?
“Il nuovo claim della manifestazione è “Protagonisti della crescita” da intendersi sia come crescita della professione di operatori qualificati, sia per il ruolo che i consulenti finanziari, nella loro più ampia accezione, possono svolgere a sostegno dell’economia reale e dell’imprenditore e di quello che più in generale rappresentano per essere il punto di collegamento tra i risparmiatori e l’educazione finanziaria, attraverso un processo continuo di alfabetizzazione finanziaria ed economica che si realizza attraverso la costante vicinanza ai cittadini”.
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