Fondi obbligazionari
Mercato obbligazionario, tenersi pronti per il possibile anno del riscatto
Il 2018 è stato uno dei peggiori anni per gli investimenti nel mercato obbligazionario ma la recente severa correzione configura delle interessanti opportunità nei primi mesi del 2019
3 Gennaio 2019 09:32
Chi avesse investito diecimila euro a inizio 2018 nei fondi obbligazionari paesi emergenti se ne sarebbe ritrovati a fine anno 9.235 accusando una perdita del valore dell’investimento del 7,65%. Ma anche chi avesse puntato sui fondi obbligazionari convertibili Europa (-6,6%) o sui convertibili globali (-5,2%) non sarebbe certo contento. Allo stesso modo coloro che avessero in portafoglio i fondi obbligazionari high yield euro (-3,6%), gli inflation linked globali (-2,7%), gli obbligazionari corporate bond (-1,6%), e gli obbligazionari globali (-1,1%).
Non a caso, in tutte le categorie di fondi a reddito fisso hanno prevalso i disinvestimenti nel corso del 2018. In base ai dati Assogestioni, nei primi 9 mesi dell’anno, soltanto la categoria degli obbligazionari governativi internazionali (+997 milioni) e quella degli obbligazionari yen (+22 milioni) potevano vantare un saldo positivo di raccolta netta. In tutte le altre 15 sottocategorie di fondi obbligazionari hanno invece prevalso ampiamente i riscatti per un totale di 20,2 miliardi di euro (che, a fine novembre, erano ulteriormente saliti a -25,1 miliardi).
Persino i fondi obbligazionari area dollaro (da quelli governativi breve termine ai corporate bond investment grade, dai governativi a medio lungo termine agli high yield) hanno contabilizzato deflussi netti per 654 milioni tra gennaio e settembre nonostante potessero vantare performance annuali positive grazie al dollaro forte.
Ma quali sono le prospettive del mercato obbligazionario per il 2019? L’opinione diffusa è che quanto sperimentato nel 2018 possa ripetersi visto che la Federal Reserve americana dovrebbe proseguire il suo percorso di rialzo dei tassi mentre le altre banche centrali, a cominciare dal BCE, dovrebbero ridurre l’espansione monetaria e incamminarsi nella strada della normalizzazione dei tassi. Tradotto in pratica, potrebbe voler dire tassi di interesse del mercato obbligazionario in graduale rialzo e prezzi (che si muovono in direzione opposta ai rendimenti) in ulteriore discesa.
Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management (gruppo Vontobel) delinea uno scenario diverso che potrebbe riservare invece anche sorprese positive per i gestori attivi del mercato obbligazionario. “Non escludiamo che il ciclo economico possa proseguire, come ha fatto nel 1995 quando la Fed si è fermata nel suo percorso di rialzi dei tassi. In ogni caso riteniamo che il mercato inizierà almeno a rifletterlo nei suoi prezzi verso la seconda metà del 2019” riferisce l’esperto convinto che sia più probabile una brusca pausa piuttosto che un leggero inasprimento della politica monetaria statunitense.
“Nel momento in cui la banca centrale USA raggiungerà la neutralità (tassi né espansivi e nemmeno restrittivi per il ciclo, ndr), preferirà verificare l'impatto degli 11 aumenti dei tassi” puntualizza Mark Holman. L’esperto reputa possibile un aumento dei tassi dei titoli di stato (Treasury) USA a 10 anni oltre il 3% nel primo trimestre per poi osservare una discesa intorno al 2,50% nel momento in cui la Fed interromperà gli aumenti dei tassi e la paura comincerà ad avere effetto sui mercati.
Uno scenario che farà pressione anche sugli spread (extra rendimenti rispetto ai governativi) del mercato obbligazionario societario statunitense la cui volatilità è quindi destinata a crescere. Il picco di questa situazione dovrebbe essere registrato nel terzo trimestre, quando i mercati dovrebbero allontanarsi dai fondamentali per iniziare a riflettere nei prezzi una recessione nel 2020 che potrebbe non arrivare.
“A seconda dei dati, questo periodo potrebbe rivelarsi come la migliore opportunità sui mercati obbligazionari per l'intero periodo 2018/2019” sostiene Mark Holman. L’esperto, convinto che dopo la recente severa correzione le valutazioni dell’obbligazionario si presentino attraenti all'inizio del 2019, non esclude un rimbalzo nei primi mesi dell’anno se i fondamenti dell’economia non deluderanno. Sarà una fase nella quale occorrerà combinare la giusta dose di opportunismo (per approfittare del rimbalzo dei prezzi) e di prudenza (per riposizionare il portafoglio) in attesa della possibile pausa nel cammino dei rialzi da parte della Fed.
FORTI RISCATTI DAI FONDI OBBLIGAZIONARI
Non a caso, in tutte le categorie di fondi a reddito fisso hanno prevalso i disinvestimenti nel corso del 2018. In base ai dati Assogestioni, nei primi 9 mesi dell’anno, soltanto la categoria degli obbligazionari governativi internazionali (+997 milioni) e quella degli obbligazionari yen (+22 milioni) potevano vantare un saldo positivo di raccolta netta. In tutte le altre 15 sottocategorie di fondi obbligazionari hanno invece prevalso ampiamente i riscatti per un totale di 20,2 miliardi di euro (che, a fine novembre, erano ulteriormente saliti a -25,1 miliardi).
DEFLUSSI ANCHE PER GLI OBBLIGAZIONARI AREA DOLLARO
Persino i fondi obbligazionari area dollaro (da quelli governativi breve termine ai corporate bond investment grade, dai governativi a medio lungo termine agli high yield) hanno contabilizzato deflussi netti per 654 milioni tra gennaio e settembre nonostante potessero vantare performance annuali positive grazie al dollaro forte.
LE PROSPETTIVE 2019
Ma quali sono le prospettive del mercato obbligazionario per il 2019? L’opinione diffusa è che quanto sperimentato nel 2018 possa ripetersi visto che la Federal Reserve americana dovrebbe proseguire il suo percorso di rialzo dei tassi mentre le altre banche centrali, a cominciare dal BCE, dovrebbero ridurre l’espansione monetaria e incamminarsi nella strada della normalizzazione dei tassi. Tradotto in pratica, potrebbe voler dire tassi di interesse del mercato obbligazionario in graduale rialzo e prezzi (che si muovono in direzione opposta ai rendimenti) in ulteriore discesa.
SCENARIO CON OPPORTUNITA’
Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management (gruppo Vontobel) delinea uno scenario diverso che potrebbe riservare invece anche sorprese positive per i gestori attivi del mercato obbligazionario. “Non escludiamo che il ciclo economico possa proseguire, come ha fatto nel 1995 quando la Fed si è fermata nel suo percorso di rialzi dei tassi. In ogni caso riteniamo che il mercato inizierà almeno a rifletterlo nei suoi prezzi verso la seconda metà del 2019” riferisce l’esperto convinto che sia più probabile una brusca pausa piuttosto che un leggero inasprimento della politica monetaria statunitense.
LE MOSSE DELLA FED
“Nel momento in cui la banca centrale USA raggiungerà la neutralità (tassi né espansivi e nemmeno restrittivi per il ciclo, ndr), preferirà verificare l'impatto degli 11 aumenti dei tassi” puntualizza Mark Holman. L’esperto reputa possibile un aumento dei tassi dei titoli di stato (Treasury) USA a 10 anni oltre il 3% nel primo trimestre per poi osservare una discesa intorno al 2,50% nel momento in cui la Fed interromperà gli aumenti dei tassi e la paura comincerà ad avere effetto sui mercati.
Meeting Fed, supporto al credito dei paesi sviluppati e ai governativi emergenti
Meeting Fed, supporto al credito dei paesi sviluppati e ai governativi emergenti
PRESSIONE SUI BOND SOCIETARI USA
Uno scenario che farà pressione anche sugli spread (extra rendimenti rispetto ai governativi) del mercato obbligazionario societario statunitense la cui volatilità è quindi destinata a crescere. Il picco di questa situazione dovrebbe essere registrato nel terzo trimestre, quando i mercati dovrebbero allontanarsi dai fondamentali per iniziare a riflettere nei prezzi una recessione nel 2020 che potrebbe non arrivare.
IL GIUSTO MIX TRA OPPORTUNISMO E PRUDENZA
“A seconda dei dati, questo periodo potrebbe rivelarsi come la migliore opportunità sui mercati obbligazionari per l'intero periodo 2018/2019” sostiene Mark Holman. L’esperto, convinto che dopo la recente severa correzione le valutazioni dell’obbligazionario si presentino attraenti all'inizio del 2019, non esclude un rimbalzo nei primi mesi dell’anno se i fondamenti dell’economia non deluderanno. Sarà una fase nella quale occorrerà combinare la giusta dose di opportunismo (per approfittare del rimbalzo dei prezzi) e di prudenza (per riposizionare il portafoglio) in attesa della possibile pausa nel cammino dei rialzi da parte della Fed.
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