Capital Group
La Cina cresce meno, ma le opportunità non mancano
Nonostante le problematiche macroeconomiche, quando si tratta di investire nel mercato azionario la selettività resta essenziale. Secondo Capital Group aziende cinesi quali Alibaba, Ctrip e Tencent presentano interessanti prospettive
10 Gennaio 2019 09:45
Gli ultimi dati dell’economia a livello globale segnalano diffusi rallentamenti. Dall’Eurozona al Giappone, dalla Cina fino agli Stati Uniti, gli indici manifatturieri, gli ordinativi alle industrie, la produzione industriale e la fiducia delle imprese e dei consumatori evidenziano valori in rapido declino. Le prospettive per l’anno appena iniziato sembrano meno rosee di quello appena archiviato sebbene il consenso, almeno per il momento, non solo non parla di recessione ma di decelerazione, esprimendo peraltro percentuali di crescita attesa di tutto rispetto.
Il Pil mondiale, per esempio, che nel 2017 era cresciuto del 3,9% e che l’anno scorso dovrebbe aver chiuso ad un ragguardevole +3,8%, dovrebbe attestarsi quest’anno al +3,6%. Il contributo degli Stati Uniti resterà solido: l’economia a stelle e strisce, dopo il +2,8% del 2018 (spinto dai tagli fiscali introdotti dall’amministrazione Trump) dovrebbe planare quest’anno ad un +2,4% che, in ogni caso, costituirebbe una soglia superiore al 2,2% del 2017. L’Eurozona, che nel 2018 dovrebbe aver contabilizzato un incremento medio della ricchezza prodotta dell’1,9%, dovrebbe scivolare a un +1,6%. In Asia, invece, se l’India prosegue la sua corsa con un pil in aumento del 7,3% nel 2019 (lo stesso ritmo del 2018) e il Giappone dovrebbe salire dell’1,2%, l’economia cinese è stimata in crescita del 6,2%.
Proprio sul Pil della Cina del 2019 però affiorano forti divergenze di opinioni tra i più possibilisti, secondo i quali i recenti interventi introdotti dalle autorità di Pechino dovrebbero riuscire a rianimare il ritmo di crescita al 6,4% annuo,e i più pessimisti che, al contrario, temono che la crescita possa scivolare anche al di sotto del sei per cento. “In base agli ultimi dati ufficiali l’economia di Pechino mostra ancora un tasso di incremento discreto del 6,5% (annualizzato). Tuttavia, si tratta di una percentuale ben al di sotto dei valori a doppia cifra registrata solo pochi anni fa e ci sono segnali di maggiori difficoltà in arrivo” commenta Stephen Green, economista di Capital Group. Il riferimento dell’esperto è alle tendenze economiche in atto, dalla produzione ai consumi nazionali, dal mercato immobiliare al settore del credito; che se dovessero proseguire potrebbero esportare una maggiore volatilità in altre parti del mondo.
Alla luce di questa situazione, Stephen Green ritiene che in cima alla lista dei 10 timori degli investitori per il 2019 trovi posto proprio l’entità del rallentamento cinese, davanti ad altre potenziali preoccupazioni quali l’aumento dei tassi di interesse statunitensi, le pressioni deflazionistiche in Giappone e l’instabilità politica in Europa “Il calo del ritmo di crescita di Pechino ha implicazioni dirette sul resto dell’economia mondiale, in particolare sugli altri paesi in via di sviluppo che forniscono le materie prime necessarie per alimentare la crescita della Cina. Una disputa commerciale dirompente con Washington non migliorerà la situazione” puntualizza Stephen Green.
Tuttavia, come fa notare l’esperto, nonostante le problematiche macroeconomiche, quando si tratta di investire nel mercato azionario la selettività è essenziale, e questo vale anche per il mercato azionario cinese. “Aziende quali Alibaba, Ctrip e Tencent stanno evidenziando tassi di crescita sostenuti grazie alla rapida diffusione dell’e-commerce tramite dispositivi mobili utilizzati da una popolazione cinese relativamente giovane. Anche per loro il 2018 è stato piuttosto difficile in Borsa ma questi tre colossi internet possono sfruttare le solide tendenze demografiche a lungo termine” conclude Stephen Green.
L’ECONOMIA MONDIALE NEL 2019
Il Pil mondiale, per esempio, che nel 2017 era cresciuto del 3,9% e che l’anno scorso dovrebbe aver chiuso ad un ragguardevole +3,8%, dovrebbe attestarsi quest’anno al +3,6%. Il contributo degli Stati Uniti resterà solido: l’economia a stelle e strisce, dopo il +2,8% del 2018 (spinto dai tagli fiscali introdotti dall’amministrazione Trump) dovrebbe planare quest’anno ad un +2,4% che, in ogni caso, costituirebbe una soglia superiore al 2,2% del 2017. L’Eurozona, che nel 2018 dovrebbe aver contabilizzato un incremento medio della ricchezza prodotta dell’1,9%, dovrebbe scivolare a un +1,6%. In Asia, invece, se l’India prosegue la sua corsa con un pil in aumento del 7,3% nel 2019 (lo stesso ritmo del 2018) e il Giappone dovrebbe salire dell’1,2%, l’economia cinese è stimata in crescita del 6,2%.
L’ENIGMA DELLA CRESCITA DI PECHINO
Proprio sul Pil della Cina del 2019 però affiorano forti divergenze di opinioni tra i più possibilisti, secondo i quali i recenti interventi introdotti dalle autorità di Pechino dovrebbero riuscire a rianimare il ritmo di crescita al 6,4% annuo,e i più pessimisti che, al contrario, temono che la crescita possa scivolare anche al di sotto del sei per cento. “In base agli ultimi dati ufficiali l’economia di Pechino mostra ancora un tasso di incremento discreto del 6,5% (annualizzato). Tuttavia, si tratta di una percentuale ben al di sotto dei valori a doppia cifra registrata solo pochi anni fa e ci sono segnali di maggiori difficoltà in arrivo” commenta Stephen Green, economista di Capital Group. Il riferimento dell’esperto è alle tendenze economiche in atto, dalla produzione ai consumi nazionali, dal mercato immobiliare al settore del credito; che se dovessero proseguire potrebbero esportare una maggiore volatilità in altre parti del mondo.
Idee di investimento – Azioni – 7 gennaio 2019 - News - FinanciaLounge
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IL RALLENTAMENTO CINESE IN CIMA AI TIMORI
Alla luce di questa situazione, Stephen Green ritiene che in cima alla lista dei 10 timori degli investitori per il 2019 trovi posto proprio l’entità del rallentamento cinese, davanti ad altre potenziali preoccupazioni quali l’aumento dei tassi di interesse statunitensi, le pressioni deflazionistiche in Giappone e l’instabilità politica in Europa “Il calo del ritmo di crescita di Pechino ha implicazioni dirette sul resto dell’economia mondiale, in particolare sugli altri paesi in via di sviluppo che forniscono le materie prime necessarie per alimentare la crescita della Cina. Una disputa commerciale dirompente con Washington non migliorerà la situazione” puntualizza Stephen Green.
INTERESSANTI PROSPETTIVE PER ALIBABA, CTRIP E TENCENT
Tuttavia, come fa notare l’esperto, nonostante le problematiche macroeconomiche, quando si tratta di investire nel mercato azionario la selettività è essenziale, e questo vale anche per il mercato azionario cinese. “Aziende quali Alibaba, Ctrip e Tencent stanno evidenziando tassi di crescita sostenuti grazie alla rapida diffusione dell’e-commerce tramite dispositivi mobili utilizzati da una popolazione cinese relativamente giovane. Anche per loro il 2018 è stato piuttosto difficile in Borsa ma questi tre colossi internet possono sfruttare le solide tendenze demografiche a lungo termine” conclude Stephen Green.
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