J.P. Morgan Asset Management

Toschi (J.P. Morgan AM): “Poche evidenze di una recessione in arrivo”

Il contesto di rischio rimane alto, con diversi fattori da tenere sotto osservazione a partire dalla politica monetaria, ma secondo la market strategist di J.P. Morgan il 2019 non sarà l’anno della recessione

10 Gennaio 2019 07:00

financialounge -  J.P. Morgan Asset Management Maria Paola Toschi Morning News recessione shutdown
Il nuovo anno è iniziato all’insegna delle incertezze. In campo economico, in ambito politico, nel settore commerciale, e nelle politiche monetarie permangono una serie di interrogativi che alimentano la volatilità sui mercati e rendono sempre particolarmente complesse le decisioni degli investitori. Abbiamo chiesto a Maria Paola Toschi, market strategist di J.P.Morgan Asset Management di esporci la sua visione sull’economia a livello globale, a cosa prestare particolare attenzione nei prossimi mesi e la situazione nel mercato obbligazionario societario, segnalato da alcuni gestori come tra i più esposti al rischio di una severa correzione.

Come valuta, in generale, l'attuale situazione dell'economia globale?


“L’economia globale nell’ultima parte del 2018 ha mostrato segnali di affaticamento che hanno determinato una fase di forte correzione dei mercati. L’Europa è stata la prima a mostrare un rallentamento del momentum economico. I due paesi più interessati da questo fenomeno sono stati quelli in cui è crescita l’ansia politica. In Francia le proteste dei Jilet Jeunes hanno avuto rilevanti ripercussioni sulla crescita e non si sono ancora esaurite. In Italia è stata sventato il rischio di Procedura di Deficit Eccessivo ma resta incertezza sulle implicazioni su crescita e sostenibilità fiscale delle misure introdotte nella legge di bilancio. Restando in Europa, la produzione industriale in Germania sta ancora deludendo per effetto di un impatto più forte del previsto delle nuove norme sulle emissioni nel settore automobilistico”.

Anche la Cina e gli Stati Uniti non sono risultati immuni dalla decelerazione: cosa ci può dire a riguardo?


“La Cina ha ancora mostrato un calo del tenore di crescita. Ciò è il risultato di una combinazione di situazioni: sul fronte interno le autorità sono state orientate a sposare il focus da una crescita più qualitativa che quantitativa; sul fronte esterno le pressioni esercitate dalla guerra commerciale si sono manifestate in un calo della componente delle esportazioni. Tuttavia di recente le autorità hanno introdotto una combinazione di misure monetarie e fiscali a sostegno della crescita che potrebbero puntare a un contesto più solido per il resto dell’anno. Sul finire del 2018 ha cominciato a preoccupare anche la presenza di qualche segnale di rallentamento negli USA”.

I mercati, nel frattempo, hanno già reagito con una severa correzione: qual è la sua valutazione?


“Sembra che questi segnali siano stati sopravvalutati dai mercati. Infatti la crescita resta solida. Il mercato del lavoro di dicembre è stato ancora forte. Tuttavia maggiori tensioni all’interno del Congresso americano che hanno portato al cosiddetto shutdown hanno aumentato le preoccupazioni sulla tenuta del ciclo economico che è già in una fase molto matura. Non riteniamo che ci siano elevate probabilità di recessione nel corrente anno, tuttavia lo scenario base di crescita al di sopra del potenziale potrebbe essere messo a dura prova dal persistente contesto di rischio”.

Quali sono a suo avviso gli aspetti o gli eventi che potranno determinare l'andamento dei mercati finanziari nei prossimi mesi?


“Ci sono alcuni fattori che dobbiamo continuare a monitorare con attenzione. L’evoluzione della politica monetaria, e soprattutto le decisioni della Fed. Dopo anni di imponente accomodamento monetario, la politica delle banche centrali diventerà meno espansiva con ridotta liquidità in circolazione. I mercati cercheranno di valutare se la Fed intende proseguire nel sentiero di rialzo dei tassi o se deciderà una pausa. Quest’ultimo scenario è molto probabile, ma molto dipenderà dal trend dell’inflazione. Le tensioni commerciali: la tregua raggiunta tra USA e Cina scade a inizio marzo 2019. Le due parti stanno negoziando. Sarebbe molto proficuo per i mercati e per l’economia che Washington e Pechino arrivassero a quella data con un accordo per evitare una nuova escalation di tensioni commerciali, molto dannose per l’economia globale. Inoltre bisognerà seguire con attenzione la politica di stimoli fiscali e monetari perseguita dalla Cina per sostenere la crescita del paese e i temi politici europei. Abbiamo già citato Francia e Italia. Il 2019 vedrà altri importanti appuntamenti tra cui l’evoluzione di Brexit, su cui c’è ancora molta incertezza e le elezioni politiche europee. Queste ultime, data la forte deriva populista e nazionalista degli ultimi anni, potrebbero determinare dei rilevanti cambiamenti nella composizione del Parlamento europeo portando a forti implicazioni sui mercati”.

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Secondo alcuni gestori macro, il mercato dei bond speculativi (High Yield, Leverage Loans, ABS e cartolarizzazioni) è ora praticamente congelato dalle esigenze di smobilizzo dei grandi fondi d’investimento obbligazionari che si sono riempiti di credito speculativo per soddisfare la ricerca di rendimento innescata dalle Banche Centrali. C'è il rischio di un selloff generalizzato che possa provocare danni ingenti anche all'economia reale, soprattutto negli Stati Uniti?


“Stiamo ancora operando in un contesto di tassi bassi e quindi la ricerca di rendimento potrebbe essere ancora una forte esigenza per gli investitori. Ciò porta a pensare che le obbligazioni ad alto rendimento possano ancora giocare un ruolo rilevante. Inoltre la fase di correzione degli ultimi mesi ha creato delle opportunità in termini di ampliamento degli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato, ndr), mentre a livello di fondamentali non ci sono stati rilevanti cambiamenti, per esempio in termini di aumento dei tassi di default (fallimento degli emittenti). L’aumento delle emissioni è stato più orientato alla rinegoziazione di debito già esistente piuttosto che al finanziamento di nuovo debito. Sicuramente il 2019 sarà un anno in cui sarà fondamentale aumentare la capacità di selettività nel mondo obbligazionario. Sarà importante andare a ricercare le opportunità soprattutto in termini di qualità. Alcune revisioni dei rating obbligazionari, nel modo investment grade (IG), hanno preoccupato sulla tenuta dei livelli qualitativi di alcuni emittenti. Questo è sicuramente un tema rilevante che andrà affrontato in termini di forte selettività delle società emittenti e di buon bilanciamento tra rischio/rendimento delle asset class di reddito fisso e dei singoli emittenti”.

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