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Commodity, l'anno inizia sotto una buona stella

Il 2019 è cominciato in rialzo per le materie prime, trainato sia dalle quotazioni del petrolio che da quelle di alcuni metalli industriali. Prospettive moderatamente positive anche per i prossimi mesi

21 Gennaio 2019 09:38

financialounge -  commodity Fabien Weber materie prime oro petrolio
Dopo un 2018 tra i peggiori degli ultimi anni, il nuovo anno sembra iniziato sotto un’altra stella per le commodity. La fotografia dei rendimenti al 18 gennaio 2019, calcolati in base alle performance degli etf che replicano l’andamento in euro dei prezzi delle diverse materie prime, registra un rialzo medio del 5,6% ma con significative differenze tra una commodity e un'altra.

IL RIMBALZO DEL PETROLIO


Il petrolio, che nel quarto trimestre dello scorso anno aveva inanellato una lunga sequenza di cali, ha aperto il 2019 con un forte rimbalzo ,sia nella versione europea del Brent (+18%) che in quella statunitense del WTI (+17,9%). Tra i metalli industriali, invece, si sono distinti dal primo gennaio il nickel (+11%), lo zinco +4,2% e il rame (+2,3%) mentre tra i metalli preziosi ha brillato il palladio (+10,3%): al contrario, sia l’oro (+1%) che l’argento (+0,6%) hanno solo scaldato i motori. Bene anche sia zucchero (+7,1%) che caffè (+4,5%) mentre le commodity agricole segnano un apprezzamento medio del 3,3%.

LE PROSPETTIVE DEL GREGGIO


Fin qui le performance già scritte. Le prospettive per i prossimi mesi vedono una tendenza moderatamente rialzista per il petrolio, con le quotazioni del Brent (che venerdi scorso hanno chiuso a 62,6 dollari al barile) che dovrebbero oscillare nel trading range di medio periodo compreso tra 65 e 75 dollari.

I PUNTI DI FORZA DELL’ORO


Per quanto riguarda invece l’oro che, come abbiamo visto, non ha brillato da inizio anno, le aspettative sono moderatamente positive. Infatti il dollaro non dovrebbe rafforzarsi come ha fatto nel corso del 2018, e questo di solito tende a spingere le quotazioni del metallo giallo. Inoltre i tassi di interesse dei Treasury Usa si sono stabilizzati e ora viaggiano su livelli inferiori ai picchi del 2018: anche questo rende l’oro più attraente agli occhi degli investitori meno ingolositi dai titoli governativi che rendono meno. L’oro, infine, è il bene rifugio per eccellenza e nel caso di nuove turbolenze di mercato potrà garantire un cuscinetto di protezione al portafoglio.

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I FATTORI GEOPOLITICI E MACROECONOMICI


Resta il fatto che, come fa notare Fabien Weber, portfolio manager valute e materie prime di Gam Investments, le commodity non energetiche subiscono gli impatti dei fattori geopolitici e macroeconomici, soprattutto in questa fase contraddistinta dall’incerto esito della guerra commerciale tra Washington e Pechino. Le implicazioni più significative, sottolinea l’esperto, sono rintracciabili soprattutto nelle quotazioni dei metalli industriali e in quelle dei prodotti agricoli. Nel caso in cui la situazione tra USA e Cina registrasse un miglioramento, le ricadute sulle materie prime potrebbero rivelarsi particolarmente positive alla luce dei fondamentali, che, in base alle valutazioni di Fabien Weber focalizzate sulle scorte che in generale sono su livelli limitati, appiano per i metalli industriali meno negativi di quanto attualmente scontato dal mercato.

COMMODITY AGRICOLE, MOLTO DIPENDERA’ DAL CLIMA


Per l’esperto, inoltre, mentre l’oro e i metalli preziosi dovrebbero iniziare a beneficiare della percezione che la Federal Reserve non sia poi così lontana da una politica monetaria neutrale (né espansiva né restrittiva per l’economia), le commodity agricole continueranno ad avere più o meno un trend non molto positivo come conseguenza di un’offerta elevata: in conclusione, quest’anno molto potrebbe dipendere dal clima. 

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