Ethenea
Ethenea: “Riforme improbabili, Italia in difficoltà nel 2019”
Secondo Barthels (Ethenea) l’Italia soffrirà di più rispetto ad altri paesi dell’Eurozona. Intanto aumenta il rischio recessione negli Usa
22 Gennaio 2019 11:56
Rischio di recessione negli Usa in aumento e Italia ancora in difficoltà tra i paesi dell’Eurozona. Sono alcune delle valutazioni di Guido Barthels, portfolio manager di Ethenea, che fa il punto sul possibile andamento dell’economia e dei mercati in questa prima parte di 2019.
Un 2019 che secondo l’esperto comincerà sulla falsariga dell’anno appena concluso, quindi con una volatilità ancora presente e una probabilità molto elevata che almeno il 60% delle economie globali subiscano un rallentamento.
Tra queste, secondo Barthels, ci sarà quasi sicuramente l’Italia, considerata l’economia europea più in difficoltà dopo aver archiviato un terzo trimestre 2018 con una crescita negativa dello 0,4% su base trimestrale annualizzata (+0,7% contro il precedente + 1,1%) e -0,1% rispetto al trimestre precedente. “La situazione politica nel paese rende altamente improbabile il varo di riforme economiche assolutamente necessarie - afferma Barthels – con forti probabilità che la situazione possa peggiorare nei prossimi trimestri”.
Una frenata, quella del terzo trimestre, che ha interessato anche la locomotiva tedesca (-0,8% su base trimestrale annualizzata) che però, a differenza dell’Italia, secondo Ethenea dovrebbe ricominciare a correre con una crescita attesa dell’1,6% per l’intero 2018. Per quanto riguarda Francia e Spagna, invece, Barthels non si aspetta particolari sorprese. “Nel complesso – spiega - l’economia dell'Eurozona performa bene, ma mostra i primi segni di cedimento malgrado gli sforzi della Banca centrale europea”.
Anche fuori dall’Europa non è tutto oro quel che luccica. In particolare se si guarda al 6,6% segnato dal PIL cinese nel 2018: numeri impensabili per le economie mature, ma comunque in calo rispetto alla tendenza degli anni passati registrata in Cina. Perde slancio anche l’economia Usa, con un +3,5% nel terzo trimestre 2018 che dà l’impressio di un Trump a corto di idee per ridare fiato alla crescita, penalizzata anche dalle tensioni sui dazi e dalla serrata (shutdown) del governo.
“Le probabilità stimate di una recessione nei prossimi dodici mesi negli Usa si collocano al 16%, un valore raggiunto l'ultima volta nel 2006 e anche il divario tra il rendimento del treasury statunitensi a dieci anni e quello a due anni indica un rischio recessione nei prossimi 4-6 trimestri”, conclude Barthels.
“In questo contesto, se i mercati azionari globali potranno tornare a dare soddisfazioni dipende in larga parte dall'evoluzione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, ma non solo. Sempre più fattori polarizzeranno l'attenzione degli operatori, richiedendo nervi saldi nella gestione dei rischi”.
60% DELLE ECONOMIE IN FRENATA
Un 2019 che secondo l’esperto comincerà sulla falsariga dell’anno appena concluso, quindi con una volatilità ancora presente e una probabilità molto elevata che almeno il 60% delle economie globali subiscano un rallentamento.
I PROBLEMI DELL’ITALIA
Tra queste, secondo Barthels, ci sarà quasi sicuramente l’Italia, considerata l’economia europea più in difficoltà dopo aver archiviato un terzo trimestre 2018 con una crescita negativa dello 0,4% su base trimestrale annualizzata (+0,7% contro il precedente + 1,1%) e -0,1% rispetto al trimestre precedente. “La situazione politica nel paese rende altamente improbabile il varo di riforme economiche assolutamente necessarie - afferma Barthels – con forti probabilità che la situazione possa peggiorare nei prossimi trimestri”.
SEGNALI DI CEDIMENTO NELL’EUROZONA
Una frenata, quella del terzo trimestre, che ha interessato anche la locomotiva tedesca (-0,8% su base trimestrale annualizzata) che però, a differenza dell’Italia, secondo Ethenea dovrebbe ricominciare a correre con una crescita attesa dell’1,6% per l’intero 2018. Per quanto riguarda Francia e Spagna, invece, Barthels non si aspetta particolari sorprese. “Nel complesso – spiega - l’economia dell'Eurozona performa bene, ma mostra i primi segni di cedimento malgrado gli sforzi della Banca centrale europea”.
Distribuzione, Ethenea e Mainfirst lanciano Fenthum
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LA CINA NON FA LA CINA
Anche fuori dall’Europa non è tutto oro quel che luccica. In particolare se si guarda al 6,6% segnato dal PIL cinese nel 2018: numeri impensabili per le economie mature, ma comunque in calo rispetto alla tendenza degli anni passati registrata in Cina. Perde slancio anche l’economia Usa, con un +3,5% nel terzo trimestre 2018 che dà l’impressio di un Trump a corto di idee per ridare fiato alla crescita, penalizzata anche dalle tensioni sui dazi e dalla serrata (shutdown) del governo.
RECESSIONE IN VISTA NEGLI USA?
“Le probabilità stimate di una recessione nei prossimi dodici mesi negli Usa si collocano al 16%, un valore raggiunto l'ultima volta nel 2006 e anche il divario tra il rendimento del treasury statunitensi a dieci anni e quello a due anni indica un rischio recessione nei prossimi 4-6 trimestri”, conclude Barthels.
AZIONI OK, MA SERVONO NERVI SALDI
“In questo contesto, se i mercati azionari globali potranno tornare a dare soddisfazioni dipende in larga parte dall'evoluzione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, ma non solo. Sempre più fattori polarizzeranno l'attenzione degli operatori, richiedendo nervi saldi nella gestione dei rischi”.