2019

Il 2019 parte meglio del previsto, ma serve prudenza

Emergono diversi fattori di supporto al mercato azionario ma è meglio restare prudenti. In ambito obbligazionario tutto ruota intorno alle politiche monetarie ma occhio a Brexit e shutdown statunitense

23 Gennaio 2019 09:24

financialounge -  2019 Amundi azionario obbligazionario prudenza
Il 2018 è stato il peggior anno dal punto di vista finanziario dal 2008. Lo si evince immediatamente osservando l’andamento degli indici Fideuram dei fondi comuni d’investimento. L’indice generale (che replica in modo ponderato tutte le tipologie di fondi sul mercato) nel 2018 ha segnato un calo del 5,5%: negli ultimi 10 anni aveva perso solo nel 2011 (in occasione della grande crisi del debito della zona euro), anno in cui lasciò sul terreno il 2,4%. Nel 2008, invece la perdita ammontò al -6,5%.

2018, ANNUS HORRIBILIS PER LE PERFORMANCE DEI FONDI


A confermare che il 2018 sia stato un vero annus horribilis per i sottoscrittori di fondi e comparti di Sicav è  il fatto che tutte e cinque le principali macro categorie di fondi hanno chiuso in rosso: azionari (-11,9%), bilanciati (-5,9%), flessibili (-6,3%), monetari (-0,8%) e obbligazionari (-3,6%). Nel 2008 sia quella monetaria (+2,2%) che quella obbligazionari (+1,7%) garantirono un minimo rifugio ai risparmiatori mentre nel 2011 ci riuscì la categoria dei fondi monetari (+0,8%).

INIZIO 2019 IN RECUPERO


L’inizio del 2019 sembra, almeno per il momento, aver scacciato molte delle preoccupazioni che hanno attanagliato gli investitori negli ultimi mesi dello scorso anno. Le aspettative sui possibili sviluppi positivi nei negoziati commerciali tra Washington e Pechino, che vedranno un nuovo round di incontri il 30 e il 31 gennaio con la visita del vice premier cinese Liu He nella capitale americana, hanno offerto una sponda ai rialzisti, che hanno trovato spunti incoraggianti pure nell’ avvio della stagione dei risultati trimestrali Dal primo al 18 gennaio, l’indice generale dei fondi comuni ha segnato un recupero di oltre due punti percentuali mentre quello dei fondi azionari ha messo a segno un +7,1% e quello dei fondi obbligazionari un +1,1%.

Idee di investimento – Obbligazioni – 21 gennaio 2019


Idee di investimento – Obbligazioni – 21 gennaio 2019






IL CONTESTO RESTA SFIDANTE


Certo si tratta di recuperi parziali mentre il contesto resta sfidante, come dimostrano i dati del Gdp della Cina diramati nella mattinata di lunedi 21 gennaio, che hanno mostrato una crescita limitata al 6,6%, livello più basso dal 1990. Inoltre la situazione di incertezza politica in Europa, in particolare nel Regno Unito,e il prolungato shutdown statunitense (blocco della attività amministrative federali) non lascia tranquilli gli operatori. “L’attenzione degli investitori rimarrà nelle prossime settimane concentrata sulle tematiche che restano sullo sfondo oltreché sulle indicazioni provenienti dalla banche centrali per cercare di desumere le prossime mosse di politica monetaria” fa sapere Giordano Beani, head of multi-asset fund solutions Italy di Amundi Sgr.

PRUDENZA IN AMBITO AZIONARIO


L’esperto, che alla luce della maturità del ciclo e del futuro rallentamento dei profitti aziendali consiglia una certa prudenza in ambito azionario, ammette che stanno gradualmente emergendo fattori in grado di favorire una ripresa delle azioni: dalla ripartenza dell’economia di Pechino alla possibile pausa della Fed nel rialzo dei tassi, dal recupero delle quotazioni del petrolio al miglioramento nel clima delle trattative commerciali tra Stati Uniti e Cina.

BANCHE CENTRALI, BREXIT E SHUTDOWN


Per quanto riguarda invece il mercato delle obbligazioni societarie, secondo Giordano Beani sono più di uno i fattori che hanno propiziato il recupero delle quotazioni di inizio anno, sebbene il più importante sia da ricercarsi nella convinzione che le politiche monetarie siano ora in prospettiva più accomodanti rispetto alle aspettative di qualche mese fa. Certo, sottolinea l’esperto, è bene che gli investitori tengano a mente che persistono le incertezze riguardo agli sviluppi della Brexit e al blocco delle attività amministrative del governo statunitense: due fattori capaci di esercitare alla lunga implicazioni negative sul credito.

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