BCE
Draghi prudente non estrae l'arma Tltro
Il mercato ci sperava ed è rimasto deluso, ma avrebbe voluto dire ricorrere all’unico strumento rimasto dopo la fine del QE in una situazione che tutto sommato non sta precipitando
24 Gennaio 2019 17:19
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Mario Draghi ha lasciato l’interrogativo senza risposta alla sua prima conferenza stampa del 2019, dopo che il board della Bce si era limitato a cambiare solo la data dell’ultimo comunicato del 13 dicembre scorso lasciando il resto uguale anche nelle virgole: primo rialzo dei tassi possibile solo dopo l’estate del 2019, riacquisto integrale dei titoli a scadenza anche ben oltre quella data, fino a che sarà necessario. Le banche europee si aspettavano o forse solo speravano un bicchiere tutto pieno, che tradotto nel linguaggio tecnico si chiama Ltro o con la variante Tltro. Vale a dire prestiti a condizioni ultra-favorevoli su una scadenza di diversi anni condizionati alla destinazione dei soldi al finanziamento del sistema produttivo. Sono uno strumento aggiuntivo e separato rispetto al quantitative easing terminato il 31 dicembre e nei giorni precedenti il board della Bce molti giornali ne avevano ipotizzato l’annuncio.
Invece niente. Interrogato sul punto, lo stesso Draghi in conferenza stampa ha detto che non se ne è parlato alla riunione di giovedì 24 gennaio. I titoli delle banche europee hanno preso una sbandata con l’Euro Stoxx di settore che in pochi minuti è sceso da 95 a 93 per poi recuperare qualcosa. Si sa che le banche europee non se la passano particolarmente bene, e non solo le italiane. E una boccata consistente di liquidità grazie ai Tltro sarebbe stata accolta con grande sollievo. Ma c’è anche un bicchiere mezzo pieno, che non è stato né apprezzato né prezzato dal mercato. Se Draghi infatti ritiene che di Tltro non sia neanche il caso di parlare, nonostante l’economia continui a rallentare e nonostante la stessa Bce abbia spostato la sua bilancia del rischio dalla parte del ribasso, forse non è una notizia così cattiva. Magari vuol dire che la situazione suscita qualche preoccupazione ma non al punto di dover ricorrere a misure di emergenza.
Infatti Draghi ha sottolineato più di una volta che oggi il sistema bancario è molto più forte e protetto da bilanci molto più solidi rispetto al momento della crisi esplosa a fine 2008, aggiungendo che le condizioni del credito restano favorevoli e che un ampio grado di stimolo resta comunque in atto, con il meccanismo del riacquisto dei titoli man mano che vengono a scadenza insieme ai tassi che restano a zero fino almeno all’autunno del 2019. Quindi il giudizio della Bce, anche se è unanime sulla debolezza del momento economico, converge anche sulla fiducia, basata sulla convinzione che l’espansione economica prosegue e che anche le dinamiche dell’inflazione vanno nella direzione giusta, a cominciare da quella salariale che spinge verso l’alto soprattutto in Germania.
C’è un’altra ragione per cui per il momento il ricorso ai Ltro e Tltro non viene preso in considerazione, e l’ha spiegata lo stesso Draghi, affermando che i due strumenti in passato si sono dimostrati molto utili ed efficaci, ma aggiungendo anche che nel caso vengano reimpiegati la Bce vuol essere certa che poi si traducano in un effettivo trasferimento di liquidità al sistema. Insomma, visto che alla fine si tratta di una specie di pronti contro termine sulla scadenza di diversi anni, non devono ridursi a una riesumazione sotto mentite spoglie del QE appena seppellito, con le banche che ricominciano a vendere bond (anche se a termine) alla Bce in cambio di liquidità (a pronti). Devono essere uno strumento effettivo di politica economica da usare se il rischio di recessione dovesse diventare concreto.
Draghi non lo ha detto, ma è possibile e anche verosimile che la Bce stia studiando meccanismi che rendano in qualche modo automatico e certo il trasferimento delle risorse finanziarie alle imprese e alle famiglie evitando che restino parcheggiate nelle casse delle banche. Rispolverare i Tltro inoltre vuol dire mettere mano all’unico strumento al momento disponibile, con il rischio di rimanere senza munizioni se la situazione dovesse precipitare. E i rischi che possa precipitare sono ben visibili all’orizzonte, da una crash Brexit al ritorno di una guerra guerreggiata sui dazi tra Usa e Cina. Meglio aspettare qualche settimana o qualche mese.
I TITOLI BANCARI EUROPEI NON HANNO APPREZZATO
Invece niente. Interrogato sul punto, lo stesso Draghi in conferenza stampa ha detto che non se ne è parlato alla riunione di giovedì 24 gennaio. I titoli delle banche europee hanno preso una sbandata con l’Euro Stoxx di settore che in pochi minuti è sceso da 95 a 93 per poi recuperare qualcosa. Si sa che le banche europee non se la passano particolarmente bene, e non solo le italiane. E una boccata consistente di liquidità grazie ai Tltro sarebbe stata accolta con grande sollievo. Ma c’è anche un bicchiere mezzo pieno, che non è stato né apprezzato né prezzato dal mercato. Se Draghi infatti ritiene che di Tltro non sia neanche il caso di parlare, nonostante l’economia continui a rallentare e nonostante la stessa Bce abbia spostato la sua bilancia del rischio dalla parte del ribasso, forse non è una notizia così cattiva. Magari vuol dire che la situazione suscita qualche preoccupazione ma non al punto di dover ricorrere a misure di emergenza.
UN SISTEMA DEL CREDITO MOLTO PIU’ FORTE
Infatti Draghi ha sottolineato più di una volta che oggi il sistema bancario è molto più forte e protetto da bilanci molto più solidi rispetto al momento della crisi esplosa a fine 2008, aggiungendo che le condizioni del credito restano favorevoli e che un ampio grado di stimolo resta comunque in atto, con il meccanismo del riacquisto dei titoli man mano che vengono a scadenza insieme ai tassi che restano a zero fino almeno all’autunno del 2019. Quindi il giudizio della Bce, anche se è unanime sulla debolezza del momento economico, converge anche sulla fiducia, basata sulla convinzione che l’espansione economica prosegue e che anche le dinamiche dell’inflazione vanno nella direzione giusta, a cominciare da quella salariale che spinge verso l’alto soprattutto in Germania.
Banche centrali, i destini incrociati di Fed e Bce
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UNO STRUMENTO DA USARE SOLO SE LA RECESSIONE E’ IMMINENTE
C’è un’altra ragione per cui per il momento il ricorso ai Ltro e Tltro non viene preso in considerazione, e l’ha spiegata lo stesso Draghi, affermando che i due strumenti in passato si sono dimostrati molto utili ed efficaci, ma aggiungendo anche che nel caso vengano reimpiegati la Bce vuol essere certa che poi si traducano in un effettivo trasferimento di liquidità al sistema. Insomma, visto che alla fine si tratta di una specie di pronti contro termine sulla scadenza di diversi anni, non devono ridursi a una riesumazione sotto mentite spoglie del QE appena seppellito, con le banche che ricominciano a vendere bond (anche se a termine) alla Bce in cambio di liquidità (a pronti). Devono essere uno strumento effettivo di politica economica da usare se il rischio di recessione dovesse diventare concreto.
RESTANO I RISCHI DI BREXIT E DAZI
Draghi non lo ha detto, ma è possibile e anche verosimile che la Bce stia studiando meccanismi che rendano in qualche modo automatico e certo il trasferimento delle risorse finanziarie alle imprese e alle famiglie evitando che restino parcheggiate nelle casse delle banche. Rispolverare i Tltro inoltre vuol dire mettere mano all’unico strumento al momento disponibile, con il rischio di rimanere senza munizioni se la situazione dovesse precipitare. E i rischi che possa precipitare sono ben visibili all’orizzonte, da una crash Brexit al ritorno di una guerra guerreggiata sui dazi tra Usa e Cina. Meglio aspettare qualche settimana o qualche mese.
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