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Wall Street, alla ricerca del giusto punto di ingresso

Le previsioni attuali indicano che gli utili per azione Usa potrebbero registrare una contrazione tra il -5% e il -10% nel 2° e 3° trimestre, mentre l’indice S&P500 dovrebbe oscillare nelle prossime settimane tra quota 2.500 e 2.700

12 Febbraio 2019 09:30

financialounge -  eps FED Michael Wilson Morgan Stanley Wall Street
Se si confrontano i livelli dell’S&P500 attuali (2.709 punti) e quelli di due mesi fa (2.700) si può affermare, numeri alla mano, che la performance dell’indice azionario statunitense sia risultata praticamente piatta, come se non fosse accaduto nulla di significativo. Quello che i numeri spesso non riescono a dire, come in questo caso specifico, è che in questi due mesi Wall Street ha sperimentato il peggior mese di dicembre dal 1931 (-9,2%) e il miglior mese di gennaio dal 1987 (+7,9%).

COSA E’ DAVVERO CAMBIATO NEGLI ULTIMI 2 MESI


Ci si chiede quindi se qualcosa sia davvero cambiato in questi due mesi. Per spiegare il crollo e il successivo rimbalzo dei prezzi delle attività finanziarie molti osservatori chiamano in causa un errore di policy indotto dalla Fed, esacerbato dalla scarsa liquidità di fine anno e dalla pressione delle performance sui gestori patrimoniali che hanno preferito prendere profitto prima della chiusura dell’ultimo trimestre, contribuendo però in tal mondo ad incrementare i flussi di vendita sui mercati. Ora, con il picco dell’indice delle condizioni finanziarie (che segnala condizioni finanziarie piuttosto restrittive) ,la Fed ha deciso di invertire il suo corso di politica monetaria: una decisione che ha riacceso la luce verde della propensione al rischio per gli investitori. Dopotutto, sarebbe inutile combattere la Fed o l'impeto dei prezzi.

TROPPA ENFASI SULLA FED


Tuttavia, sebbene la svolta della Fed rappresenti un punto a favore di supporto ai mercati finanziari, c’è da segnalare che a fronte di un rialzo delle attività finanziarie non si è visto un altrettanto positivo flusso di notizie economiche. In secondo luogo, la banca centrale statunitense sta tuttora procedendo con il suo programma di riduzione del bilancio per 50 miliardi di dollari al mese: è vero che le parole del presidente Powell nel primo meeting del 2019 hanno fatto trapelare l’idea che tale riduzione possa essere messa in pausa, ma è altrettanto vero che le condizioni finanziarie attuali rendono meno stringente per la Fed la necessità di procedere nel fermare o addirittura decrementare il QT (Quantitative tightening, cioè il processo di riduzione del bilancio federale).

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ASPETTATIVE DI CRESCITA DEI PROFITTI IN FORTE DECELERAZIONE


“Ma ancora più importante è il fatto che le aspettative di crescita degli utili si siano deteriorate in modo marcato negli ultimi tempi mesi. Stranamente, vedo molta meno attenzione a questo aspetto e molta enfasi sulla Fed e sull’andamento dei prezzi delle azioni”, puntualizza Michael Wilson, cio di Morgan Stanley Institutional Securities and Wealth Management. Il riferimento dell’esperto è al fatto che le revisioni dei profitti aziendali sono state tra le peggiori osservate in termini di ampiezza e di velocità. Praticamente ogni settore e regione del mondo sta accusando revisioni al ribasso, rendendo difficile spiegarle come una semplice conseguenza di una implicazione temporanea delle tensioni commerciali e / o dello shutdown statunitense. A tale proposito basti pensare che, se in estate la previsione degli utili dell’S&P500 per il 2019 si attestava a circa il +11%; oggi il consenso è scivolato in territorio negativo per un punto percentuale. “Data la gravità e l'ampiezza delle revisioni, non sarei sorpreso se la crescita degli utili sia del secondo che del terzo trimestre 2019 dell’S&P 500 si rivelasse negativa su base annua”, specifica Wilson.

ALLA RICERCA DEL PUNTO GIUSTO DI INGRESSO NEL MERCATO


Secondo l’esperto, quindi, più che la Fed saranno gli effettivi profitti aziendali dei prossimi trimestri a determinare l’andamento dell’azionario statunitense. E, dal momento che il confronto tra i secondo e il terzo trimestre 2019 sarà con due trimestri 2018 record per l’S&P500, le previsioni attuali indicano che gli utili per azione (eps) statunitensi potrebbero registrare una contrazione tra il -5% e il -10% in entrambi i trimestri. Come conseguenza l’indice S&P500 dovrebbe oscillare nelle prossime settimane tra quota 2.500 e 2.700 . “Poiché i mercati azionari non hanno registrato una trend chiaro dalla fine del 2017, i punti di ingresso continueranno ad essere fondamentali per la generazione di rendimenti positivi”, conclude Wilson.

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