Alberto Boquin
Indonesia in corsia di sorpasso tra i mercati emergenti
A differenza di Turchia e Messico, in Indonesia l’inflazione è sotto controllo e il paese, inoltre, può contare su un merito di credito investment grade
14 Febbraio 2019 17:00
Russia, Messico, Sud Africa, Brasile, Turchia e Indonesia. E’ questo l’elenco dei paesi i cui rendimenti sui bond decennali in valuta locale si attestano attualmente tra l’8% e il 9%. Cedole di tutto rispetto in un contesto generale dei mercati obbligazionari che resta improntato a rendimenti ancora molto vicini ai minimi storici. Una situazione valida soprattutto nell’ambito dei mercati sviluppati, ma che non esclude affatto quelli emergenti, sulla scia della lunga fase di rialzo dei prezzi e di ribasso dei rendimenti (che si muovono in direzione opposta ai prezzi) che ne ha ristretto di molto gli interessi da pagare sul debito.
Per quanto riguarda Turchia e Messico persistono le pressioni inflazionistiche che nel 2018 hanno costretto le rispettive banche centrali ad assumere politiche monetarie più restrittive. Nel caso invece di Sud Africa e Brasile le recenti elezioni hanno portato al governo una nuova leadership che deve ancora affrontare e risolvere i problemi di sostenibilità dei bilanci pubblici. La Russia, invece, rimane tuttora esposta al rischio di sanzioni. Resta l’Indonesia che non sembra essere affetta da nessuna delle grandi problematiche degli altri cinque paesi visti in precedenza. I prezzi al consumo si posizionano al di sotto del livello obiettivo, il merito di credito è solidamente nell’area investment grade, mentre non emergono particolari problemi a livello geopolitico.
“Anche gli investimenti in Indonesia come in ogni altro mercato comportano dei rischi, ma riteniamo che il peggio dovrebbe essere già stato archiviato” afferma Alberto Boquin, Research Analyst di Brandywine Global, affiliata obbligazionaria di Legg Mason. L’esperto si dice infatti convinto che, grazie ad un possibile miglioramento delle partite correnti, ad una miglior copertura delle passività esterne delle aziende e una conferma dell’attuale leadership politica alle prossime elezioni di aprile, i rendimenti delle obbligazioni dell’Indonesia nel 2019 dovrebbero risultare interessanti.
Ma quali sono le ragioni di questo cauto ottimismo di Alberto Boquin circa le tre preoccupazioni dei mercati riguardo all’Indonesia? Per quanto riguarda la non sostenibilità del deficit delle partite correnti che si è ampliato da -1,7% a -2,7%, senza peraltro essere più coperto totalmente dagli investimenti diretti dall’estero, si intravedono interessanti sforzi da parte del governo di Giacarta. A cominciare dall’allungare i tempi degli investimenti infrastrutturali che hanno già comportato una diminuzione delle importazioni di beni strumentali. “Un deficit delle partite correnti più ristretto potrebbe facilmente essere finanziato da flussi in entrata nel mercato del debito locale” spiega Alberto Boquin.
L’esperto poi passa ad illustrare perché il debito estero, sebbene rimanga un problema per il paese, non costituisca un ostacolo insormontabile. E’ vero che l’Indonesia ha sofferto nel 2018 il continuo rialzo dei tassi USA da parte della Fed che ha rafforzato il dollaro pesando sugli interessi da pagare sul debito estero contratto anche dalle aziende indonesiane. Tuttavia una reazione proattiva basata su rialzi dei tassi e su un programma di copertura del biglietto verde dovrebbe aiutare ad alleviare queste pressioni. Anche perché gli indicatori di vulnerabilità legati al debito e alle riserve non si collocano su livelli particolarmente elevati se confrontati con quelli degli altri paesi emergenti.
Infine, un accenno alla situazione politica. Ad aprile sono previste le elezioni presidenziali e parlamentari. Sebbene non si possano affatto escludere tensioni anche perché il paese è tra quelli con maggiore diversità etnica e religiosa, Alberto Boquin ritiene molto probabile la rielezione di Joko Widodo, noto anche come Jokowi. I consensi sono su alti livelli anche grazie alle iniziative concrete indirizzate alla crescita economica e ad un miglioramento dell’amministrazione. “Una chiara testimonianza del lavoro svolto da Jokowi è il balzo dell’Indonesia dal 120esimo posto al 73esimo nella classifica annuale ‘Doing Business’ della Banca Mondiale, che analizza la ‘facilità di fare impresa’ in ogni paese” puntualizza l’esperto.
INFLAZIONE SOTTO CONTROLLO E MERITO DI CREDITO SOLIDO
Per quanto riguarda Turchia e Messico persistono le pressioni inflazionistiche che nel 2018 hanno costretto le rispettive banche centrali ad assumere politiche monetarie più restrittive. Nel caso invece di Sud Africa e Brasile le recenti elezioni hanno portato al governo una nuova leadership che deve ancora affrontare e risolvere i problemi di sostenibilità dei bilanci pubblici. La Russia, invece, rimane tuttora esposta al rischio di sanzioni. Resta l’Indonesia che non sembra essere affetta da nessuna delle grandi problematiche degli altri cinque paesi visti in precedenza. I prezzi al consumo si posizionano al di sotto del livello obiettivo, il merito di credito è solidamente nell’area investment grade, mentre non emergono particolari problemi a livello geopolitico.
IL PEGGIO DOVREBBE ESSERE ALLE SPALLE
“Anche gli investimenti in Indonesia come in ogni altro mercato comportano dei rischi, ma riteniamo che il peggio dovrebbe essere già stato archiviato” afferma Alberto Boquin, Research Analyst di Brandywine Global, affiliata obbligazionaria di Legg Mason. L’esperto si dice infatti convinto che, grazie ad un possibile miglioramento delle partite correnti, ad una miglior copertura delle passività esterne delle aziende e una conferma dell’attuale leadership politica alle prossime elezioni di aprile, i rendimenti delle obbligazioni dell’Indonesia nel 2019 dovrebbero risultare interessanti.
INDONESIA, IL DEFICIT DELLE PARTITE CORRENTI
Ma quali sono le ragioni di questo cauto ottimismo di Alberto Boquin circa le tre preoccupazioni dei mercati riguardo all’Indonesia? Per quanto riguarda la non sostenibilità del deficit delle partite correnti che si è ampliato da -1,7% a -2,7%, senza peraltro essere più coperto totalmente dagli investimenti diretti dall’estero, si intravedono interessanti sforzi da parte del governo di Giacarta. A cominciare dall’allungare i tempi degli investimenti infrastrutturali che hanno già comportato una diminuzione delle importazioni di beni strumentali. “Un deficit delle partite correnti più ristretto potrebbe facilmente essere finanziato da flussi in entrata nel mercato del debito locale” spiega Alberto Boquin.
DEBITO ESTERO
L’esperto poi passa ad illustrare perché il debito estero, sebbene rimanga un problema per il paese, non costituisca un ostacolo insormontabile. E’ vero che l’Indonesia ha sofferto nel 2018 il continuo rialzo dei tassi USA da parte della Fed che ha rafforzato il dollaro pesando sugli interessi da pagare sul debito estero contratto anche dalle aziende indonesiane. Tuttavia una reazione proattiva basata su rialzi dei tassi e su un programma di copertura del biglietto verde dovrebbe aiutare ad alleviare queste pressioni. Anche perché gli indicatori di vulnerabilità legati al debito e alle riserve non si collocano su livelli particolarmente elevati se confrontati con quelli degli altri paesi emergenti.
Fed verso una strategia attendista di tipo "wait-and-see"
Fed verso una strategia attendista di tipo "wait-and-see"
SITUAZIONE POLITICA IN INDONESIA
Infine, un accenno alla situazione politica. Ad aprile sono previste le elezioni presidenziali e parlamentari. Sebbene non si possano affatto escludere tensioni anche perché il paese è tra quelli con maggiore diversità etnica e religiosa, Alberto Boquin ritiene molto probabile la rielezione di Joko Widodo, noto anche come Jokowi. I consensi sono su alti livelli anche grazie alle iniziative concrete indirizzate alla crescita economica e ad un miglioramento dell’amministrazione. “Una chiara testimonianza del lavoro svolto da Jokowi è il balzo dell’Indonesia dal 120esimo posto al 73esimo nella classifica annuale ‘Doing Business’ della Banca Mondiale, che analizza la ‘facilità di fare impresa’ in ogni paese” puntualizza l’esperto.
Trending