Europa
Alla ricerca del valore nelle mid cap europee
Secondo Intermonte, che accompagna le Mid-Cap italiane a incontrare gli investitori sulle principali piazze europee, questi titoli possono essere più reattivi a shock esterni e racchiudere potenziali importanti.
18 Febbraio 2019 15:42
I titoli mid-cap sono guardati con interesse crescente da parte dell’investitore in cerca di diversificazione e di valore racchiuso nel potenziale di crescita. In Europa questa attenzione è in costante aumento grazie anche allo sviluppo di mercati azionari specializzati nelle imprese di dimensioni minori, come l’AIM londinese e quello italiano. Tra gli operatori più attenti a questo settore c’è sicuramente Intermonte, Investment Bank indipendente italiana specializzata in intermediazione istituzionale, ricerca, capital markets, M&A e advisory sul mercato italiano, che il 12 febbraio scorso ha partecipato allo Steigenberger Frankfurter Hof alla 12° edizione del Frankfurt European Midcap Event, dedicato alle mid-cap europee, per presentare agli investitori istituzionali 12 società italiane di vari settori, dalla tecnologia e telecomunicazioni ai beni durevoli e servizi finanziari. Francoforte è stata la prima tappa di una lunga serie per Intermonte SIM, che nei prossimi 12 mesi accompagnerà oltre 45 aziende italiane in 7 piazze finanziarie europee, con l’obiettivo di allargare la loro base di azionisti.
Ma nell’ambito delle mid cap europee, quali settori e quali piazze finanziarie sono più interessanti? E quali aziende in particolare? Micaela Ferruta, Responsabile Corporate Broking e Specialist di Intermonte SIM, spiega che ogni anno vengono organizzati 7 eventi dedicati alle mid-cap, di cui 6 su piazze internazionali. Oltre a Londra, le piazze più ricche di investitori sono Parigi, dove sono presenti numerosi fondi specializzati in mid-small cap e Francoforte, ma anche Ginevra e Madrid offrono buone soddisfazioni. Secondo Ferruta più difficili ma comunque interessanti per il profilo di investimento nel medio termine sono i paesi nordici, dove Intermonte fa tappa a Copenaghen ed Amsterdam. Le aziende che invece hanno più successo presso gli investitori stranieri sono le aziende che operano nei settori tipici dell’eccellenza italiana, quelle attive in mercati in “secular growth”, oppure società industriali leader a livello globale in specifiche nicchie di mercato e forti esportatori.
Puntare sulle small cap può aiutare a contenere gli effetti di shock esterni. Un fattore di incertezza che pesa sull’Europa è sicuramente la Brexit, che minaccia però soprattutto il settore finanziario e in particolare le aziende di grandi dimensioni con una struttura internazionale. Le mid cap possono essere un’alternativa difensiva in caso di hard Brexit? Andrea Randone, Head of mid and small caps Research di Intermonte SIM, ritiene che in generale “le aziende più piccole riescono a essere più reattive di fronte a shock esterni” e, anche per ragioni settoriali, “dovrebbero soffrire meno” l’impatto della Brexit. Ma chiaramente, avverte Randone, rimane il rischio che un mancato accordo possa segnare un ulteriore rallentamento di tutta l’economia europea. Un ragionamento valido a livello operativo, ma a livello borsistico, almeno nel breve, per Randone “è difficile prevedere gli effetti alla luce di una liquidità degli scambi già oggi abbastanza scarsa”.
Guardando all’Italia, quali sono le differenze tra le mid cap italiane e quelle del resto del continente? Quali i punti di forza e quelli di debolezza? L’esperto di Intermonte osserva che il tessuto economico italiano è caratterizzato da società mediamente più piccole rispetto a quelle, ad esempio, di Francia e Germania. Ma, nonostante una dimensione più piccola, secondo Randone “le nostre imprese sono riuscite in molti casi a emergere come eccellenze a livello internazionale grazie al fatto di essere parte di distretti industriali, aggregatori di competenze uniche e straordinarie capacità innovative”. I punti di debolezza sono invece quelli tipici di un capitalismo famigliare “alla prova di spesso complicati passaggi generazionali”. Negli ultimi anni inoltre le aziende, non solo italiane, sono chiamate a riformulare i loro modelli di business di fronte alla rivoluzione di internet e devono imparare ad aprirsi a competenze esterne. Randone ritiene che le società quotate “di fronte a entrambe queste criticità siano avvantaggiate”.
Un ruolo importante nella crescita e nella visibilità per gli investitori delle Pmi italiane è stato l’AIM, nato nel 2009 per facilitarne la quotazione con requisiti flessibili ed adempimenti più snelli. Per l’esperto di Intermonte l’AIM “complessivamente è stato un successo se si pensa che negli ultimi 5 anni tre quarti di tutte le IPO di Borsa Italiana hanno avuto luogo qui. E molte, grazie alla quotazione, hanno potuto accelerare la crescita e poi “migrare sul mercato principale completando in questo modo un percorso virtuoso”. Randone ritiene che il ruolo dell’AIM sia “cruciale per lo sviluppo futuro del mercato borsistico italiano”, ma aggiunge che anche i fondi di investimento e gli intermediari di pari passo “devono strutturarsi adeguatamente per selezionare i casi su cui investire”.
PARIGI E FRANCOFORTE LE PIAZZE PIU’ RICCHE DI INVESTITORI
Ma nell’ambito delle mid cap europee, quali settori e quali piazze finanziarie sono più interessanti? E quali aziende in particolare? Micaela Ferruta, Responsabile Corporate Broking e Specialist di Intermonte SIM, spiega che ogni anno vengono organizzati 7 eventi dedicati alle mid-cap, di cui 6 su piazze internazionali. Oltre a Londra, le piazze più ricche di investitori sono Parigi, dove sono presenti numerosi fondi specializzati in mid-small cap e Francoforte, ma anche Ginevra e Madrid offrono buone soddisfazioni. Secondo Ferruta più difficili ma comunque interessanti per il profilo di investimento nel medio termine sono i paesi nordici, dove Intermonte fa tappa a Copenaghen ed Amsterdam. Le aziende che invece hanno più successo presso gli investitori stranieri sono le aziende che operano nei settori tipici dell’eccellenza italiana, quelle attive in mercati in “secular growth”, oppure società industriali leader a livello globale in specifiche nicchie di mercato e forti esportatori.
LE MID CAP POTREBBERO SOFFRIRE DI MENO UNA HARD BREXIT
Puntare sulle small cap può aiutare a contenere gli effetti di shock esterni. Un fattore di incertezza che pesa sull’Europa è sicuramente la Brexit, che minaccia però soprattutto il settore finanziario e in particolare le aziende di grandi dimensioni con una struttura internazionale. Le mid cap possono essere un’alternativa difensiva in caso di hard Brexit? Andrea Randone, Head of mid and small caps Research di Intermonte SIM, ritiene che in generale “le aziende più piccole riescono a essere più reattive di fronte a shock esterni” e, anche per ragioni settoriali, “dovrebbero soffrire meno” l’impatto della Brexit. Ma chiaramente, avverte Randone, rimane il rischio che un mancato accordo possa segnare un ulteriore rallentamento di tutta l’economia europea. Un ragionamento valido a livello operativo, ma a livello borsistico, almeno nel breve, per Randone “è difficile prevedere gli effetti alla luce di una liquidità degli scambi già oggi abbastanza scarsa”.
LA FORZA DELLE PICCOLE IMPRESE ITALIANE SI CHIAMA ECCELLENZA
Guardando all’Italia, quali sono le differenze tra le mid cap italiane e quelle del resto del continente? Quali i punti di forza e quelli di debolezza? L’esperto di Intermonte osserva che il tessuto economico italiano è caratterizzato da società mediamente più piccole rispetto a quelle, ad esempio, di Francia e Germania. Ma, nonostante una dimensione più piccola, secondo Randone “le nostre imprese sono riuscite in molti casi a emergere come eccellenze a livello internazionale grazie al fatto di essere parte di distretti industriali, aggregatori di competenze uniche e straordinarie capacità innovative”. I punti di debolezza sono invece quelli tipici di un capitalismo famigliare “alla prova di spesso complicati passaggi generazionali”. Negli ultimi anni inoltre le aziende, non solo italiane, sono chiamate a riformulare i loro modelli di business di fronte alla rivoluzione di internet e devono imparare ad aprirsi a competenze esterne. Randone ritiene che le società quotate “di fronte a entrambe queste criticità siano avvantaggiate”.
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RUOLO IMPORTANTE DELL’AIM, I FONDI DEVONO ESSERE PRONTI
Un ruolo importante nella crescita e nella visibilità per gli investitori delle Pmi italiane è stato l’AIM, nato nel 2009 per facilitarne la quotazione con requisiti flessibili ed adempimenti più snelli. Per l’esperto di Intermonte l’AIM “complessivamente è stato un successo se si pensa che negli ultimi 5 anni tre quarti di tutte le IPO di Borsa Italiana hanno avuto luogo qui. E molte, grazie alla quotazione, hanno potuto accelerare la crescita e poi “migrare sul mercato principale completando in questo modo un percorso virtuoso”. Randone ritiene che il ruolo dell’AIM sia “cruciale per lo sviluppo futuro del mercato borsistico italiano”, ma aggiunge che anche i fondi di investimento e gli intermediari di pari passo “devono strutturarsi adeguatamente per selezionare i casi su cui investire”.
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