economia circolare

Economia circolare, il business del futuro

Il modello basato sul riutilizzo delle risorse rappresenta un business potenziale da 3mila miliardi di dollari, e un ambito di investimento molto interessante. Sempre più richieste le soluzioni come Etica Impatto Clima

27 Febbraio 2019 09:16

financialounge -  economia circolare Etica Sgr World Economic Forum
Nuove opportunità di business per 3mila miliardi di dollari: sono quelle offerte dall’economia circolare, secondo le stime del World Economic Forum, circolate in occasione del vertice di Davos. Si tratta di un modello economico basato appunto sulla circolarità – produzione, consumo e riuso – in cui niente (o quasi) si butta, ma tutto si ricicla. Con vantaggi come la riduzione degli sprechi e dell’inquinamento e il minor consumo di risorse preziose.

L’EUROPA SCENDE IN CAMPO


Dell’importanza di questo modello si è accorta anche l’Unione europea, che a maggio dello scorso anno ha approvato una legislazione vincolante: le nuove norme impongono agli Stati membri di dare una svolta concreta alla cosiddetta “gerarchia dei rifiuti”, con l’obiettivo di cambiare le modalità di smaltimento e riutilizzo degli scarti. Il target è di aumentare il riciclo fino al 60% nel 2030, spingendo la differenziata e introducendo anche la raccolta di materiali tessili entro il 2025. Inoltre, viene introdotto il concetto di responsabilità per le aziende, che saranno chiamate a occuparsi dei loro prodotti anche quando questi diventeranno rifiuti.

ANCHE IN CINA LA CONSAPEVOLEZZA MATURA


Anche la Cina, la più grande economia manifatturiera al mondo, si è mossa in questo senso: già nel 2008 Pechino ha varato la cosiddetta “Legge di promozione dell’economia circolare” che, con successivi piani di sviluppo quinquennali, prevede varie misure tra cui la creazione di parchi industriali destinati alla conversione dei rifiuti e l’introduzione di obiettivi per la riduzione dell’inquinamento delle acque e del terreno.

I QUATTRO PILASTRI DEL MODELLO CIRCOLARE


L’economia circolare si fonda su quattro pilastri:
- I risparmi generati dai modelli di business circolari. Ad esempio è il caso della sharing economy, che si basa sulla condivisione delle risorse, piuttosto che sul possesso. Entro il 2022 si stima che le auto in condivisione nelle città diventeranno 700mila.
- Il recupero degli scarti. Il 70% delle risorse mondiali viene usato in contesti urbani e, secondo le Nazioni Unite, entro il 2050 nelle città vivranno altri 2,5 miliardi di persone. Per questo motivo trasformare le nostre città in smart cities che promuovono pratiche di riuso e riciclo permetterebbe di raggiungere risultati importanti.
- La disponibilità di connessioni sempre più potenti e l’arrivo dell’Internet of Things (IoT). A livello domestico, i dispositivi ci informeranno di quello che realmente serve o dello stato di conservazione degli alimenti, per diminuire gli sprechi. Queste tecnologie possono essere applicate anche a livello industriale.
- La riduzione dei rischi produttivi. L’introduzione dell’economia circolare potrebbe anche abbassare i rischi produttivi legati alla fluttuazione delle materie prime e i problemi nell’approvvigionamento.

UNA STRADA ANCORA LUNGA E IN SALITA


Nonostante la maggiore consapevolezza, però, la strada verso l’adozione di modelli economici circolari efficaci ed efficienti sembra ancora lunga. Secondo i numeri del Circularity Gap Report, il rapporto pubblicato da Circle Economy e presentato al vertice di Davos, nel mondo vengono estratte 92,8 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa, a solo il 9% di queste risorse viene riutilizzato. Lo schema economico prevalente è ancora quello dell’economia lineare: produciamo, consumiamo e buttiamo nel cestino. Secondo il rapporto dell’International Resource Panel, il gruppo di esperti delle Nazioni Unite, l’uso delle risorse globali è più che triplicato dal 1970 a oggi e potrebbe raddoppiare nuovamente entro il 2050 senza serie azioni di contrasto. L’economia circolare è poi uno dei modelli utili per contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi, così come stabilito dagli accordi della Conferenza su Clima COP21.

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