correzione
Forse adesso Wall Street ha proprio bisogno di un timeout
L’indice S&P 500 di Wall Street ha completato il suo rally di recupero dai minimi della vigilia di Natale. Ma ora la sua corsa appare affannosa, mentre la volatilità è insolitamente contenuta
23 Aprile 2019 16:32
Il 3 ottobre dello scorso anno l’indice S&P 500 di Wall Street toccava i 2.940 punti mentre ieri ha chiuso a 2.907 punti ,cioè l’1,1% in meno. Ma tutti gli investitori sanno che gli ultimi sei mesi e mezzo sono stati tutt’altro che una passeggiata di salute per il mercato azionario statunitense. Un listino che, dal 3 ottobre al 24 dicembre, ha registrato una delle più severe correzioni degli ultimi anni (perdendo oltre il 20% del suo valore) per poi innescare un rally rialzista che lo ha portato a recuperare quasi tutte le perdite accumulate.
Tuttavia proprio questa corsa al rialzo mostra segnali di affaticamento e suggerisce la necessità di una pausa fisiologica per Wall Street. Ne è convinto per esempio George Davis, capo strategist tecnico di RBC Capital Markets, che in una nota pubblicata la scorsa settimana ha affermato che il rally dell’indice S&P 500 ha lasciato il mercato azionario statunitense "stanco". Secondo l’esperto serve a questo punto una messa a punto per riallineare i valori di mercato ai fondamentali e, di conseguenza, suggerisce agli investitori una certa cautela nel breve periodo. Esaminando il grafico dell’S&P 500, Davis si dichiara preoccupato per le valutazioni che si stanno allontanando dai livelli che lui reputa coerenti con la fase del ciclo economico e con le aspettative sui profitti aziendali, continuamente riviste al ribasso.
Il problema, secondo lo strategist, è che chiusure dell’indice S&P500 al di sopra dei 2.900 punti rischiano di ritardare il potenziale momento della correzione dell’azionario statunitense e di provocare una successiva caduta più profonda di quella fisiologica che servirebbe ad alleggerire la pressione. Nel frattempo, secondo l’analisi tecnica, il livello che potrebbe segnalare un primo indizio di correzione è quello dei 2.860 punti dell’indice S&P 500: se perforato al ribasso, troverebbe il successivo livello di supporto a 2.785 punti (ovvero quattro punti percentuali al di sotto delle attuali quotazioni).
E’ però anche vero che osservando i dati dei flussi di sottoscrizioni verso i fondi azionari Usa e le indagini sul sentiment si nota che gli investitori non sembrano essere stati particolarmente attratti da Wall Street in questo suo rally. Non a caso, citando proprio l’eccesso di liquidità non investita, Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo, all'inizio della scorsa settimana ha specificato che lo scenario più probabile per Wall Street non è un tracollo quanto piuttosto una correzione fisiologica.
Un altro indizio di rilievo che potrebbe confermare l’arrivo di una correzione del mercato azionario è da ricercarsi nella volatilità che, in occasione di correzioni significative del mercato, ha sempre toccato livelli minimi rispetto alla media dei mesi precedenti. E’ successo negli ultimi quattro anni. Per esempio la correzione dell’estate 2015 partì il 20 luglio, quando l’S&P 500 si attestava a 2.128 mentre il Vix, l’indice che misura la volatilità attesa in base alle opzioni sull’indice &SP 500 di Wall Street, viaggiava a 12,4 punti rispetto ad una media dei 12 mesi precedenti di 15,1 (ovvero il 18% meno). La successiva correzione, quella partita l’1 dicembre 2015 quando l’S&P 500 era a 2.102 punti, ha visto il Vix a 16,1 punti (il 20% al di sotto della media delle 14 settimane intercorse dalla correzione precedente).
Bisogna poi arrivare al 26 gennaio dello scorso anno per ritrovare l’inizio di una fase discendente di rilievo dell’S&P 500 che da quota 2.872 punti scese di oltre il 10% in poche settimane: il quel periodo il Vix era a 11,8 (il 20% al di sotto della media delle 52 settimane precedenti). Infine l’ultima correzione partita il 3 ottobre 2018 con l’indice S&P 500 di Wall Street a 2.940 punti e il VIX a 13,78, il 20% in meno della media dei 9 mesi precedenti. Oggi ci troviamo con un Vix a 12,4 punti, che risulta il 27% al di sotto della media degli ultimi 12 mesi e ad un terzo del picco di 36,07 punti registrato il 24 dicembre 2018 in occasione del minimo del minimo dell’S&P 500 a 2.351 punti.
Resta il fatto che, come si argomenta nell'articolo Melt up: occasione da cogliere o rischio da evitare?, se le politiche monetarie continuano a restare estremamente accomodanti e non si materializzano dati macro economici che certificano una imminente recessione, la paura degli investitori di perdersi la festa del rialzo di Borsa può prevalere su qualsiasi altra considerazione analitica o tecnica.
UNA PAUSA NECESSARIA
Tuttavia proprio questa corsa al rialzo mostra segnali di affaticamento e suggerisce la necessità di una pausa fisiologica per Wall Street. Ne è convinto per esempio George Davis, capo strategist tecnico di RBC Capital Markets, che in una nota pubblicata la scorsa settimana ha affermato che il rally dell’indice S&P 500 ha lasciato il mercato azionario statunitense "stanco". Secondo l’esperto serve a questo punto una messa a punto per riallineare i valori di mercato ai fondamentali e, di conseguenza, suggerisce agli investitori una certa cautela nel breve periodo. Esaminando il grafico dell’S&P 500, Davis si dichiara preoccupato per le valutazioni che si stanno allontanando dai livelli che lui reputa coerenti con la fase del ciclo economico e con le aspettative sui profitti aziendali, continuamente riviste al ribasso.
S&P 500, SUPPORTI A 2.860 E A 2.785 PUNTI
Il problema, secondo lo strategist, è che chiusure dell’indice S&P500 al di sopra dei 2.900 punti rischiano di ritardare il potenziale momento della correzione dell’azionario statunitense e di provocare una successiva caduta più profonda di quella fisiologica che servirebbe ad alleggerire la pressione. Nel frattempo, secondo l’analisi tecnica, il livello che potrebbe segnalare un primo indizio di correzione è quello dei 2.860 punti dell’indice S&P 500: se perforato al ribasso, troverebbe il successivo livello di supporto a 2.785 punti (ovvero quattro punti percentuali al di sotto delle attuali quotazioni).
INVESTITORI NON ECCESSIVAMENTE ESPOSTI ALL’AZIONARIO
E’ però anche vero che osservando i dati dei flussi di sottoscrizioni verso i fondi azionari Usa e le indagini sul sentiment si nota che gli investitori non sembrano essere stati particolarmente attratti da Wall Street in questo suo rally. Non a caso, citando proprio l’eccesso di liquidità non investita, Larry Fink, amministratore delegato di BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo, all'inizio della scorsa settimana ha specificato che lo scenario più probabile per Wall Street non è un tracollo quanto piuttosto una correzione fisiologica.
COSA RIVELA LA VOLATILITA’
Un altro indizio di rilievo che potrebbe confermare l’arrivo di una correzione del mercato azionario è da ricercarsi nella volatilità che, in occasione di correzioni significative del mercato, ha sempre toccato livelli minimi rispetto alla media dei mesi precedenti. E’ successo negli ultimi quattro anni. Per esempio la correzione dell’estate 2015 partì il 20 luglio, quando l’S&P 500 si attestava a 2.128 mentre il Vix, l’indice che misura la volatilità attesa in base alle opzioni sull’indice &SP 500 di Wall Street, viaggiava a 12,4 punti rispetto ad una media dei 12 mesi precedenti di 15,1 (ovvero il 18% meno). La successiva correzione, quella partita l’1 dicembre 2015 quando l’S&P 500 era a 2.102 punti, ha visto il Vix a 16,1 punti (il 20% al di sotto della media delle 14 settimane intercorse dalla correzione precedente).
LE DUE CORREZIONI DEL 2018
Bisogna poi arrivare al 26 gennaio dello scorso anno per ritrovare l’inizio di una fase discendente di rilievo dell’S&P 500 che da quota 2.872 punti scese di oltre il 10% in poche settimane: il quel periodo il Vix era a 11,8 (il 20% al di sotto della media delle 52 settimane precedenti). Infine l’ultima correzione partita il 3 ottobre 2018 con l’indice S&P 500 di Wall Street a 2.940 punti e il VIX a 13,78, il 20% in meno della media dei 9 mesi precedenti. Oggi ci troviamo con un Vix a 12,4 punti, che risulta il 27% al di sotto della media degli ultimi 12 mesi e ad un terzo del picco di 36,07 punti registrato il 24 dicembre 2018 in occasione del minimo del minimo dell’S&P 500 a 2.351 punti.
SE PREVALE IL RISK ON
Resta il fatto che, come si argomenta nell'articolo Melt up: occasione da cogliere o rischio da evitare?, se le politiche monetarie continuano a restare estremamente accomodanti e non si materializzano dati macro economici che certificano una imminente recessione, la paura degli investitori di perdersi la festa del rialzo di Borsa può prevalere su qualsiasi altra considerazione analitica o tecnica.
Trending