Alessandro Santini

M&A, il 2019 è l’anno di food, healthcare e IT

Nel periodo 2016 -2018, spiega uno studio del gruppo Banca del Ceresio, le aziende made in Italy si sono confermate attrattive soprattutto per Usa, Francia e Regno Unito e per i settori dei servizi, industriale e bancario. Per il 2019 invece nuove categorie stanno avanzando

6 Maggio 2019 14:44

financialounge -  Alessandro Santini Banca del Ceresio food healthcare IT ma Massimiliano Facchi private equity Seven Capital Partners
Un mercato importante, anche se in frenata: è quello dell’M&A, che sta conoscendo negli ultimi mesi un rallentamento, sia a livello globale che nel nostro Paese. Nel primo trimestre 2019 in Italia sono state chiuse 165 operazioni per un totale di 4,2 miliardi di euro, contro i 10 miliardi del primo trimestre 2018. Tuttavia, il trend degli ultimi anni ha evidenziato una sempre maggiore importanza delle operazioni di fusione e acquisizione, specie quelle tra Italia e Usa, cresciute addirittura del 118% tra 2013 e 2017.

L’ITALIA PIACE AI FONDI DI PRIVATE EQUITY USA


“Il flusso di liquidità generato dalla recente tax reform statunitense, che ha già finanziato numerose operazioni di share buyback negli Usa, verrà probabilmente utilizzato anche per operazioni di crescita tramite M&A”, sottolinea Alessandro Santini, head of corporate advisory del gruppo Banca del Ceresio. Le operazioni in uscita sono effettuate quasi esclusivamente da aziende industriali italiane in cerca di partner strategici, mentre le società americane che investono in Italia sono in larga parte fondi di private equity.

UN SETTORE DA QUASI 80 MILIARDI


Nel 2018, infatti, è aumentata per il quarto anno consecutivo l’incidenza del private equity: il numero di operazioni effettuate da questi fondi è passato dalle 24 del 2013 alle 99 dello scorso anno. In Italia, per quanto riguarda il mercato sell-side, è rimasta elevata ma sicuramente più selettiva l’attenzione degli investitori stranieri verso le imprese nazionali, mentre i prezzi si sono mantenuti ancora interessanti per chi vuole vendere. I nostri principali Paesi investitori restano Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. L’attività di M&A in Italia nel 2018 ha raggiunto un totale di quasi 80 miliardi di euro, escluse le grandi fusioni Luxottica-Essilor e Atlantia-ACS-Abertis. Si sfiorano i 34 miliardi estero su Italia (42%); quasi 31 miliardi in operazioni Italia su Italia (40%) e 14 miliardi circa dall’Italia verso l’estero (18%).

M&A, l'accordo Chevron-Anadarko può scatenare un’ondata di deal


M&A, l'accordo Chevron-Anadarko può scatenare un’ondata di deal






FOOD, HEALTHCARE E IT NEL MIRINO DEI FONDI


Per il 2019 “i settori nei quali si prevede maggiore interesse da parte del private equity in Italia sono il food & beverage e l’healthcare, come pure l’information technology: ci si rivolgerà sempre più ad aziende con buona tecnologia e competenze digitali, oltre che con una forte propensione internazionale”, precisa Santini. Inoltre, “il mercato manterrà liquidità grazie all’attività delle banche centrali che, per scongiurare il rischio di una nuova recessione, terranno bassi i tassi di interesse. Gli investitori diventeranno più selettivi, premiando le aziende virtuose e in salute, e ci si aspetta ancora per l’anno in corso una sostanziale tenuta dei prezzi, venendo da un 2018 concluso con valutazioni estremamente interessanti sul lato sell side”.

AGLI USA LA PARTE DEL LEONE


Nel triennio 2016-2018, i primi investitori in Italia sono stati gli Usa, sia per numero di operazioni di M&A (circa 450) che per valore (oltre 25 miliardi di euro). Seconda la Francia, e a seguire Regno Unito, Cina, Norvegia e Germania; si sono distinti tra gli altri anche Paesi Bassi, Giappone e Spagna. Dove investono invece gli italiani? Per quanto riguarda il valore delle operazioni il mercato preferito sono gli Usa, con quasi 8 miliardi di euro investiti. Per numero di operazioni, invece, spicca il Regno Unito, dove negli ultimi tre anni sono stati oltre 50 i deal conclusi. Seguono Spagna, Usa, Germania e Francia.

ATTENZIONE ANCHE A TURISMO E AUTOMOTIVE


“I settori citati sono sicuramente da qualche tempo tra quelli all’attenzione degli investitori finanziari e dunque oggetto di possibili operazioni di M&A tipicamente di minoranza. Healthcare e IT sono peraltro settori in fase di forte evoluzione e, per certi comparti, anche di consolidamento per cui gli stessi operatori industriali potrebbero essere un ulteriore driver di operazioni straordinarie”, commenta Massimiliano Facchi, partner di Seven Capital Partners. “A questi settori aggiungerei quello del turismo con particolare riferimento al comparto dell’hotellerie, che in Italia sconta uno storico ritardo tecnologico ed una elevata frammentazione rispetto ai corrispondenti mercati europei; e tutta la filiera dell’automotive (non solo i produttori, ma tutti gli operatori di subfornitura e componentistica speciale) che attende profondi cambiamenti guidati dalle tematiche ambientali e dalla rivoluzione dell’elettrico.”

Trending