Amundi
Mercati sulle montagne… cinesi
Amundi Sgr consiglia di allacciare le cinture finchè continua ad incombere lo spettro della guerra dei dazi ma sottolinea la protezione delle banche centrali e segnala germogli di crescita nelle varie economie.
15 Maggio 2019 09:40
Sono cinesi, non quelle russe inventate da Caterina II nella reggia vicino a San Pietroburgo nel XVIII secolo, le montagne su cui continuano a viaggiare tra salite e discese i mercati azionari, con Wall Street reduce da uno spettacolare recupero nel finale di venerdì 10 maggio solo per poi fare il tonfo più forte dell’anno il lunedì successivo. Motivo degli alti e bassi violenti ovviamente la guerra dei dazi tra Trump e Xi con alternanza di minacce e blandizie da entrambe le parti in attesa che i due presidenti si incontrino al G20 di Osaka a fine giugno, magari per trovare alla fine un accordo. Quindi cinture ben allacciate ma anche occhio ai fattori positivi, come la rete di protezione che la Fed e le altre banche centrali sono pronte a stendere e i segnali di fioritura che a macchia di leopardo spuntano nelle varie economie del pianeta. Sono queste le conclusioni dell’analisi settimanale su mercato ed economie proposta da Giordano Beani, Head Multi Asset Fund Solution Italy di Amundi Sgr.
L’esperto ripercorre la settimana chiusa venerdì 10 maggio con l’indice S&P 500 protagonista nel finale di un colpo di reni che ha contenuto il passivo nella settimana a -2,18%, in linea con il Dow Jones mentre chi ne è uscito con le ossa rotte è stato il resto del mondo, con l’area Euro a -4,04%, il Giappone a -4,1%, ma soprattutto la Cina che ha perso il 4,7%, a dispetto di un rimbalzo del 3% venerdì grazie all’intervento di sostegno delle autorità cinesi. Insieme alla Cina sono sprofondati gli altri Paesi emergenti con l’indice MSCI Emerging che ha lasciato sempre in settimana sul terreno il 4,56%. Sul reddito fisso la rinnovata tempesta sul fronte delle guerre commerciali ha spinto al rialzo i bond governativi, classico porto sicuro, con i rendimenti sui decennali USA e tedesco scesi rispettivamente di circa 6 punti base a 2,47% e di 8 punti base a -0,05%. Lo spread dell’Italia rispetto alla Germania è salito di ben 20 punti base a 273 a causa del generale “risk off” e delle tensioni crescenti nella maggioranza di governo.
A questo punto cosa aspettarsi nelle prossime settimane? Beani risponde che un incremento delle tensioni sino-americane certo non giova e il procrastinarsi di negoziati inconcludenti con lo spettro di nuove tariffe imposte dagli USA che fa temere un prosieguo della correzione in atto. Anche la stagionalità non depone a favore, secondo il tradizionale motto "sell in May and go away”, ma ricorda che sul fronte positivo l’atteggiamento di tutte le principali Banche Centrali è estremamente accomodante e che una caduta di tono negli indicatori di crescita potrebbe portare la Fed ad agire riducendo i tassi. Secondo l’esperto inoltre, le economie occidentali ed emergenti, seppur a macchia di leopardo, “stanno mostrando germogli primaverili che potrebbero portare all’esaurimento della corsa alle revisioni al ribasso” da parte dei principali istituti e organismi internazionali. Nel frattempo, è la conclusione “allacciamo le cinture e affrontiamo un altro giro sulle montagne cinesi”.
UNA SETTIMANA CHE HA RISPARMIATO GLI USA MA NON IL RESTO DEL MONDO
L’esperto ripercorre la settimana chiusa venerdì 10 maggio con l’indice S&P 500 protagonista nel finale di un colpo di reni che ha contenuto il passivo nella settimana a -2,18%, in linea con il Dow Jones mentre chi ne è uscito con le ossa rotte è stato il resto del mondo, con l’area Euro a -4,04%, il Giappone a -4,1%, ma soprattutto la Cina che ha perso il 4,7%, a dispetto di un rimbalzo del 3% venerdì grazie all’intervento di sostegno delle autorità cinesi. Insieme alla Cina sono sprofondati gli altri Paesi emergenti con l’indice MSCI Emerging che ha lasciato sempre in settimana sul terreno il 4,56%. Sul reddito fisso la rinnovata tempesta sul fronte delle guerre commerciali ha spinto al rialzo i bond governativi, classico porto sicuro, con i rendimenti sui decennali USA e tedesco scesi rispettivamente di circa 6 punti base a 2,47% e di 8 punti base a -0,05%. Lo spread dell’Italia rispetto alla Germania è salito di ben 20 punti base a 273 a causa del generale “risk off” e delle tensioni crescenti nella maggioranza di governo.
Rischio correzione significativo se riparte la guerra dei dazi
Rischio correzione significativo se riparte la guerra dei dazi
IN ATTESA DI POSSIBILI SCHIARITE MEGLIO ALLACCIARE LE CINTURE
A questo punto cosa aspettarsi nelle prossime settimane? Beani risponde che un incremento delle tensioni sino-americane certo non giova e il procrastinarsi di negoziati inconcludenti con lo spettro di nuove tariffe imposte dagli USA che fa temere un prosieguo della correzione in atto. Anche la stagionalità non depone a favore, secondo il tradizionale motto "sell in May and go away”, ma ricorda che sul fronte positivo l’atteggiamento di tutte le principali Banche Centrali è estremamente accomodante e che una caduta di tono negli indicatori di crescita potrebbe portare la Fed ad agire riducendo i tassi. Secondo l’esperto inoltre, le economie occidentali ed emergenti, seppur a macchia di leopardo, “stanno mostrando germogli primaverili che potrebbero portare all’esaurimento della corsa alle revisioni al ribasso” da parte dei principali istituti e organismi internazionali. Nel frattempo, è la conclusione “allacciamo le cinture e affrontiamo un altro giro sulle montagne cinesi”.